Che fine ha fatto il nuovo Codice della strada di Salvini (che ora fa arrabbiare anche i ciclisti)?
Ci vorrà tempo per affrontare i 449 emendamenti in Senato, ma il ministro spera ancora di approvare il Disegno di legge entro settembre. Intanto Fiab e Anci insorgono contro le piste per bici "disegnate" sull'asfalto, che diventano fuorilegge
Che fine ha fatto il nuovo Codice della strada fortemente voluto dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini? Al momento è fermo al palo in Senato con ben 449 emendamenti da discutere e fare previsioni sul suo futuro equivale a muoversi su un terreno particolarmente sdrucciolevole.
Nuovo Codice della strada fermo al palo
Stiamo parlando della discussa riforma del Codice della strada che, fra suoi i più salienti (quanto roboanti) punti chiave, contiene il ritiro della patente per chi guida col cellulare, il casco obbligatorio in monopattino e un nuovo giro di vite contro le droghe (trasformando quello che oggi è un illecito amministrativo in un reato con conseguente ritiro immediato della patente).
Il ministro Salvini ha cominciato a parlarne a inizio autunno 2022 ed entro Natale avrebbe voluto subito un tavolo, poi le cose si sono allungate fino a settembre 2023, quando l'impianto generale del Disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri ed è partito l'iter parlamentare con l'obiettivo di renderlo operativo a tutti gli effetti entro l'autunno.
E' passato un anno, ma il provvedimento è ancora fermo ai box.
A marzo 2024 il testo è approdato alla Camera, ma in Senato sono stati presentati ben 449 (di questi 65 dagli stessi partiti di Governo).
Il punto è che se anche uno solo di questi emendamenti dovesse essere accolto, il testo dovrebbe ritornare nuovamente alla Camera dei deputati per una nuova approvazione. Inoltre gli emendamenti sono così tanti che rischiano per altro di rivoluzionare l'originario impianto della legge.
Ci vorrà del tempo, insomma: Salvini spera ancora di farcela entro settembre, se va bene è più plausibile entro la fine del 2024.
Fuorilegge le piste ciclabili solo "disegnate" sull'asfalto
In tutto ciò negli ultimi giorni è emerso un nuovo fronte polemico che riguarda in particolare le piste ciclabili e gli amanti delle bici.
La brutta notizia per i ciclisti di tutta Italia è che il nuovo Codice della Strada potrebbe mettere al bando le strisce ciclabili, quelle piste leggere segnalate da una semplice verniciatura sull’asfalto.
La misura, contenuta nell'articolo 8 del Disegno di legge, prevede l’eliminazione non solo di queste piste, ma anche delle corsie miste che condividono lo spazio con i mezzi pubblici.
La proposta ha scatenato una forte reazione da parte dei Comuni e delle associazioni di ciclisti.
"Altro che Codice della strada, queste regole proposte dal ministro Salvini rappresentano un Codice della... strage", è stata la provocazione della Fiab di Mantova (Federazione italiana amici della bici) per citare solo un esempio.
A lanciare l’allarme nelle scorse settimane è stata per prima l’ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, che ha sottolineato come la proposta potrebbe danneggiare seriamente le politiche di mobilità urbana sostenibile adottate da molte città italiane.
A Milano, ad esempio, ci sono 80 chilometri di strisce ciclabili che potrebbero diventare inutilizzabili se il disegno di legge venisse approvato nella sua forma attuale.
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I ciclisti sono i principali violatori del CdS, meglio che tacciano.