Mangia il fungo più velenoso del mondo scambiandolo per un chiodino e muore dopo 10 giorni di agonia
La vicenda di Ermelinda Aiello di Conegliano riporta l'attenzione su alcune regole da seguire quando si raccolgono funghi
Pensava fosse un normale chiodino, invece era il fungo più letale del mondo, l'Amanita falloide. E così, dopo essersi sentita male, è andata in ospedale, dove però nonostante gli sforzi dei medici è morta. Ermelinda Aiello è deceduta a 83 anni all'ospedale di Conegliano (Treviso) dove era ricoverata insieme al figlio dallo scorso 19 ottobre 2024, a causa di una grave intossicazione alimentare dopo aver ingerito funghi velenosi.
Ermelinda Aiello morta per un fungo velenoso
Come riporta Prima Treviso, Ermelinda Aiello e il figlio avevano consumato un misto di funghi raccolti, che includeva il fungo velenoso. A entrambi era stata diagnosticata una grave insufficienza epatica, ma mentre il figlio è riuscito a migliorare nei giorni successivi, per la madre non c'è stato nulla da fare, anche a causa dell’età avanzata. La donna aveva scambiato l’Amanita falloide, uno dei funghi più pericolosi e letali al mondo, per un chiodino.
Ricoverata in ospedale il 19 ottobre, le sue condizioni sono rapidamente peggiorate, complicate anche dalla presenza di un'infezione da Covid-19 e da un batterio. Nonostante le cure ricevute, l'83enne è spirata lunedì 28 ottobre. L'anziana lascia i figli Roy e Tery, i nipoti Martina e Roberto.
Mangia funghi velenosi, 68enne di Borghetto Lodigiano muore in ospedale
Una tragedia simile è avvenuta di recente anche a Borghetto Lodigiano, in provincia di Lodi.
Come racconta Prima Lodi, un 68enne, Giorgio Mascherpa, è morto dopo aver consumato un piatto di funghi. In particolare lui e la moglie Tiziana avrebbero mangiato, a quanto pare nella giornata di giovedì 17 ottobre 2024, dei funghi di tipo amanita falloide che erano stati loro regalati da un conoscente.
Il giorno dopo il 68enne avrebbe iniziato a stare male ed è stato ricoverato in ospedale in condizioni molto gravi. Dalle analisi, sarebbe emerso come Mascherpa fosse stato colpito da una epatite molto seria.
Le condizioni del 68enne però non gli hanno lasciato scampo. Il decesso è infatti avvenuto nel giro di poche ore, mentre era ancora in attesa di poter essere sottoposto al trapianto di fegato. Il decesso è avvenuto sabato 19 ottobre 2024, circa 48 ore dopo che il borghettino e la moglie Tiziana (che invece non avrebbe manifestato alcun sintomo) avevano consumato i funghi.
Come distinguere i funghi velenosi
Anche se il consumo dei funghi non si verifica solo in autunno, ma ormai è presente in tutte le stagioni, sicuramente nei mesi dopo il periodo estivo aumentano le disponibilità di questo "frutto della terra" e gli immancabili casi di avvelenamento.
Ogni anno, purtroppo non mancano le intossicazioni da funghi per cui è necessario l’intervento degli specialisti del Centro Antiveleni. I sintomi sono diversi e dipendono dalla specie consumata. Nei casi più gravi il fegato può subire danni irreparabili e il trapianto, può essere l’unica soluzione.
Per una maggiore sicurezza alimentare, i consumatori di funghi devono adottare precauzioni in fase di acquisto (comparare solo quelli con il cartellino di controllo micologico), trasporto (no ai sacchetti di plastica), preparazione e consumo del cibo. Nel caso, invece, di funghi raccolti è importante farli controllare da un micologo. Tra le regole d’oro c’è quella di non improvvisarsi esperti e di rivolgersi sempre a un micologo professionista per fargli controllare il raccolto (servizio offerto gratuitamente dalla ATS di appartenenza).
Anche perché in alcuni casi le specie tossiche sono davvero dei “sosia” di quelle innocue e ci vuole un occhio allenato per saperli riconoscere.
Miti da sfatare: non è vero che...
- Tutti i funghi che crescono sugli alberi sono commestibili.
- Sono buoni se sono stati mangiati da parassiti.
- Diventano velenosi se sono cresciuti vicino a ferri arrugginiti.
- Sono tutti velenosi se cambiano colore al taglio.
- La velenosità è data dall’aspetto.
Dieci regole d’oro per non intossicarsi
- Mangiare solo funghi controllati da un micologo.
- Consumarne quantità moderate.
- Non somministrarli ai bambini.
- Non ingerirli in gravidanza.
- Consumarli solo se in perfetto stato di conservazione.
- Consumarli ben cotti e masticare correttamente.
- Sbollentarli prima del congelamento e consumarli entro 6 mesi.
- Non consumarli se raccolti lungo le strade o vicino a centri industriali o aree coltivate.
- Non regalarli se raccolti e non controllati.
- Attenzione ai funghi sott’olio: si può sviluppare la tossina botulinica.
Cosa fare in caso di intossicazione da funghi
Se, dopo l’ingestione di funghi non controllati, insorgono disturbi, non tentare di curarsi da soli ma recarsi in Pronto Soccorso, portando con sé tutti i residui di funghi, sia quelli cotti sia quelli crudi e i resti di pulizia. Se altre persone hanno consumato gli stessi funghi, contattarli immediatamente e inviarli al Pronto Soccorso.
Non esiste un antidoto in grado di neutralizzare le tossine mortali dei funghi, ma è necessario allontanarle il prima possibile dall’organismo, con la lavanda gastrica e la somministrazione di carbone vegetale in polvere, oltre all’infusione di liquidi per via endovenosa, necessaria per riequilibrare la perdita di acqua e sali minerali, determinata dai ripetuti episodi di vomito e diarrea.
Come si manifesta l'intossicazione da funghi non commestibili
Le manifestazioni cliniche sono a volte sfumate e sfuggono al controllo medico perché scambiate dal paziente, ma a volte anche dal medico curante, per sindromi gastroenteriche simil-influenzali.
Spesso nell’intossicazione sono coinvolti più commensali e, a seconda dell’esordio dei sintomi, si possono distinguere quelli a breve latenza, che insorgono tra i 30 minuti e le 6 ore dall’ingestione, e quelli a lunga latenza, tra le 6 e le 20 ore. In caso di ingestione di più specie fungine, ovviamente il tempo di comparsa dei disturbi non è significativo: una specie con breve latenza maschera quella con latenza lunga.
Le sindromi a breve latenza sono:
- sindromi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, disidratazione)
- sindrome panterinica (sonnolenza, agitazione, disorientamento, convulsioni)
- sindrome muscarinica (sudorazione, lacrimazione, ipotensione, difficoltà respiratorie)
- sindrome psicotropa (allucinazioni)
- sindrome coprinica (in associazione ad alcool: arrossamento cutaneo, agitazione, ipotensione)
- sindrome paxillica (per ingestioni ripetute, anemia emolitica)
- sindrome nefrotossica (insufficienza renale transitoria).
Le sindromi ad esordio più tardivo di solito caratterizzano le intossicazioni più pericolose, che hanno come organo bersaglio il fegato, e che nei casi più gravi possono portare a danni molti seri, tanto che, a volte, l’unico rimedio è un trapianto salva-vita. In particolare sono:
- sindrome falloidea (ripetuti episodi di vomito e diarrea, epatite acuta con possibile necessità di trapianto. È potenzialmente mortale)
- sindrome orellanica (insufficienza renale con necessità di dialisi o trapianto)
- sindrome giromitrica (sonnolenza, agitazione, convulsioni, contrattura muscolare, anemia emolitica, danno epatorenale)
Insomma con i funghi non si scherza, le uniche mosse giuste per goderseli al meglio sono prudenza e conoscenza.