Crisi inevitabile

Cambiamenti climatici: abbiamo solo 10 anni per metterci una pezza (non ce la faremo mai)

L'allarmante rapporto dell'Onu: "Cambiamenti mai così veloci, alcuni sono già irreversibili".

Cambiamenti climatici: abbiamo solo 10 anni per metterci una pezza (non ce la faremo mai)
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"Crisi da codice rosso, inevitabile e irreversibile" fa rumore l'allarme senza precedenti lanciato dall’Ipcc, l’ente inter-governamentale delle Nazioni Unite che dal 1998 si occupa di monitorare l'andamento del riscaldamento globale. Alok Sharma, presidente di turno della conferenza Onu sul clima COP26, presentando i risultati del rapporto delle Nazioni Unite ha tuonato:

"Non possiamo permetterci di aspettare ancora due anni, cinque anni, 10 anni: questo è il momento di agire".


Cambiamenti climatici: agire subito per evitare la catastrofe

I grandi cambiamenti climatici sono ormai "inevitabili e irreversibili" avverte il sesto Rapporto Ipcc pubblicato nella giornata di ieri, lunedì 9 agosto 2021. Molti di questi cambiamenti climatici sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto, come il continuo aumento del livello del mare. Altri fenomeni, però, come le ondate di calore o le inondazioni, potrebbero ancora essere mitigati con tagli immediati alle emissioni.

Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di Co2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800mila anni; negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni; l'aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai vista negli ultimi 3.000 anni. Gli esperti rilevano che il "climate change" riguarda ogni area della Terra e tutto il sistema climatico. E avvertono: solo forti e costanti riduzioni di emissioni di Co2 e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Ed è proprio sull'urgenza di invertire la rotta per salvare il salvabile che si è focalizzato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres:

"E' un codice rosso per l'umanità. Se uniamo le nostre forze, possiamo evitare la catastrofe. Deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta".

La soglia dell’aumento della temperatura media del pianeta di 1,5 gradi centigradi sarà raggiunta attorno al 2030, dieci anni prima del previsto, e anche se non si supererà tale soglia, preannuncia l’Ipcc, il pianeta subirà un aumento “senza precedenti” degli eventi meteorologici estremi. Impatti come lo scioglimento dei ghiacci o l’aumento del livello dei mari sono ormai “irreversibili per secoli o millenni”.

 

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Il monito del ministro Cingolani e l'overshoot day

Ma la panoramica catastrofica non arriva a sorpresa. Il 29 luglio 2021, è stato l'Earth Overshoot Day. Con questo termine si indica infatti il momento in cui la Terra esaurisce le risorse naturali previste per tutto l'anno, in soli sette mesi abbiamo già consumato ciò che avremmo dovuto distribuire su dodici. E non è ancora finita: l'anno scorso il parametro si era verificato il 22 agosto, ciò significa che, invece di migliorare, abbiamo spremuto ancor di più le risorse naturali, anticipando di quasi un mese rispetto al 2020.

Sul tema dell'emergenza ambientale si è espresso nei giorni scorsi con decisione anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in audizione in Commissione Istruzione pubblica, Beni culturali al Senato sull’impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali e sul paesaggio.

"Al 2090 ci saranno problemi di estinzione con l’aumento della temperatura media globale fra 4-5 gradi in assenza di azioni per ridurre emissioni; se l’aumento è di 2 gradi ci saranno danni, eventi climatici estremi ma ciò non pone criticità per la razza umana, sarà un disastro ma gestibile con azioni decise per ridurre le emissioni di gas serra; se nella seconda metà del secolo l’aumento medio della temperatura è di 1,5 gradi, che significa fare meglio dell’accordo di Parigi, vuol dire aver avuto ora una reazione immediata e radicale verso riduzione delle emissioni di CO2."

Le evidenze scientifiche, del resto, parlano chiaro:

"Un riscaldamento così rapido non si registrava da almeno 2000 anni, temperature così elevate almeno da 6.500 anni, oceani così acidi da due milioni di anni. Ormai il cambiamento climatico è visibile e ha impatti gravissimi in tutti I continenti, tra ondate di calore e alluvioni. Le inondazioni sono più intense e frequenti e colpiscono il 90 per cento delle regioni del mondo. Così come la siccità".

La causa antropogenica, ovvero la correlazione diretta con le emissioni di gas serra (principalmente CO2 e metano) derivata dall’attività umana, è ormai chiara, anzi “inequivocabile”. La rotta deve essere invertita immediatamente e senza sconti.

Biden: "Non possiamo più aspettare"

Anche l'uomo più potente del mondo, il presidente Usa Joe Biden, ha prontamento commentato il rapporto mediante un tweet:

"Non possiamo più aspettare per affrontare la crisi del clima. I segnali sono inequivocabili. La scienza è incontrovertibile. E i costi del non agire continuano a crescere."

 

Gli scienziati hanno invitato i governi a "essere seri" e mettere in atto cambiamenti radicali nell'immediato.

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