Il primario di Bergamo: "I ricoverati sono i non vaccinati. C'è poco da dire"
Marco Rizzi guida l’unità di malattie infettive del Papa Giovanni, è in prima linea da quando scoppiò la vicenda Covid-19, nei primi giorni di marzo del 2020.
"Guardi, non c’è molto da aggiungere. La realtà è alquanto semplice: bisogna vaccinarsi, è tutto lì. Più sono le persone vaccinate e meno il virus potrà colpire. Varianti comprese. Poi possiamo dire di tutto, sottolineare le incongruenze, le contraddizioni, gli errori, i comportamenti virtuosi e quelli meno. Ma che davvero conta è la vaccinazione".
Marco Rizzi è primario dell’unità di malattie infettive del Papa Giovanni, è uno che si occupa di virus e batteri di professione da quarant’anni. Quando scoppiò la vicenda Covid-19, in quei primi giorni di marzo del 2020, Rizzi fu tra i medici interpellati dalla Regione. Da allora è passato un anno e mezzo. Ecco la sua intervista al nostro quotidiano online Prima Bergamo.
"I ricoverati sono i non vaccinati. C'è poco da dire"
Dottore, a che punto siamo in questa pandemia?
"Da ieri (martedì 13 luglio) la Terapia intensiva del Papa Giovanni non ospita più alcun malato per Covid-19, è un buon risultato. Ne abbiamo ancora quindici nei reparti normali, ma sono tutte persone che hanno altre patologie oppure persone che non sono state vaccinate".
Chi è vaccinato non si ammala più?
"No, non si ammala se ha completato la vaccinazione. E se anche venisse attaccato in maniera massiccia dal coronavirus del Covid, si tratterebbe di una forma di malattia molto leggera. Questo è fondamentale, tutti devono capirlo. L’arma della vaccinazione è quella che ci ha permesso di superare tutte le malattie più terribili, insieme alle norme igieniche. Grazie alla vaccinazione abbiamo debellato vaiolo, colera, poliomelite...".
Ma la curva dei contagi ha ricominciato a salire.
"Sì, ma se guarda bene, per esempio la curva in Gran Bretagna, si nota che i contagi salgono in maniera decisa, ma i ricoveri no. Questo significa che ci sono contagi, ma non malattie, o comunque non malattie gravi. La ragione è che spesso vengono colpiti i giovani perché non sono vaccinati e perché hanno una vita sociale più intensa. Questo si traduce in maggior numero di contagi, ma la malattia resta al palo".
Quindi la variante Delta non la preoccupa.
"Bisogna sempre preoccuparsi, ma i dati sono quelli che sono. Bisogna allargare il più possibile il numero di vaccinati, anche tra i giovani. Loro si ammalano in maniera trascurabile, ma sono sempre veicolo di contagio. Come i bambini, del resto".
Ci sono persone, non poche, anche fra gli addetti della sanità, che sostengono la non efficacia della vaccinazione.
"Questo mi fa venire i brividi. Basta guardare i dati statistici: chissà perché chi si ammala adesso non è vaccinato. Non c’è molto da aggiungere. Ci sarebbe da chiedersi perché ci siano persone che negano questa evidenza, ma è un altro discorso".
Anche i cardinali inviati a Galileo perché verificassero le scoperte al telescopio dicevano di non vedere nulla. Né i crateri della Luna, né i satelliti di Giove. Se non vuoi vedere non vedi.
"È così".
Qualcuno teme di prendere la malattia a causa del vaccino.
"È impossibile. Perché attraverso la maggior parte dei vaccini non viene inoculato il virus, ma soltanto una parte del suo Rna, cioè quella sostanza che ne codifica le caratteristiche. Il sistema immunitario “legge” questa sostanza, la aggredisce e la memorizza. Qualora si presentasse davvero il virus del Covid il sistema immunitario sarà pronto per annientarlo. Il vaccino Astrazeneca funziona in modo diverso, ma è comunque molto efficace. Si inocula un virus innocuo (virus che non è quello del Covid) che porta su di sé del materiale genetico che fa parte del Covid: il sistema immunitario lo combatte e lo memorizza. Quando eventualmente arriverà il virus vero con quel materiale genetico, il sistema immunitario sarà pronto. Insomma, in nessun caso ci si può ammalare di Covid per via del vaccino".
Lei che cosa pensa dei festeggiamenti per la vittoria dell’Italia?
"Io penso si debba ridimensionare questa faccenda. È stato un episodio molto contraddittorio, da un lato uno stadio pieno, con tanto di autorità, dall’altro i festeggiamenti in piazza. Non si può accettare lo stadio pieno e poi scagliarsi contro i giovani in piazza. E perché mai lo stadio sì e Porta Nuova no? I commenti scandalizzati mi paiono sciocchi".