Ancora senza un perché?

Strage di Paderno Dugnano: la terza versione del minorenne può far cadere la premeditazione?

Domani un nuovo interrogatorio, gli psichiatri rifiutano la versione della famiglia perfetta e senza ombre: "Un ragazzino di 17 anni prende un coltello e fa una strage, non ci sono segnali? Stiamo scherzando?"

Strage di Paderno Dugnano: la terza versione del minorenne può far cadere la premeditazione?
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Una nuova versione, tesa a far cadere il grosso nodo della premeditazione? Ad oggi, mercoledì 4 settembre 2024, sono tre confessioni che il 17enne di Paderno Dugnano ha fornito circa lo sterminio della sua famiglia nella notte del 31 agosto 2024, nella loro villetta.

Strage di Paderno: la terza versione del 17enne

La prima ricostruzione, crollata in poche ore, attribuiva l'omicidio del fratellino e della madre al padre. Lui avrebbe quindi fermato l'uomo, uccidendolo. Successivamente il giovane, che ha ammesso di essere stato l'autore unico dei delitti, spiegando che da qualche tempo provava un “malessere” che lo ha portato all’assassinio “dopo averci pensato per qualche giorno”.

Martedì 3 settembre 2024, durante il secondo interrogatorio, ecco invece una limatura, che non sarebbe così trascurabile in ottica del riconoscimento della premeditazione:

Il "disagio", ha riferito il legale, "lo covava da tempo, ma il pensiero di uccidere i familiari l’ha maturato quella sera".

Per la difesa, alla luce di queste nuove dichiarazioni, deve cadere l’aggravante della premeditazione contestata dai pm negli atti dell’arresto.

Nel frattempo il minore - da tutti descritto come solare, privo di ombre e problematiche rilevanti - ha iniziato ad avere i primi colloqui con gli educatori del carcere Beccaria, per effettuare un "primo quadro sulla sua personalità". Il punto centrale sarà cercare di capire il perché dei delitti, anche con accertamenti psicologici e psichiatrici.

Ed è proprio su questo tema che gli esperti che hanno commentato mediaticamente la mattanza insistono. A partire da noto psichiatra Paolo Crepet, che rifiuta la versione della famiglia perfetta senza ombre:

"Ovvio, un ragazzino di 17 anni prende in mano un coltello e fa una strage, non ci sono segnali? Stiamo scherzando?".

Strage di Paderno Dugnano: la terza versione del minorenne punta a far cadere la premeditazione

68 coltellate, inferte al fratellino - con cui condivideva la stanza - e successivamente ai genitori, accorsi dopo aver sentito le grida del ragazzino. Ammazzati uno dopo l'altro, il maggior accanimento sul corpo del 12enne. Molte le ferite alla gola: per impedire alla vittime di urlare.

Il 17enne che ha sterminato la propria famiglia - padre, madre e fratello di 12 anni - nella notte di passaggio tra agosto e settembre ha ripetuto:

"Provavo un malessere, mi sono sentito estraneo rispetto al mondo, un altro rispetto a tutti e ci pensavo da un po' ad uccidere", ha messo a verbale il ragazzo.

Nella giornata del 3 settembre 2024, invece, arriva una terza versione, tesa a sconfessare la premeditazione:

"Vivevo questo disagio, un'angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a uccidere, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo".

Il suo legale di fiducia, l'avvocato Amedeo Rizza, ha spiegato:

"È provato, sta prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto, anche se non riesce a darsi una spiegazione". Durante il secondo interrogatorio, il ragazzo ha però parlato di una sorta di atto di "emancipazione", inquadrando in qualche modo meglio rispetto al primo interrogatorio le ragioni del gesto. Da quanto si è saputo, avrebbe anche fornito un quadro più preciso del suo "malessere" e della sua volontà di essere "libero" anche dalla famiglia, anche se non "imputa" a genitori e fratello fatti specifici".

Sarà interrogato dal gip giovedì alle 10.30. Intanto, la Procura ha chiesto la convalida dell'arresto e la custodia cautelare nel carcere minorile Beccaria per omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione.

Una mattanza senza un perché?

Il perché della tragedia è la grande domanda, la procuratrice (facente funzioni) del tribunale per i minorenni di Milano Sabrina Ditaranto, ha evidenziato:

"Dal punto di vista giudiziario non abbiamo un movente tecnicamente inteso, dal punto di vista sociologico sono aperte più strade. Anche lui non si dà una spiegazione logica". Un elemento emerso dall’interrogatorio del killer riguarda il compleanno del padre, il cinquantenne Fabio Chiarioni, festeggiato in casa solo poche ore prima:"È un elemento che potrebbe aver acuito un problema, può rappresentare un momento critico per chi sta soffrendo".

Dottoressa Ditaranto

In conferenza stampa gli inquirenti hanno chiarito che, una volta che i carabinieri sono arrivati sul luogo dei delitti, lo hanno trovato ad aspettarli. Era "calmo" e li attendeva "su un muretto d'ingresso" della casa. Vicino a lui l'arma del delitto. Parlava con un "tono pacato e lucido", salvo poi versare lacrime confessando subito all'inizio dell'interrogatorio "per liberarsi di un peso".

Nelle indagini dei carabinieri di Paderno e Sesto San Giovanni e del Reparto operativo di Milano, coordinate dalla procuratrice facente funzione per i minorenni Sabrina Ditaranto e dalla pm Elisa Salatino, sono stati sequestrati telefoni, pc e dispositivi suoi e dei familiari. Bisogna verificare anche eventuali "forme di indottrinamento", ossia se il giovane frequentasse il dark web.

Gli psichiatri: "Impossibile che non ci fosse un disagio"

Molti esperti appartenenti alla comunità psichiatrica, però, rigettano la versione della famiglia modello e del ragazzo senza ombre che, improvvisamente, impugna un coltello e compie una strage.

Lapidario il professor Crepet:

“Ovvio, un ragazzino di 17 anni prende in mano un coltello e fa una strage, non ci sono segnali? Stiamo scherzando? Smettiamo di parlare di “famiglie per bene”, Turetta dove abitava? Nel Bronx? All’epoca di Novi Ligure sono stato preso per i fondelli, dicevano che banalizzo soltanto perché chiedevo se in quelle famiglie – e all’epoca non c’erano i social – alla sera, a cena, ci si chiede anche come va. Figuriamoci oggi con i social”.

La villetta teatro della mattanza

Altri esperti, interrogati dai media, hanno posto l'accento su una chiara difficoltà nel gestire le proprie emozioni e nel trovare strumenti adeguati per affrontare il conflitto interiore. Non si esclude di essere al cospetto di un mente profondamente disturbata, incapace di distinguere tra realtà e percezione distorta della stessa, anche se bisogna attendere le perizie e tutti gli accertamenti della procura e del tribunale minorile.

Tutti concordano nel rimettere al centro l’educazione emotiva. La capacità di riconoscere e affrontare queste emozioni è fondamentale per prevenire che il disagio interno si trasformi in azioni distruttive. Non lasciare emozioni non elaborate e dinamiche familiari irrisolte. Consentire ai ragazzi di "buttare fuori" anche le emozioni disturbanti, frequenti in adolescenza. Non avere paura di ascoltare e farsi carico, anche, dell'orrore.

La vicinanza di nonni e zii

I familiari, nonni e zii, hanno deciso di star vicino al nipote, anche perché, come è stato riferito, provano "molta pena per lui". E anche il 17enne, come ha spiegato il legale Amedeo Rizza, ha chiesto di incontrare i nonni, ma non potrà farlo prima dell’udienza di convalida.

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