nodo irrisolto

Firenze e Verona dichiarano guerra agli "affitti brevi", a Milano invece "sfratto di massa" dei cittadini storici

Regole più stringenti nella città di Giulietta, mentre il capoluogo toscano continua la sua battaglia. All'ombra del Duomo lombardo invece spunta una nuova situazione anomala

Firenze e Verona dichiarano guerra agli "affitti brevi", a Milano invece "sfratto di massa" dei cittadini storici
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Infuria anche in Italia la polemica sugli affitti brevi che, nelle città turistiche, intasano il centro storico rendendo impossibile alle persone normali affittare una casa. Di converso, però, per gli stessi cittadini in possesso di un immobile, rappresentano una comoda entrata mensile.

Una questione complessa, in cui si levano diverse voci ma, soprattutto, diverse fazioni e modalità di affrontare il nodo.

Affitti brevi, le nuove regole a Verona

Affitti brevi, precedenza agli alloggi per turisti e studenti, case da ristrutturare e non in linea con le normative vigenti: queste alcune delle motivazioni per cui vi sono 100mila case sfitte a Verona e provincia. Molti appartamenti sono risalenti agli anni Sessanta, troppo ampi per single o coppie, inoltre i locatori temono di trovare inquilini poco affidabili sui pagamenti e dunque affittano solo per brevi periodi, mentre le famiglie non trovano contratti stabili.

Faticano anche gli studenti. Verona corre ai ripari contro il rischio di diventare una "città fantasma".

Verona

Dal primo settembre sono scattati i 60 giorni dopo i quali entreranno in vigore le nuove norme previste dalla legge sulle locazioni turistiche o ricettive.

Una delle principali novità riguarda l'obbligo per le strutture alberghiere, extra alberghiere e le locazioni turistiche di registrarsi al portale del turismo, al fine di ottenere il CIN (Codice Identificativo Nazionale). A partire da novembre, tutti i portali del settore saranno tenuti a inserire questo codice negli annunci. In caso contrario, sono previste sanzioni che vanno dagli 800 agli 8.000 euro, e lo stesso vale per la mancata esposizione del CIN all'esterno della struttura.

Inoltre, tutte le strutture dovranno essere equipaggiate con dispositivi per la rilevazione di gas o monossido e dotate di estintori. Se una locazione turistica viene offerta senza questi sistemi di sicurezza, le sanzioni previste variano da 600 a 6.000 euro.

Un'ulteriore novità riguarda chi opera a livello imprenditoriale in questo settore: sarà necessario dotarsi di una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), pena una multa che può andare dai 2.000 ai 10.000 euro.

100 famiglie a rischio sfratto a Milano

Si parla di affitti brevi anche per gli appartamenti dell’immobiliare San Carlo Trieste, situati nella zona del Giambellino a Milano.

Molti residenti si trovano di fronte a un futuro incerto: la società, proprietaria di 37 edifici costruiti negli anni '50, ha iniziato a inviare raccomandate agli inquilini, proponendo aumenti significativi degli affitti e minacciando sfratti per cessazione dei contratti. C'è chi teme che l'obiettivo non dichiarato sia quello di sostituire i residenti con utenti di affitti brevi ben più remunerativi.

Tra i 1.600 appartamenti di proprietà, circa 200 sono attualmente affittati con locazioni brevi, un aspetto che mette in ulteriore difficoltà le famiglie che non possono contare su contratti stabili.

Il sindacato Sicet Milano ha denunciato la situazione, spiegando che la maggior parte degli affittuari sono famiglie di lavoratori con redditi medio-bassi e molti anziani. Circa 1.000 di loro beneficiano di contratti a canone concordato, stabiliti grazie a un accordo del 2018. Tuttavia, le trattative in corso per il rinnovo di questi contratti sono state interrotte dalla proprietà, che ha preferito puntare su aumenti insostenibili per gli inquilini, causando un profondo senso di incertezza tra le famiglie.

L'aumento dei prezzi è stato collegato, dai politici locali Elisa Scarano e Carlo Monguzzi, all'imminente apertura della fermata della metropolitana M4 in Piazza Frattini. La nuova infrastruttura sembra aver scatenato una corsa agli aumenti degli affitti, minacciando la permanenza di molte famiglie nel quartiere. Scarano e Monguzzi hanno denunciato la situazione come un grave problema sociale, sottolineando come l’abbandono del canone concordato e il ricorso sempre più frequente a locazioni brevi stiano mettendo a rischio la stabilità abitativa di centinaia di persone.

Airbnb in area Unesco, Codacons presenta ricorso al Tar contro Comune di Firenze

C'è chi, invece, gli affitti brevi li difende. Il Codacons presenta un nuovo ricorso al Tar contro la delibera (del 30 luglio 2024) di Palazzo Vecchio che ha reintrodotto il divieto di locazioni turistiche brevi nell’area Unesco a Firenze.

La locale Giunta Nardella aveva in sostanza provato a bandire gli affitti brevi dal centro storico, ma il Tar della Toscana aveva annullato il tutto per un cavillo. Dopo le elezioni, passato il testimone da Nardella a Sara Funaro, la nuova sindaca ha riproposto lo stesso divieto.

Stavolta è il Codacons a storcere il naso. Se da una parte il Comune vuol tutelare l'integrità del cuore della città, l'associazione dei consumatori invece pensa ai diritti di chi vuol pernottare a Firenze senza dover spendere cifre da capogiro negli alberghi.

Firenze

Come riporta Prima Firenze, continua, così, il braccio di ferro tra Comune e associazione.

Secondo il Codacons, il Comune non ha competenze per regolare la materia "in quanto la disciplina delle forme di godimento della proprietà è sottoposta a riserva di legge statale".

"Questa nuova delibera è un maldestro tentativo di bypassare una sentenza e due leggi di fresca emanazione del governo italiano, non capiamo proprio come sia stato possibile – dice il presidente Carlo Rienzi, che rincara la dose – Ogni gravame giudiziario rappresenta un costo salato per le tasche dei cittadini ed è per questo che stavolta, oltre alla richiesta di annullamento di una delibera che appare assolutamente inapplicabile, chiederemo al Tar di risarcire tutti i fiorentini".

Chiara la posizione da parte del Codacons:

"La disciplina dettata da tale delibera incide, come riconosce la stessa relazione posta a suo fondamento, nella materia della concorrenza, dei beni culturali e dell’ordinamento civile, materie tutte attribuite dall’articolo 117 della Costituzione alla potestà esclusiva dello Stato. Pertanto il Comune non poteva intervenire sulla destinazione degli immobili del centro storico di Firenze in assenza di una legge statale che dettasse i relativi criteri".

Da qui il ricorso. Un’altra tegola, che fa seguito alla pioggia di ricorsi sul tema. Ricorsi che non fanno altro che sottolineare, semmai ce ne fosse bisogno, la necessità e l’urgenza di una normativa nazionale ed europea che regolamenti il mercato degli affitti brevi.

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