Israele ricorda la strage di Hamas a un anno dal 7 ottobre: contestato Netanyahu
Le famiglie degli ostaggi continuano a riunirsi in piazza: il primo ministro accusato di aver generato un "governo di morte"
Israele ricorda, nel primo anniversario delle strage del 7 ottobre 2023, quegli ostaggi che ancora non sono tornati a casa. Molti cittadini puntano il dito, con decisione e fermento di piazza, contro il primo ministro Benjamin Netanyahu accusato di aver generato un "governo di morte". Strazianti le testimonianze di coloro che sono tornati, alla medesima stregua dei familiari degli ostaggi di cui, al momento, non si hanno notizie.
Israele ricorda il 7 ottobre e accusa la politica di Netanyahu: "governo di morte"
Le famiglie degli ostaggi continuano a riunirsi in piazza, chiedendo a gran voce la fine del conflitto e un accordo che riporti a casa i loro cari. Portano cartelli con scritte dure, accusando il governo di Netanyahu di essere un "governo della morte".
Fra loro c'è Avida Bachar, che ha vissuto una tragedia devastante il 7 ottobre 2023: ha perso sua moglie, suo figlio e una gamba. Eppure, nonostante tutto, sta già progettando di tornare al kibbutz di Be'eri, un luogo che si trova a soli 4,5 chilometri dalla Striscia di Gaza e che è stato duramente colpito, con la morte di circa il 10% dei suoi mille abitanti.
Poi c'è la storia della piccola Emily, che nelle settimane successive al 7 ottobre era diventata uno dei simboli del dramma degli ostaggi: era una dei 250 prigionieri catturati da Hamas. Fortunatamente, è stata liberata in uno dei rari scambi di prigionieri che si sono conclusi fino ad ora. Suo padre, inizialmente, aveva temuto il peggio, pensando che fosse morta. Quando ha scoperto che non era stata rapita, si era sentito sollevato. Ora Emily ha ripreso abbastanza coraggio per uscire da sola, ma la paura è ancora troppo forte: non riesce a stare a casa senza la presenza rassicurante del papà.
Un'altra testimonianza toccante è quella di Aviva Siegel, che conosce fin troppo bene l'orrore del rapimento. È stata tenuta prigioniera per mesi, ma lo scorso anno è riuscita a ottenere la libertà. Suo marito, Keith, invece, è ancora nelle mani dei rapitori, e il loro incubo non è ancora finito.
Nel giugno 2024, a Tel Aviv, si era già tenuta una grande manifestazione per chiedere le dimissioni del governo di Benjamin Netanyahu e un accordo con Hamas che permetta il ritorno di tutte le persone rapite nell’attacco del 7 ottobre. Queste manifestazioni a Tel Aviv si tengono, in realtà, tutti i sabati da allora, ma quella del 22 giugno è stata una delle più partecipate dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza: i media israeliani concordano sul dire che i manifestanti fossero decine di migliaia, e secondo alcune stime sarebbero stati più di 150mila.
Mattarella: "Cessate il fuoco"
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del primo anniversario degli attacchi di Hamas contro cittadini di Israele, ha dichiarato:
"Ferma condanna e forte indignazione ha suscitato, in Italia e nel mondo, il barbaro attacco condotto da Hamas contro inermi cittadini israeliani lo scorso 7 ottobre 2023. A un anno di distanza, grande è la vicinanza e la solidarietà della Repubblica Italiana al popolo israeliano così ignobilmente colpito. Nel deplorare nuovamente quel brutale atto terroristico, partecipiamo con commozione al dolore delle famiglie delle vittime e rinnoviamo l’appello affinché le persone prese crudelmente in ostaggio con pratica disumana, vengano liberate e possano ricongiungersi ai loro familiari".
Ma non dimentica neppure le conseguenze della feroce guerra, soprattutto a danno dei civili palestinesi, che la tragedia ha generato:
"In questo anno gli effetti di quella tragedia si sono moltiplicati, investendo incolpevoli popolazioni dell’intera area, mentre si diffondono gravi e inaccettabili recrudescenze di sentimenti di antisemitismo, da condannare e contrastare con determinazione. L’Italia sostiene convintamente il diritto di Israele alla propria esistenza in pace e sicurezza e alla difesa dagli attacchi, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario. È più che mai necessario giungere a un cessate il fuoco immediato per porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre dello scorso anno ad oggi e scongiurare l’allargamento del conflitto, prospettiva che gli accadimenti recentissimi rendono purtroppo vicina e concreta. Profonda è la preoccupazione per la condizione dei civili a Gaza, la cui popolazione ha patito indicibili lutti e sofferenze e ha diritto ad essere sottratta alle distruzioni e alla violenza della guerra. Occorre una definitiva soluzione negoziata tra Israele e Palestina che, con il concorso della comunità internazionale, preveda la creazione di due Stati sovrani e indipendenti".
La strage del 7 ottobre
E' il mattino 7 ottobre 2023, le sirene antiaeree risuonano a Gerusalemme avvertendo i cittadini che il Paese è sotto attacco. Hamas ha appena annunciato l’inizio dell’operazione “Alluvione Al-Aqsa”: oltre 5.000 razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele. Migliaia di terroristi di Hamas sciamano da Gaza in Israele: prendono d'assalto il festival Supernova, dove centinaia di ragazzi si sono ritrovati a ballare, i kibbutz al confine e le postazioni militari. Saranno 1400 le vittime.
Vengono rapite 254 persone, 229 civili e 25 soldati. Alcuni dei rapiti vengono uccisi all'istante e i loro corpi portati nella Striscia, per un futuro scambio con detenuti palestinesi. L'attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 è stato uno degli eventi più documentati della storia recente, grazie alla grande quantità di immagini e video, molti dei quali sono diventati virali sui social e nei media internazionali.
Un'altra immagine simbolica è quella di Shani Louk, una giovane donna tedesca-israeliana, il cui corpo senza vita fu portato per le strade di Gaza su un pick-up. Il suo volto è diventato uno dei simboli più riconoscibili del conflitto.
Fra le immagini più drammatiche diffuse dopo l'attacco, anche quelle dei blitz di miliziani di Hamas nei Kibbutz di Israele, dove decine di persone sono state trovate trucidate. I sodati israeliani trovano i corpi di 40 bambini uccisi dai terroristi di Hamas.
Recentemente, Le autorità sanitarie palestinesi hanno dichiarato che la rappresaglia israeliana ha causato la morte di oltre 40.000 persone, per lo più civili, e ha costretto la maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza a fuggire dalle proprie case. Un rapporto pubblicato il 24 luglio da Airwars, un'organizzazione non-profit di Londra che compila liste dettagliate di vittime basate su materiale di pubblico dominio, ha sostanzialmente confermato i numeri provenienti da Gaza.
Secondo un recente rapporto dell'Onu, il 96% della popolazione di Gaza soffre di insicurezza alimentare e circa mezzo milione di palestinesi stanno affrontando la fame.