Nemico invisibile

Come si diffonde il Covid in ufficio fra gli asintomatici: test della Statale in un'azienda di Milano

Tamponi settimanali a tuti i dipendenti: in quattro mesi ci sono stati due positivi senza alcun sintomo.

Come si diffonde il Covid in ufficio fra gli asintomatici: test della Statale in un'azienda di Milano
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L'importanza della sorveglianza e del monitoraggio della diffusione del virus ce lo insegna uno studio tutto milanese firmato da Stefano Centanni, primario di Pneumologia all’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, insieme a sette ricercatrici della statale: Emerenziana Ottaviano, Chiara Parodi, Elisa Borghi, Valentina Massa, Cristina Gervasini, Gianvincenzo Zuccotti e Silvia Bianchi.

Lo studio che evidenzia l'importanza di monitorare anche gli asintomatici

E' uno studio importante, che potrebbe permetterci di monitorare e bloccare il Covid "invisibile", quello che passa tra gli asintomatici che non sanno di averlo e lo trasmettono (in casa, sul posto di lavoro, sui mezzi pubblici...).

Il test e il monitoraggio dell'equipe di professionisti milanese sono riusciti a coprire la seconda e parte della terza ondata Covid che negli scorsi mesi hanno colpito l'Italia: il focus della ricerca è stato fatto su un'azienda di Milano con 32 dipendenti (i quali hanno tutti partecipato al monitoraggio).

Come ogni studio impone, oltre alla raccolta dati è stata valutata anche la struttura dell'edificio, utile a comprendere il diffondersi del Covid negli spazi chiusi.

Nello specifico si trattava di un immobile con 10 uffici open space con un numero di postazioni variabile da tre a sei; un ufficio da sei posti situato in un immobile poco lontano dalla sede centrale, due aree ristoro comuni e una sala da pranzo.

Cos'ha evidenziato lo studio

Il monitoraggio del virus attuato dalla Statale iniziato il 9 novembre 2020 con tamponi settimanali a tuti i dipendenti ha potuto appurare che in quattro mesi ci sono stati due positivi asintomatici in azienda:

  • il primo caso risale al 17 febbraio ma non ha portato con sé alcuna diffusione grazie al fatto che la dipendente, una donna di 38 anni, va in ufficio raramente a causa delle restrizioni previste proprio per limitare il contagio e, una volta giunta a casa, non vede in quel periodo i proprio famigliari.
  • Il secondo caso risale invece al 5 marzo: ad essere positivo è un 71enne che trasmette il virus a un suo familiare. Appresa la positività viene comunicato ai cinque colleghi che nei giorni precedenti hanno frequentato l'uomo di stare all'erta e attuare le misure necessarie ad evitare eventuale contagio anche in casa. Di queste cinque persone solo due risultano positive: una segue in rigiro isolamento anche domiciliare riuscendo così a spezzare la catena dei contagi. L'altro invece prende sotto gamba la questione e infetta a sua volta due parenti, uno dei quali finisce in ospedale.

In entrambi i casi però la potenziale positività era già stata rilevata in azienda e, se i dipendenti avessero rispettato l'isolamento consigliato, per entrambi la catena dei contagi sarebbe cessata non appena fossero tornati negativi.

Il tampone ideato dalla Statale

Durante lo studio i dipendenti vengono sottoposti al controllo settimanale grazie uno speciale test ideato dalla stessa Università Statale di Milano: si tratta di un tampone salivare molecolare per facilitare la diagnosi (in particolare tra i bambini, ma non solo).

Secondo quanto dichiarato dall'Università degli studi milanese il test, che si basa su un protocollo dell’Università di Yale, è stato adottato ed ottimizzato nei laboratori della Statale, mostra una altissima affidabilità e ha caratteristiche che lo rendono molto adatto al suo utilizzo tra i più piccoli e presenta la stessa affidabilità del test naso-faringeo. Inoltre questo test appare efficace nell’identificare i soggetti con alta carica virale in saliva anche quando pre-sintomatici e asintomatici, permettendo così di isolare i cosiddetti "superspreader", responsabili dell’80% dei contagi dagli ultimi dati e modelli in letteratura. L'altro vantaggio è l'essere facilmente eseguibile da chiunque (anche a casa) senza che debba necessariamente essere fatto da un sanitario.

L'importanza di tenere in considerazione gli asintomatici

Lo studio dell'Università Statale di Milano e l’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano evidenzia l'importanza da un lato di continuare a monitorare e tracciare il virus, anche nelle comunità "chiuse" come l'ambiente di lavoro o la famiglia, dall'altro di riconoscere e bloccare anche i positivi asintomatici: per questo i test e i tamponi continuano ad avere un ruolo fondamentale anche adesso che la campagna vaccinale galoppa e si è quasi raggiunta la fatidica immunità di gregge.

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