Chi è la pugile "trans" Imane Khelif e perché potrà combattere alle Olimpiadi contro Angela Carini
L'atleta algerina fu squalificata dai Mondiali 2023 per l'elevato livello di testosterone, ma ha sempre gareggiato con le donne. La politica, però, si scatena...
Premessa doverosa: non si tratta di ideologia o di prendere una posizione. Nelle ultime ore sta mondando la polemica sull'incontro di pugilato femminile che vedrà impegnate sul ring giovedì 1 agosto 2024 la nostra Angela Carini e l'algerina Imane Khelif, ribattezzata (impropriamente) "pugile transgender". Cerchiamo di andare a fondo della questione e capire perché si potrà disputare questo incontro tanto chiacchierato alla vigilia.
Chi è la pugile "trans" Imane Khelif
Innanzitutto vediamo qualche nota biografica e sulla carriera sportiva. Imane Khelif è nata il 2 maggio 1999 a Tiaret, in Algeria. Della sua carriera sportiva si conosce l'esordio, ai Mondiali di boxe femminile Aiba di Nuova Delhi del 2018, quando fu eliminata al primo turno.
Ha successivamente rappresentato il suo Paese ai Mondiali 2019 in Russia, anche in questo caso uscendo al primo turno, e alle Olimpiadi di Tokyo 2020, quando fu sconfitta dall'irlandese Kellie Harrington nei quarti di finale.
Nel 2022 ai Mondiali di pugilato femminile Iba arrivò in finale, dove fu sconfitta da un'altra irlandese, Amy Broadhurst.
Insomma, da che se ne hanno notizie, ha sempre boxato con le donne.
Imane Khelif è nata uomo?
Imane Khelif, che di certo si identifica come donna, non è un'atleta transgender ma persona con differenza dello sviluppo sessuale ovvero con un tasso di testosterone più elevato di quello medio di una donna..
Le controversie sulla sua sessualità sono emerse nel marzo 2023, quando fu squalificata dai Mondiali Iba poco prima del suo incontro per la medaglia d'oro contro Yang Liu per aver fallito un test di idoneità di genere.
In quell'occasione il presidente della International Boxing Association Umar Kremlev aveva affermato che un test del Dna aveva mostrato che Khelif aveva cromosomi XY e che "stavano cercando di ingannare i loro colleghi e di fingere di essere donne".
Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio, che ha la responsabilità del torneo pugilistico olimpico) aveva successivamente affermato che Khelif era stata squalificata a causa degli elevati livelli di testosterone.
Perché Imane Khelif può partecipare alle Olimpiadi
Al di là delle polemiche Khelif (come Lin Yu-ting, di Taiwan, nella stessa condizione) potrà salire sul ring, come ha spiegato il portavoce del Cio Mark Adams:
“Sono donne nel loro sport e abbiamo stabilito che si tratta di donne. Queste atlete hanno gareggiato più e più volte prima di Parigi per molti anni, non sono arrivate all’improvviso. Hanno gareggiato a Tokyo nel 2021. Si tratta di atlete che hanno boxato da sempre con le donne e che rispettano tutte le regole di ammissibilità previste da questi Giochi. La federazione deve stabilire delle regole per garantire che ci sia equità ma, allo stesso tempo, ci sia la possibilità per tutti di partecipare. Questo è un equilibrio difficile“.
Le polemiche
Nelle ultime ore, come detto, si è scatenata una feroce polemica, alimentata anche dalla politica italiana, che ha impropriamente definito "trans" l'atleta algerina.
Tra i primi a scagliarsi contro l'atleta algerina è stato il vicepremier Matteo Salvini:
“Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia “woke”!”
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dello Sport Andrea Abodi.
“Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così“.
“Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender, uomini che si identificano come donne, e che, in competizioni recenti, erano state invece escluse. Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti”, ha dichiarato Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.
Al vetriolo il commento del leghista Simone Pillon.
“Maschio algerino che si percepisce donna combatterà nelle gare olimpiche femminili di pugilato. Che bravo!! Che coraggioso!! Le LGBTiadi di Macron sono sempre più una parodia tragicomica. Ritirare la delegazione sarebbe la giusta reazione a queste follie“.
La storia di Caster Semenya
La vicenda di Khelif ne ricorda un'altra, quella di Caster Semenya due volte campionessa olimpica degli 800 metri, esclusa da alcune competizioni sportive per essersi rifiutata di assumere farmaci che riducessero il suo alto livello di testosterone, causato da una disfunzione genetica che le provoca l’iperandroginia.
Sono tutte s stupidaggini...La ragazza è normale.La pourquoi fa queste cose..ci hanno provato prima ,nei campionati mondialisation di boxe...Tutto fake