Bergomi ai funerali di Totò Schillaci a Palermo: "È stato l’eroe di tutti noi"
L'ultimo saluto oggi, venerdì 20 settembre 2024, nella cattedrale di Palermo
“È’ stato l’eroe di tutti noi, ci stava regalando un sogno. Mi sembrava giusto essere qui oggi. Quando ci si ritrovava anche a distanza di tempo, l’amicizia profonda rimaneva. Abbiamo vissuto l’anno e mezzo che è stato all’Inter intensamente. Ma mi rimane nella mente il gol con l’Austria, venne ad abbracciarmi. I giovani di oggi vogliono tutto e subito, invece bisogna faticare. Totò in questo era un esempio”.
Parola di Beppe Bergomi, uno degli ex compagni di Totò Schillaci presente al suo funerale tenutosi oggi, venerdì 20 settembre 2024, nella cattedrale di Palermo.
Addio a Totò Schillaci
Il videoservizio di VR Sicilia, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:
Il feretro è passato stamattina prima dal quartiere popolare CEP dov’è nato e dove a un pallone rammendato aveva cominciato a dare i primi calci, poi dalla sua Scuola di Calcio, infine è entrato in Cattedrale. Una folla enorme e un numero impressionante di giornalisti e telecamere per i funerali di Totò Schillaci.
In prima fila il presidente della Federazione italiana gioco calcio, Gabriele Gravina, e Beppe Bergomi compagno di squadra in quella nazionale che sfiorò la vittoria ai mondiali del 1990.
Dentro la Cattedrale durante la cerimonia si è sentito il medesimo affetto dimostrato in questi giorni non solo dal mondo del calcio e dello sport italiano ma da milioni di persone che hanno vissuto il sogno delle “Notti magiche” e hanno amato e continueranno ad amare il talento, l’impeto e l’umiltà di Schillaci. “Totò è il volto bello della Palermo che non molla e ha trasmesso luce”, ha detto il parroco della cattedrale, Filippo Sarullo, nell’omelia mentre l’arcivescovo Corrado Lorefice ha benedetto il feretro.
Finita la messa, finiti i funerali dell’idolo di Italia ’90 citiamo un passaggio dal suo libro “Il gol è tutto” quando Schillaci ricorda il 26 novembre 1989 alla fine di Juve-Napoli … “Totò!”, sento chiamare con accento sudamericano. Mi giro e mi trovo davanti Maradona che mi porge la maglia, la sua 10, e chiede la mia. È un istante: incrocio i suoi occhi, mi vedo in una sorta di specchio. E mi rendo conto che, se mi ha scelto, è perché è come se avesse annusato l’aria, se avesse sentito il suo stesso odore. Quello dei quartieri popolari e dei campetti in terra battuta, della povertà e della fatica, che ci porteremo dietro per tutta la vita”. Così scriveva Totò Schillaci, un grande calciatore, un uomo che quando gli chiedevano l’autografo scriveva il nome e aggiungeva “grazie” …