Key box: dopo la circolare del Viminale, le città d'arte si muovono per eliminarle (per prima Firenze)
Dalle associazioni di categoria (e pure dalla Lega) critiche e perplessità
Firenze dichiara "guerra" alle key box. Dopo la circolare del Viminale che vieta di fatto il self check, la sindaca Sara Funaro è decisa a prendere la palla al balzo con un nuovo regolamento di Polizia urbana per eliminare del tutto le scatolette degli appartamenti in affitto in città.
Firenze vuole rimuovere le key box
Finora, l’unico appiglio che il Comune aveva nella sua "battaglia" contro le scatolette per il check in automatico da parte dei turisti era la salvaguardia del patrimonio artistico nell'area Unesco della città (provvedimento annunciato per il 2025). Ma ora, con l'assist giunto dal Governo, il Municipio è deciso a risolvere del tutto la questione.
La sindaca, infatti, ha annunciato la possibilità di una modifica al regolamento di Polizia urbana, che di fatto vieterebbe del tutto la presenza delle scatolette in tutta la città e permetterebbe la rimozione di quelle esistenti.
Naturalmente il provvedimento dovrà passare prima dalla Giunta e dal Consiglio comunale, ma la strada ora pare segnata. E non è detto che altri Comuni particolarmente sensibili alla questione dell'overtourism non decidano di seguire le orme di Firenze.
Sui social esulta anche l'ex sindaco (e oggi europarlamentare PD) Dario Nardella:
"Finalmente qualcosa si muove. Bene la circolare del Ministero dell'Interno che vieta l'accoglienza da remoto negli affitti turistici brevi. L'esplosione di key box nelle città d'arte e turistiche snatura il concetto di accoglienza e crea seri problemi di sicurezza perché non garantisce la identificazione degli ospiti. E ora avanti anche in Europa con un regolamento sugli affitti brevi
Cosa dice la circolare del Viminale
La circolare del Viminale riguarda tutti i tipi di strutture ricettive, ma è plausibile che il suo impatto ricadrà maggiormente sugli appartamenti turistici. Infatti, prenotando su AirBnb, Booking e altri portali simili non è raro che il check-in venga effettuato a distanza. La chiavi dell’alloggio vengono inserite in una piccola cassaforte chiamata key box, e la combinazione per aprirla viene comunicata solo al momento dell’ingresso, senza che ci sia un contatto umano tra locatori e conduttori. Le key box vengono spesso appese su pali e ringhiere nelle città e sono considerate uno dei simboli dell’overtourism.
Stando alle direttive del Viminale, un controllo da remoto, con una foto inviata per email o su WhatsApp come spesso accade, non è sufficiente a garantire il rispetto del requisito. Poiché l’identificazione telematica non può essere considerata certa, si legge nella circolare, questa viene meno alla necessità dell’WAutorità della Pubblica Sicurezza di avere la conoscenza aggiornata degli alloggiati".
Nessun divieto esplicito, dunque, delle key box, dunque; ma l’interpretazione di una norma esistente che rende pressoché inutile il loro utilizzo. La disposizione è del 18 novembre 2024 e prevede l’immediata applicabilità.
Le proteste delle associazioni di categoria
La decisione ha suscitato perplessità e proteste da parte delle associazioni di categoria. Anche perché, a ben vedere, sarebbe comunque possibile effettuare il riconoscimento anche a distanza, con l'utilizzo di moderne tecnologie, come ha sostenuto il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa.
“La circolare del Ministero dell’interno in materia di affitti brevi è stata emanata, come si legge nelle sue prime righe, per scongiurare l’identificazione degli ospiti ‘mediante trasmissione informatica delle copie dei documenti’.
Se questa è l’esigenza, è evidente come la stessa possa essere soddisfatta sia attraverso l’identificazione ‘in presenza’, sia – come accade in mille altri settori – tramite identificazione a distanza, possibile utilizzando le tecnologie più avanzate.
Se il Ministero ricalibrasse in questi termini la propria interpretazione della normativa, semplicemente ‘modernizzandola’, crediamo che si potranno ‘prevenire i rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica’ e, allo stesso tempo, evitare di mettere fuori legge da un giorno all’altro tante persone che si guadagnano onestamente da vivere”.
Perplessa la Lega
Tra coloro che sono perplessi anche la Lega, che si smarca dal provvedimento del "suo" Governo:
"Esprimiamo perplessità sulla norma che impone l’obbligo di identificazione fisica dei clienti ai titolari di strutture che offrono affitti brevi. La sicurezza deve essere tutelata, ma l’identificazione a distanza che offre garanzie, non va confusa con il semplice invio di una fotocopia. In molti contesti, compresi quelli delle aree interne, l’identificazione a distanza permette di tenere in vita strutture che altrimenti dovrebbero chiudere".
"Chiediamo maggiore attenzione su una misura che rischia di alimentare il nero e di penalizzare ulteriormente il diritto di proprietà 600 mila piccoli proprietari e l’attività imprenditoriale di 30 mila gestori".