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In cosa consistono i contratti di sviluppo e innovazione per salvare Stellantis?

John Elkann non riferirà in Parlamento, ma nelle scorse ha visitato le fabbriche per rassicurare i lavoratori in agitazione

In cosa consistono i contratti di sviluppo e innovazione per salvare Stellantis?
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Di incentivi per comprare auto non ce ne saranno più, a quanto pare. Ma allora, come "salvare" Fiat/Stellantis in crisi?

La strategia sembra passerà attraverso due strumenti specifici alternativi: i "contratti di sviluppo" e gli "accordi di innovazione".

Ma in che cosa consistono, in soldoni?

Il futuro di Stellantis

Lo scenario è quello dell'addio a Stellantis del top manager Carlos Tavares (fra feroci critiche politiche, con Matteo Salvini capofila, e la richiesta bipartisan affinché  il presidente del gruppo, John Elkann, chiarisca al Parlamento il piano industriale e le prospettive occupazionali ).

Un'uscita di scena che ha scoperchiato il classico vaso di Pandora - che poi tanto segreto non era - circa la paludosa condizioni dell'automotive in Italia ed Europa. Come affrontare la crisi che rischia di colpire migliaia di lavoratori?

La stoccata di Montezemolo

In tutto questo è calata come una scure la lucida quanto impietosa lettura di Luca Cordero di Montezemolo sul "caso Tavares" e in generale, sullo stato dell'impresa:

"Nel 2022 fui il primo a dichiarare che l’auto italiana non esisteva più, eccetto la Ferrari, ottenendo come risposta un silenzio tombale da parte dei sindacati, del governo e dell’opposizione. Identica ritrosia mi fu riservata quando chiesi perché ai tempi del governo Conte 2 era stato fatto un prestito a Fca, poco prima della fusione con Peugeot, di 6,3 miliardi di euro, con impegni precisi, totalmente disattesi. Denaro che lo Stato aveva erogato per difendere il lavoro, invece, era stato utilizzato per una divisione di utili pari a 5 miliardi a favore dell’azionista".

Montezemolo è stato per 30 anni nel gruppo, di cui 23 in Ferrari, portandola ai massimi livelli sia sportivi sia commerciali:

"Mi chiedo perché John Elkann non si è opposto a Carlos Tavares, il ceo di Stellantis appena esautorato, quando decise di fare produrre la Fiat 600 in Polonia? Scelta presa quando Mirafiori — come ora — era ferma, con gli operai in cassa di integrazione. Quando, tutto il mondo sa che il nostro Paese è riconosciuto per essere il maggiore produttore di componentistica per veicoli. Certo Tavares ha fatto guadagnare agli azionisti, ossia agli Agnelli/Elkann, più di 23 miliardi di euro in quattro anni: eseguiva solamente ciò che era utile a loro, sicuramente non all’Italia, per questo il manager portoghese non andava contraddetto. Perché Elkann non ha mai iniziato a fare il padrone occupandosi, giornalmente, della governance aziendale, l’insieme di regole e principi che disciplinano la gestione e la direzione di una impresa, lasciando campo libero a Tavares?".

Ipotesi misure di sostegno (ma alle imprese)

Il governo starebbe valutando un intervento a sostegno dell'automotive da inserire nella manovra. Non più incentivi ai consumatori, ma alle aziende della lunga filiera della componentistica, dai motori alle marmitte, dai bulloni a vetri e cinture. Si parla di 400 milioni di euro che segnerebbero un segnale, nel percorso di rilancio del dialogo con Stellantis dopo le dimissioni dell'ad. Un percorso ancora ipotetico.

Ci sarebbero, però, dei punti su cui il governo pretende garanzie. Innanzitutto la promessa che il nuovo stabilimento che dovrà produrre le city car venga ospitato in Italia, magari rilanciando lo stabilimento di Pomigliano. Inoltre, per sbloccare i contratti di sviluppo bloccati al ministero, il governo chiede che non siano previsti tagli all'occupazione in Italia. Infine, occorre rilanciare il progetto della gigafactory (batterie per veicoli elettrici) di Termoli.

Senza considerare che, nel governo, si registrano approcci diversi.

Matteo Salvini parte all'attacco: più che Tavares, in Stellantis

"il problema è la proprietà, che di italiano ormai ha ben poco e ha preso soldi in Italia per decenni per aprire fabbriche all'estero". L'invito del vicepremier leghista a Elkann è a presentarsi in Parlamento "con un assegno che ricordi quanti miliardi di denaro pubblico negli anni questa azienda ha incassato".

Salvini-Tavares

"Non è importante dove viene ma è importante cosa fa", taglia corto il presidente del Senato Ignazio La Russa.

E di tutt'altro tenore sono anche le considerazioni di Adolfo Urso, che dal colloquio con Elkann ha tratto "le condizioni per essere fiduciosi di poter condividere un piano Italia che vede il nostro Paese al centro dello sviluppo dell'auto europea".

"Ora anche Stellantis condivide la necessità di rivedere il percorso di decarbonizzazione", rimarca il ministro delle Imprese (di FdI).

Il tavolo con John Elkan il 17 dicembre 2024 (che manderà un suo uomo di fiducia)

In questo quadro di profonda incertezza, una certezza ci sarebbe: anzi due. Il confronto si terrà al Mimit il 17 dicembre 2024. Il rampollo di casa Agnelli non ci sarà: dovrebbe mandare un suo uomo di fiducia: Stellantis sarà rappresentata da Jean Philippe Imparato, responsabile Europa, con il mandato diretto di Elkann di concludere positivamente le trattative.

"Credo che quel tavolo possa davvero segnare una nuova svolta rispetto a quello che è accaduto in questi anni in Italia e in Europa e indicare al Paese la strada giusta per sostenere il lavoro e l'industria".

Lo ha detto il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, su RaiRadio1 parlando del tavolo su Stellantis. Urso ha aggiunto di aver ricevuto da Elkann rassicurazioni sul fatto che al tavolo si possa "finalmente esaminare un piano Italia chiaro e determinato sul sostegno degli stabilimenti in Italia con modelli innovativi, competitivi, con investimenti in ricerca e innovazione, con la salvaguardia dei posti di lavoro e con un rapporto che deve tornare positivo con l' industria della componentistica italiana".

Un appuntamento che, chiedono Uil e Uilm, sia preceduto da un incontro azienda-sindacati.

"Fra i nodi da sciogliere c'è quello del nuovo ammortizzatore sociale visto che il prossimo anno con la fine della cassa integrazione sono a rischio 25.000 posti di lavoro tra Stellantis e indotto. Vogliamo garanzie sulle fabbriche e che non si proceda a licenziamenti unilaterali", aggiunge Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim. "Tavares si è dimesso. I lavoratori italiani rimangono. E noi vogliamo un piano industriale e occupazionale subito" ha affermato il leader della Fiom Michele De Palma,

"Contratti di sviluppo"

Il confronto al Mimit potrebbe entrare nel merito partendo dai risultati dei tavoli tecnici promossi sempre da Urso nei mesi scorsi. In questo caso, una leva su cui si potrebbe giocare è quella dei contratti di sviluppo.

Che in pratica sono accordi in base ai quali lo Stato compartecipa agli investimenti di un'azienda, costringendola a un cronoprogramma preciso relativo a ogni singola fabbrica con le relative garanzie occupazionali.

Per quanto riguarda Stellantis, fra i nodi da sciogliere ci sono quello del progetto della gigafactory, sospeso dall'azienda, e la possibilità che venga realizzata in Italia la nuova piattaforma per le auto di piccola dimensione che significherebbe coinvolgere e sostenere la componentistica italiana. Non è escluso che per dare forza agli impegni dell'azienda possa essere il responsabile dell'Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, a portare avanti la trattativa con il governo.

"Accordi di innovazione"

E' decisamente un campo oceanico quello che attiene alla definizione di "accordi di innovazione". Lo stesso Urso ha parlato di aspettarsi, al vertice stabilito per il 17 dicembre, "modelli innovativi, competitivi, con investimenti in ricerca e innovazione".

 

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Ma nel concreto di cosa parliamo?

Gli accordi per l’innovazione sono intese sottoscritte formalmente tra le aziende proponenti, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ed eventuali amministrazioni pubbliche interessate al cofinanziamento di specifici progetti.

L’obiettivo è avviare un investimento per realizzare progetti di ricerca e sviluppo, anche in un’ottica di sostenibilità e della digitalizzazione del sistema produttivo che punta all’innovazione.

Per raggiungere lo scopo la misura prevede anche la collaborazione con centri di trasferimento tecnologico e organismi di ricerca per realizzare nuovi prodotti, processi e servizi, o migliorare quelli esistenti.

Lo strumento si basa su un regime di aiuto esistente, istituito con il Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 1° aprile 2015, integrato con Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico 24 maggio 2017.

In questo contesto, dunque, potrebbe inscriversi un ulteriore aiuto da parte del Governo a Stellantis a patto che, come è già trapelato, vengano rispettati alcuni requisiti.

Elkan non riferirà in Parlamento ma visita le aziende

Per il momento, il presidente Stellantis, John Elkann, non si farà ascoltare dalla Camera.

"A fronte della mia rinnovata richiesta di audizione, ha ringraziato per l'attenzione che il Parlamento continua a riservare, ma in questa fase ha tuttavia asserito di attendere la chiusura del tavolo di interlocuzione con il Mimit", ha spiegato Alberto Gusmeroli, presidente commissione Attività produttive della Camera, aggiungendo che per Elkann "sarà possibile individuare un momento successivo di confronto istituzionale, come anche richiesto dalle mozioni presentate in Parlamento".

 

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Nelle scorse ore, di rientro da Auburn Hills (Michigan), quartier generale di Stellantis Usa, il rampollo di casa Agnelli ha fatto tappa alla Maserati di Modena. Lo scopo è quello di rassicurare la forza lavoro, in agitazione, sul futuro dell'azienda.

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