FINE VITA

Denunciata per tortura Asl che non ha ottemperato a richiesta per suicidio assistito

Martina Oppelli ha presentato in procura a Trieste un esposto

Denunciata per tortura Asl che non ha ottemperato a richiesta per suicidio assistito
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"Non posso, non voglio, subire una tortura di Stato".

Martina Oppelli, architetta triestina di 49 anni, affetta da sclerosi multipla, ha presentato, nella giornata di giovedì, 29 agosto 2024, un esposto alla procura di Trieste per "rifiuto di atti d’ufficio e tortura", nei confronti all’Asl universitaria, a cui si era rivolta per accedere al fine vita. L'Asl, per la seconda volta, le ha infatti negato l’accesso alla morte volontaria.

Martina Oppelli

Niente suicidio assistito: Asl denunciata per tortura

Un tema urgente e sentito che sconta, sostanzialmente, un vuoto legislativo che nessun governo, fino ad oggi, ha avuto il coraggio di colmare.

Nel gennaio 2024, il Veneto - per chiaro volere espresso del governatore Zaia - puntava ad essere la prima regione d'Italia con una norma che regolamentasse il fine vita. Il voto della norma, proposta dall'associazione 'Coscioni' richiedeva il sì della maggioranza assoluta. Erano in votazione in tutto 5 articoli. La discussione e il voto hanno visto la spaccatura del centrodestra, con Fdi e Fi contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni.

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Marco Cappato, associazione Luca Coscioni

Non si trattava dunque di sdoganare nulla, bensì di consentire all'atto pratico un diritto sancito.

Da allora nulla s'è mosso. In Piemonte era sfumata addirittura la possibilità di discutere la proposta di legge in aula, a seguire altra fumata nera in Friuli Venezia Giulia, nella terza Commissione del Consiglio regionale, competente in materia di Sanità. Poi, in Emilia, una delibera di Giunta aveva fissato la primavera scorsa a 40 giorni le tempistiche: un passo avanti, malgrado i 20 giorni indicati dalla Coscioni, anche se non con una legge vera e propria. Ma l'Esecutivo nazionale ha subito dopo deciso di impugnare la decisione della Giunta regionale emiliana.

Ma adesso, la Toscana è la prima Regione in Italia ad avviare l'iter per approvare la proposta di legge sul "Fine vita" dell'Associazione Coscioni: già partito l’approfondimento da parte della commissione Sanità del Consiglio regionale che, dopo la pausa di agosto, riprenderà ora a settembre 2024.

La proposta di legge verte in particolare su tre aspetti, il più importante riguarda la tempistica (la famosa a risposta entro 20 giorni dalla richiesta), ma c'è anche l'esigenza di stabilire un criterio chiaro per la composizione della commissione delle Asl preposta a giudicare i singoli casi e, non ultima, l'assicurazione riguardo alla gratuità dell’assistenza tecnica e dei farmaci al malato.

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Chiarito il quadro, l'ultima stortura è stata combinata in Friuli Venezia Giulia.

Martina Oppelli ha presentato in procura a Trieste un esposto per tortura e per rifiuto d’atti d’ufficio contro l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi). L’architetta triestina 49enne è affetta da sclerosi multipla progressiva.

È "totalmente dipendente da macchinari, farmaci e assistenza continua per le sue funzioni vitali", ma l’Asl per la seconda volta le "nega l’accesso alla morte volontaria e ignora la recente sentenza 135 della Corte Costituzionale". Condannando Martina "a proseguire in una sofferenza senza fine", dice Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni.

Oppelli racconta di non essere arrabbiata per il no dell’Asl:

"Perché la rabbia ti toglie energia e non ti porta niente. Come potrei arrabbiarmi per i medici che mi hanno curata? Semmai quello che faccio mi costa un dolore molto grande. Il percorso verso la volontà di morire non lo fai con leggerezza, la mia è una scelta ponderata e consapevole. E anche questo esposto: è un atto dovuto, non per me ma per chi verrà dopo".

È però basita perché secondo i medici dovrebbe prendere farmaci che potrebbero forse attenuare il dolore ma che la priverebbero di lucidità:

"Mi sembra un compromesso irragionevole. Il mio cervello è lucido e deve rimanere lucido, come la mia capacità di decidere e autodeterminarmi".

E ancora:

"Io riesco a calcolare le emissioni di CO2 che produrrei con un inutile viaggio per andare in Svizzera a morire, dove per altro mi avrebbero già dato il via libera. Io posso parlarle dell’integrazione del fotovoltaico in architettura e di quanto abbia o no un ruolo per il futuro sostenibile. Sono presente a me stessa e lucida, appunto".

La lunga malattia

Con la malattia, la donna, convive da circa vent’anni:

"Ero a Parigi per uno dei miei viaggi studio. Era un’estate molto calda e stavo salendo sulla Tour Eiffel. A un certo punto, verso metà percorso crolla il ginocchio sinistro. Ho pensato: ma come? Ho fatto 14 anni di danza e adesso crollo su un gradino! Ho fatto finta di niente. Andavo a sciare con gli amici e a metà pomeriggio non controllavo più le gambe. Mi prendevano in giro, mi vergognavo".

E ancora:

"La diagnosi arriva nel 2002. Da lì cominciai con ricoveri, esami. Alcuni furono così invasivi che non li dimenticherò mai: una volta tornai a casa con la sensazione di aver subito uno stupro. Scoprii che la violazione del corpo non avviene solo per via sessuale. Nel 2006 la prima stampella, nel 2008 la seconda. nel 2009 la sedia a rotelle…. La vita non è di destra o di sinistra".

Commenti
Giorgio

Viviamo in un paese dove ci sono persone oppresse e schiacciate dal sistema e dalla società al punto da essere spinte al suicidio e persone affette da gravissime e irreversibili condizioni fisiche a cui viene negato il diritto di decidere sulla propria esistenza o sulla fine di essa...

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