Salvini e Tajani di nuovo fioretto alla mano su caso Unicredit e canone Rai
Coalizione di maggioranza a nervi scoperti con i continui battibecchi tra i due vicepremier, anche se l'Esecutivo non sembra a rischio
Forse non si sono mai amati. Di certo, al di là delle occasioni di circostanza, si sopportano a fatica.
All'interno del Governo e della coalizione di Centrodestra è ancora altissima la tensione tra i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, leader di Forza Italia e Lega.
Gli episodi e gli argomenti di insofferenza tra i due sono ormai all'ordine del giorno. E de
Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ormai non nasconde più ormai il fastidio per questa situazione.
Schermaglie che, come si ricorderà, vanno ad aggiungersi a quelli sullo ius scholae, l'autonomia differenziata e le strategie sulle candidature alle Regionali.
Dunque acque agitate all'interno del Governo, anche se la tenuta dell'Esecutivo non sarebbe però a rischio.
Dopo Netanyahu, il caso Unicredit e il canone Tv
Nello scorso fine settimana Tajani e Salvini si erano scontrati riguardo la sentenza della Corte Internazionale dell'Aja sul mandato di arresto per il numero uno di Israele Benjamin Netanyahu.
Il leader della Lega si era reso protagonista di una "fuga in avanti" dichiarando (sulla falsariga di quanto fatto da Viktor Orban) che il primo ministro d'Israele sarebbe stato il benvenuto in Italia.
Salvo poi fare marcio indietro di fronte alla bacchettata proprio di Tajani che l'aveva richiamato all'ordine spiegando senza troppi giri di parole:
Ora però a distanza di pochissimi giorni la tensione è già tornata altissima.
Sul tavolo le spinose questioni di Unicredit e canone Rai.
Gli scenari delle banche che scintille
Un giudizio mutato dopo che sempre Unicredit ieri a sorpresa ha lanciato l'offerta d'acquisto in azioni su Banco Bpm.
A fine settembre aveva infatti quasi "benedetto" le strategie di Unicredit, ora però sembra tornato sui propri passi e pochi minuti fa, proprio questa mattina, mercoledì 27 novembre 2024, ha commentato:
"Ogni volta che nasce una giga-banca possono nascere problemi per piccoli risparmiatori perché più difficile avere un mutuo, avere un fido, un prestito, avere una conoscenza diretta con chi è allo sportello perché decide l'algoritmo, Basilea e il cervellone".
E ancora:
"É chiaro che le banche sono soggetti provati che però lavorano con il pubblico. Io sono un liberale ed è giusto che il mercato segua il suo corso ma la banca non è solo un soggetto privato. La banca custodisce i risparmi dei cittadini e decide se un'azienda vive o muore, se un cittadino può o non può comprare una casa".
Ma su questa imponente operazione finanziaria ieri, martedì 26 novembre, in serata, Tajani aveva detto chiaramente:
"Sono per libero mercato, politica non deve invischiarsi in queste vicende, l'ho detto anche per Commerzbank, di cui UniCredit è diventato di recente il maggiore investitore con l'idea di valutare una acquisizione transnazionale. Tocca alla Banca centrale europea e non a me verificare se le regole sono rispettate".
Non solo Tajani contro Salvini...c'è pure Giorgetti
A rendere ancor più intricata e forse agitata la vicenda c'è anche la posizione espressa dal Ministro all'Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti che ha paventato l'ipotesi del possibile esercizio del "golden power" (strumento normativo, previsto in alcuni ordinamenti giuridici che permette al Governo di un Paese sovrano di bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie, che ricadano nell'interesse nazionale) sull'operazione.
Il tutto mentre lo stesso Salvini aveva nel frattempo espresso il timore che così facendo si vada il progetto, sostenuto dal Governo, per la nascita di un terzo polo bancario che coinvolga Banco Bpm e Mps.
L'altra battaglia, i soldi a Mamma Rai
Come se non bastasse, l'abbiamo accennato, c'è ancora attualissima la vicenda del canone Rai.
La Lega, si sa, da tempo lo vuole abbassare di 20 euro.
Forza Italia invece non ci sta. Lo hanno detto a gran voce sia lo stesso Tajani sia il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri.
Il vicepresidente del Consiglio ha osservato:
"Non c'è nessuna crisi, nessun caso dentro al Governo, ma il taglio del canone Rai noi non lo votiamo. Per un caffè al mese dobbiamo dare alla Rai 400 milioni euro dei contribuenti. Sono tanti 400 milioni di euro. Con tutti quei soldi è meglio aumentare le pensioni. Sbloccare le liste di attesa della Sanità. Tagliare l'Irpef".
Categorico e ironico anche Gasparri:
"Il taglio del canone Rai "non era una cosa che faceva parte del programma di governo o di intese, era una posizione. Anche a noi a volte capita di fare delle proposte che non vengono condivise dagli altri. Può capitare a tutti, non darei nessun valore particolare".
E ancora:
"Il canone è una delle garanzie di autonomia del servizio pubblico. La riduzione del canone di 20 euro l'anno, vuol dire 1,66 euro al mese. Credo che nessun cittadino percepirà un beneficio da una riduzione del genere. Bisogna invece far bene i calcoli".
La replica della Lega
Sul parere contrario di Fi ad abbassare il canone è però arrivata anche una dura presa di posizione da parte della Lega.
Nella fattispecie, attraverso una nota dei parlamentari della Lega componenti della commissione Vigilanza Rai, Giorgio Maria Bergesio, Ingrid Bisa, Stefano Candiani, Elena Maccanti, Clotilde Minasi, ed Elena Murelli:
"Una cosa deve essere chiara: i cittadini ci hanno votati per tagliare le tasse, non per metterle. Ed è in questa direzione che va il voto di oggi della Lega, assieme a FdI, per il taglio del canone Rai. Se la tassa più odiata dagli italiani non sarà abbassata, si faranno delle domande e ne trarranno le dovute conclusioni".