Calderoli sull'Autonomia differenziata: "Fatte le correzioni della Consulta, nessuno deve rompere più". E Tajani s'arrabbia
Fanno discutere le parole del ministro degli Esteri verso il collega alle Riforme. E intanto Salvini avverte la premier Meloni
Sull'autonomia differenziata dopo lo scontro tra maggioranza e opposizione, ora si consuma anche con lo scontro interno al Governo.
Protagonisti due ministri non certo di poco peso all'interno, uno addirittura vicepresidente del Consiglio e leader di partito.
Fatto sta che la bordata del ministro degli Esteri (e segretario nazionale di Forza Italia) Antonio Tajani all'indirizzo del collega Roberto Calderoli (Lega) è destinata a far rumore. E infatti ne sta già facendo parecchio.
Questioni di linguaggio (e di stile?), Tajani stronca Calderoli
Ma che è successo esattamente? E' presto detto. Tutto nasce dall'uscita di ieri pomeriggio (domenica 17 novembre 2024) dello stesso Tajani a margine di un convegno organizzato a Milano dai giovani di Forza Italia in occasione della Giornata internazionale dello studente.
Ecco allora che il vicepresidente del Consiglio ha commentato:
"Calderoli? Quel linguaggio non mi appartiene, non è il mio linguaggio, ma comunque mi sembrava più un messaggio politico e non di odio personale. Abbiamo detto sull’autonomia cosa pensiamo, dobbiamo essere sempre prudenti. Calderoli difende la sua riforma, è stato anche attaccato in maniera abbastanza pesante, ma io uso un altro linguaggio".
L'augurio di tacere per sempre, cosa aveva detto Calderoli
Ma a questo punto è importante riavvolgere il nastro di qualche ora e capire cosa abbia detto il ministro della Lega per portare Tajani a dissociarsi in maniera così netta e clamorosa dalle sue parole.
Ecco allora che commentando il pronunciamento della Consulta sulla legge di riforma sull'autonomia differenziata, Calderoli si era espresso così:
"Farò tesoro degli indirizzi della Consulta e che a quel punto mi auguro che le opposizioni taceranno per sempre".
Come si ricorderà i giudici nella loro disamina non avevano eccepito rilievi di incostituzionalità circa l'impianto generale della normativa, ma avevano formulato un elenco di sette punti specifici (quelli sì con profili di incostituzionalità) che andranno modificati e che necessitano dunque di un intervento da parte del Parlamento.
Augurio di morte o volontà di stringere i tempi?
Per quanto un po' grezze e suscettibili di strumentalizzazioni viene però difficile pensare che il "tacere per sempre" di Calderoli fosse legato all'augurio di passare a miglior vita.
Più facile pensare che il ministro si sia "fatto prendere la mano" dalla volontà di stringere i tempi e condurre in porto una riforma che da anni è il baluardo della Lega.
Tanto è vero che in un commento più articolato il ministro ha osservato (anche se sempre con un linguaggio un po' colorito):
"È stata l'opposizione a chiedere l'esame costituzionale dell'autonomia, quindi se ora applichiamo i suggerimenti della Consulta, nessuno deve rompere più".
Le altre reazioni, Salvini avverte Meloni
Come detto, come era immaginabile, le parole di Tajani hanno sollevato un polverone e di certo il timore di Calderoli rischia di essere fondato dal momento che autonomia differenziata pare che in Parlamento se ne dovrebbe parlare (il condizionale è d'obbligo) a 2025.
Ma nel frattempo, a buon intenditor poche parole e per lanciare il "giusto" avviso ai naviganti è arrivato anche il messaggio dell'altro vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini a Giorgia Meloni:
"Se cade la riforma si ferma il premierato".
Una situazione che vede la maggioranza impegnata in una sorta di partita a scacchi. Perché se da una parte il leader leghista vuole subito riavviare il ddl Calderoli, la leader teme contraccolpi su quelli che possono essere i percorsi su due riforme invece care a Fratelli d'Italia, ovvero quelle su giustizia e premierato.