Pensionati: cosa fare entro il 31 ottobre per non dover restituire un anno di pensione
Chi ha effettuato lavoro autonomo deve compilare la dichiarazione, altrimenti rischia di dover ridare indietro i compensi di tutto l'anno
Siete pensionati ma avete comunque un reddito da lavoro autonomo? Occhio alla scadenza di giovedì 31 ottobre 2024, perché una dimenticanza potrebbe costarvi davvero molto cara. Lo specifica direttamente l'Inps nella sua ultima informativa.
Pensionati con lavoro autonomo: occhio alla scadenza del 31 ottobre
L’ultimo giorno del mese di ottobre è un giorno denso di scadenze fiscali: tra queste c’è anche la presentazione del Modello Redditi per le persone fisiche che denunciano redditi di impresa oppure da lavoro autonomo, alla quale fa riferimento l'Inps per i pensionati.
La presentazione al Fisco va fatta esclusivamente in via telematica, direttamente o tramite un intermediario abilitato, utilizzando i servizi telematici Fisconline o Entratel.
Devono presentare la dichiarazione i titolari di pensione con decorrenza compresa entro il 2023, soggetti al divieto di cumulo parziale della pensione con i redditi da lavoro autonomo.
Chi non deve presentare la dichiarazione
L’Inps, inoltre, specifica chi sono coloro che invece non devono presentare la dichiarazione:
- I titolari di pensione e assegno di invalidità avente decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1994;
- I titolari di pensione di vecchiaia, interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo, indipendentemente dall’anzianità contributiva utilizzata per il riconoscimento e la liquidazione della prestazione;
- I titolari di pensione di vecchiaia liquidata nel sistema contributivo, in quanto dal 1° gennaio 2009 tale pensione è totalmente cumulabile con i redditi da lavoro;
- I titolari di pensione di anzianità e di trattamento di prepensionamento a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima;
- I titolari di pensione o assegno di invalidità a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, delle forme di previdenza esonerative, esclusive, sostitutive della medesima, delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi con un’anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni.
Ci sono però alcune eccezioni:
- Chi percepisce una pensione di invalidità e anche un reddito da lavoro autonomo pari o inferiore a 7.383,22 euro non è soggetto al divieto parziale di cumulo;
- I pensionati che partecipano a programmi di reinserimento sociale non devono dichiarare tali redditi;
- I gettoni percepiti da amministratori locali o altre cariche pubbliche non costituiscono reddito da lavoro e quindi non rientrano nel divieto di cumulo.
Come fare la dichiarazione
I redditi da lavoro autonomo devono essere dichiarati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e al lordo delle ritenute erariali. Il reddito d'impresa deve essere dichiarato al netto anche delle eventuali perdite deducibili imputabili all'anno di riferimento del reddito
Il cittadino può accedere alle prestazioni e ai servizi dell’Istituto tramite il sito www.inps.it, utilizzando lo Spid almeno di Livello 2, la Carta Nazionale dei Servizi (CNS), la Carta di Identità Elettronica (CIE 3.0) o eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).
Una volta autenticatisi, per presentare la dichiarazione reddituale si può accedere al servizio online selezionando nel motore di ricerca: “La dichiarazione della situazione reddituale (RED)”. Nel successivo pannello occorre scegliere la Campagna di riferimento: Campagna RED 2024 anno reddito richiesto 2023
I pensionati che svolgono attività di lavoro autonomo sono tenuti a fornire una dichiarazione preventiva dei redditi per l’anno 2024. Gli enti previdenziali effettueranno trattenute provvisorie sulla pensione in base ai redditi previsti dai pensionati, con successivo conguaglio sulla base dei redditi effettivamente percepiti e dichiarati nel 2025
I redditi posseduti dal solo soggetto titolare non devono essere indicati come singolo importo unico ma, per ogni tipologia di reddito, devono essere indicati i periodi di lavoro effettuati (massimo sei periodi nell’anno con i relativi sei importi, per ogni tipologia di reddito) indicando la data di inizio, la data di fine e l’importo.
Cosa succede se non si fa la dichiarazione
Ma veniamo al punto "dolente": cosa succede se non si fa la dichiarazione? Il rischio è quello di perdere la pensione:
"I titolari di pensione che omettano di produrre la dichiarazione dei redditi da lavoro autonomo sono tenuti a versare all'Ente previdenziale di appartenenza una somma pari all'importo annuo della pensione percepita nell'anno cui si riferisce la dichiarazione medesima. Detta somma sarà prelevata dall'Ente previdenziale competente sulle rate di pensione dovute al trasgressore”.
Due storie
Sul tema ci sono anche due esempi. Due storie in cui ai pensionati in questione è stato richiesto di restituire l'intero ammontare di un anno di emolumenti.
Va fatta una necessaria specifica. In entrambi i casi i protagonisti erano andato in pensioni con Quota 100 e avendo usufruito della misura non potevano più lavorare.
Robert Stark, comparsa in un film per 77 euro
Robert Stark, 77enne di Merano (Alto Adige), ex sindacalista in pensione dal 2019, qualche tempo fa aveva deciso di rispondere a un annuncio per la ricerca di comparse per il film "Io trafficante di virus", dedicato a Ilaria Capua. Un'idea venutagli non solo per movimentare un po' le sue giornate da pensionato, ma anche perché appassionatosi alla vicenda della famosa virologa accusata ingiustamente di traffico illecito di virus.
Un lavoro occasionale, di un solo giorno, nel quale ha interpretato un avvocato del Tribunale di Trento che seguiva la vicenda. Un lavoro regolarmente retribuito: 77 euro, ricevuti da Stark il 22 giugno 2021.
Tutto bene, fino a quanto l'Inps segnala a Stark che ha ricevuto indebitamente mesi di pensione. Chi lascia il lavoro grazie a Quota 100, infatti, non può svolgere altre attività lavorative. E dunque neppure prestazioni occasionali. A quel punto scatta la richiesta dell'Istituto della previdenza sociale che visti i fatti non considera il 77enne altoatesino un "vero" pensionato. Dunque per l'anno a cui si riferisce il pagamento, avrebbe ricevuto indebitamente l'assegno. E così arriva la richiesta dell'Inps: restituire 20.000 euro.
Il precedente di Angelo Menapace
Una storia che ricorda quella di Angelo Menapace, altro pensionato (curiosamente anche lui delle stesse zone, dato che viene da Trento), a cui l'Inps ha richiesto recentemente indietro un anno di pensione.
Menapace, 67 anni, anche lui andato in pensione con Quota 100, aveva aiutato per un mese il cugino nella sua pescheria, percependo 280 euro di stipendio. L'Inps gliene ha chiesti indietro 19.000, l'equivalente di un anno di emolumenti.