Monsignor Viganò racconta il cinema di Papa Francesco
Il vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali della Santa Sede, ha esplicitato il pensiero del Pontefice sul cinema neorealista nel suo volume “Lo sguardo: porta del cuore. Il neorealismo tra memoria e attualità”
Alcune scene di certi film sono fisse nella nostra memoria. Non sono più immagini di una pellicola, spezzoni di una storia, diventano quasi iconiche, segnano un’epoca e diventano come pietre di paragone non solo per i film che vediamo, ma per come guardiamo alla realtà. Tra queste scene quelle in bianco e nero del cinema neorealista sono tra le protagoniste, non solo perché hanno rivoluzionato il modo di fare film in Italia, ma anche perché un loro appassionato spettatore vi ha colto la capacità di essere una “catechesi di umanità”, una “scuola di umanesimo”. A definirle in questo modo è papa Francesco che in più di un’occasione ha fatto riferimento proprio al cinema neorealista con questi termini. A raccontarlo è monsignor Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali della Santa Sede, nel volume “Lo sguardo: porta del cuore. Il neorealismo tra memoria e attualità” (Effatà Editrice, 2021).
Papa Francesco racconta il cinema neorealista
Viganò nell’analisi del suo saggio sull’esperienza del
neorealismo si lascia guidare dalle parole di papa Bergoglio. Il quale, parlando di come il cinema neorealista possa insegnarci a guardare, ha detto:
"Quello neorealista è uno sguardo che provoca la coscienza. I bambini ci guardano è un film del 1943 di Vittorio De Sica che amo citare spesso perché è molto bello e ricco di significati. In tanti film lo sguardo neorealista è stato lo sguardo dei bambini sul mondo: uno sguardo puro, capace di captare tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito e con nitidezza il bene e il male. In molte occasioni e in tanti Paesi diversi, i miei occhi hanno incontrato quelli dei bambini, poveri e ricchi, sani e malati, gioiosi e sofferenti. Essere guardati dagli occhi dei bambini è un’esperienza che tutti conosciamo, che ci tocca fino in fondo al cuore e che ci obbliga anche a un esame di coscienza. Il cinema neorealista ha universalizzato questo sguardo dei bambini: il loro sguardo, che è molto di più di un semplice punto di vista, ci interroga tanto più oggi che la pandemia sembra moltiplicare le bancherotte dell’umanità. Che cosa facciamo perché i bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Che cosa facciamo perché non venga rubata loro questa luce
, perché questi occhi non vengano turbati e corrotti?".
Papa Francesco ha conosciuto i film neorealisti italiani in Argentina da bambino, un cinema che ha subito amato, tra i suoi preferiti e che è alla base della sua cultura cinematografica che ha poi coltivato negli anni. Grazie all’intervista scopriamo anche che uno dei film amati dal Pontefice è La strada di Federic
o Fellini. Il regista romagnolo, osserva il Papa,
"ha saputo donare una luce inedita allo sguardo
sugli ultimi. In quel film il racconto sugli ultimi è esemplare ed è un invito a preservare il loro prezioso sguardo sulla realtà".
Il volume di monsignor Viganò
"In questa intervista il Santo Padre afferma la forza testimoniale e documentale delle immagini e dei film, riconoscendo per alcuni di essi il loro valore universale e la loro capacità di interrogare il cuore dell’uomo"
Si legge nell’introduzione del volume che viene presentato mercoledì 21 luglio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Per monsignor Viganò il carattere distintivo e originale dell’approccio di papa Francesco al cinema fa sì che
"Esso entra a far parte del suo Magistero, non più o non solo come “oggetto” di attenzione o preoccupazione pastorale, ma anche come “soggetto” accolto nella sua autonomia di forma di linguaggio, di cultura, di arte, tanto da poter essere citato, come un testo tra gli altri, nei suoi discorsi, nelle sue omelie, nelle sue encicliche".
Oltre all’intervista a papa Francesco il volume contiene un saggio in cui viene presentata un’analisi che guarda al fenomeno neorealista senza pretese filologiche, ma allargando volutamente l’interpretazione alla luce delle vicende presenti e delle specifiche riflessioni del Papa su questo genere di cinema. Ad arricchire il libro le opere inedite e originali dell’artista Walter Capriotti che reinterpretano alcuni dei capolavori del neorealismo estendendo lo sguardo anche oltre quel cinema.