La chat di Fdi "in pasto" ai giornali, la caccia al "traditore" e l'ira della Meloni: "Se mollo è per colpa di qualche infame"
L'agenda e le comunicazioni interne del partito finite ai giornali. La premier interrompe i contatti via messaggi con i parlamentari
Il potere logora chi non ce l'ha. Una frase entrata nella storia pronunciata da un decano del nostro Parlamento e del nostro Governo, Giulio Andreotti.
Personaggio controverso, a capo dell'Esecutivo più volte e per decenni a capo della Democrazia Cristiana.
Eppure, forse il potere logora anche chi ce l'ha.
La chat del partito "in pasto" ai giornali, l'ira della premier
Tutta colpa di una serie di messaggi inoltrati nel gruppo chat di parlamentari e ministri di Fratelli d'Italia che sarebbe data "in pasto" ai giornali da quello che all'interno di Fdi non hanno esitato a definire "infame".
Tanto che alla il leader del partito e presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha manifestato tutta la sua delusione, ma anche una forte disapprovazione sbottando:
"Mollerò per l’infamia di pochi".
Uno sfogo clamoroso che si concretizzerà in una decisione altrettanto clamorosa: l'interruzione da parte della premier di comunicazione via messaggi sui cellulari (o via mail) con tutti i suoi parlamentari, alla Camera e al Senato.
I messaggi del partito letti da chi non doveva, cos'è successo
Ma cosa è successo esattamente? Semplice: che i messaggi "interni" tra i rappresentanti di Fdi al Parlamento e al Governo sono stati fatti leggere anche a chi non doveva.
A estranei. A giornalisti. Mandati evidentemente attraverso "screenshot" da qualche deputato o senatore.
Nella fattispecie, la serie di messaggi messi a disposizione della stampa riguardava la pubblicazione (e non è stata la prima) della convocazione di una riunione di Fdi per l’elezione di un nuovo giudice della Corte Costituzionale.
Tra i papabili c'erano il consigliere giuridico della premier Francesco Saverio Marini e il segretario generale di Palazzo Chigi Carlo Deodato.
Un corto circuito di fuga di notizie che ha fatto esplodere Meloni:
"Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per far eleggere sta gente anche no. L’infamia di pochi mi costringe a non avere rapporti con i gruppi parlamentari. E' molto sconfortante".
La fuga di notizie ai giornali, la minaccia di dimissioni
La vicenda è stata raccontata da Il Fatto Quotidiano, cui evidentemente qualche parlamentare (ma nelle chat ci sono anche ministri) ha fatto arrivare l'agenda di giornata del partito.
Tanto che quando la riunione è diventata "di dominio pubblico", la presidente del Consiglio è arrivata appunto a minacciare le dimissioni e a prendere la decisione di interrompere qualsiasi comunicazione "tecnologica" con gli eletti al Parlamento.
Uno sfogo che, a dir la verità, ha fatto partire un'altra serie di messaggi, evidentemente anche questi inoltrati alla stampa.
Perché solo così si è potuto sapere della solidarietà portata alla premier da Paola Frassinetti e dalla sottosegretario all'Interno Wanda Farro.
"La caccia all'infame", poi lo "stop" ai messaggi
Fatto sta che come detto il gruppo ha continuato a messaggiare ancora (e anche quelle considerazioni sono arrivate alla stampa), tanto che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto partire una sorta di caccia all'infame:
"Lavorandoci un po’ l’infame si trova".
Ma la premier ha ribattuto ancora a muso duro:
"Ovvio, vuoi che non lo sappia che prima o poi lo troviamo? Ma questo non cambia la natura delle cose. Mi chiedo come gente così può star con noi. Sperare che il colpevole si faccia avanti? Figuratevi, c'è gente che per un po' di notorietà venderebbe la madre".
Poi la premier ha mandato un ultimo avvisando appunto che da lì in poi avrebbe taciuto, temendo altre "fughe di notizie", circostanza che è in effetti avvenuta visto che anche questi dialoghi sono stati riportati dalla stampa.