Pride 2024, l’orgoglio di rimanere sempre e comunque fedeli a se stessi - L’Irriverente commento di Simone Di Matteo
Un monito dal quale dover imparare e che in molti sembrano voler far finta di dimenticare
"L'amore sboccia tra persone, non tra sessi. Perché porsi dei limiti?", deve essersi chiesto in più di un'occasione lo scrittore statunitense David Leavitt, prefigurandosi verso quale direzione il mondo sarebbe evidentemente andato a finire. Ma è anche ciò che domando ripetutamente a me stesso, in ogni singolo istante di questa nostra sconclusionata era nostalgica, non appena mi imbatto in quella moltitudine amorfa di scelleratezze che soltanto la società attuale e i suoi (più che meritati, visto l'andazzo) rappresentanti sembrano poterci riservare. E chissà, forse è un quesito su cui dovrebbero interrogarsi un po' tutti, specialmente durante il mese del Pride. Così, giusto per rammentare a se stessi e agli altri, nel bene e purtroppo perfino nel male, che l'essere stessi è un sacrosanto diritto che appartiene a TUTTI e non a pochi privilegiati.
Giugno, il mese del #Pride tra battaglie e polemiche
Come ogni anno, giugno costituisce un periodo importante per il mondo intero. Le strade si tingono dei colori dell'arcobaleno, un simbolo che nulla ha a che vedere con ciò che le MADRI, i PADRI, i CRISTIANI e i PATRIOTI del momento vogliono far credere, e le bocche di coloro che le aprono solamente per dar aria alle gengive tornano a farsi portavoce di ideali ventennali che con questo ventennio - ahiloro - non c'entrano proprio un bel niente. Ma d'altronde, si sa, ormai non c'è più mese del Pride che tenga senza quell'infinità di sterili polemiche (volte solamente a distogliere l'attenzione dalle reali problematiche che ci affliggono e a cui i nostri sedicenti politici non sono in grado di porre alcun rimedio) al grido di "teoria gender", "indottrinamento", "la famiglia è composta da madre e padre" e via dicendo alle quali soltanto chi, come la Ministra della Famiglia, della natalità e delle pari opportunità Eugenia Roccella e i cosiddetti Pro-Vita (degli etero, s'intende), non ha la men che minima contezza della Storia o della realtà attuale può avere il barbaro coraggio di dare adito.
In effetti, checché ne dicano gli auto-professatisi santoni d'altri tempi, in un'epoca in cui troppo spesso si preferisce non ascoltare, far finta di non vedere ed arrogarsi il diritto di sentenziare con estrema leggerezza pur non possedendo alcuna capacità di giudizio, i Pride mantengono accesa una luce in un periodo ancora buio e apparentemente senza fine. Dopotutto, consistono nelle più grandi celebrazioni non-violente promosse dai vari movimenti a difesa, tutela e garanzia dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali, all'insegna del rispetto e dell'amore. Eppure fanno paura a molti, ben più di quelle guerre che i medesimi sarebbero subito pronti a scatenare. Chissà, magari perché la libertà spaventa, non la si può spiegare e, più di ogni altra cosa, non la si può controllare.
Dovrebbe essere inutile ribadirlo, ma è proprio questo che il termine PRIDE sta a significare. PRIDE non è l'orgoglio sbandierato da Giorgia Meloni. PRIDE non è la bandiera tricolore usata come merce di scambio, a seconda delle comodità, dinanzi a quelle violenze che, nostro malgrado, lo Stato pare essersi ritrovato a giustificare. PRIDE non è una vetrina alla quale inneggiare per mettersi in mostra o ricoprirsi di ridicolo, ci sono già le poltrone rosse delle Camere per quello. PRIDE non è una "carnevalata" a differenza di quel pensano in tanti, di pagliacci ne è già pieno il Parlamento!
Al contrario, In riferimento ai moti di Stonewall del 1969, PRIDE è un modello da non dimenticare e al quale rivolgersi nella lotta per i diritti sociali e le pari opportunità, un monito per chi continua a combattere e sceglie di non arrendersi. PRIDE è amore, speranza e rispetto, è questo ciò che si nasconde dietro la bandiera rainbow. PRIDE è commemorazione, di coloro che hanno deciso di reagire perché stufi di essere picchiati, emarginati, discriminati e ignorati. PRIDE è lottare per l’uguaglianza e l’amore senza ricorre a rabbia e violenza. PRIDE è essere liberi, liberi di scegliere per se stessi e impedire che qualcun altro lo faccia al posto nostro. PRIDE è amare incondizionatamente. PRIDE è essere fieri di ciò che si è, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, dal proprio credo o dalla propria provenienza. Insomma, PRIDE è un messaggio per chiunque, non solo per il milione di persone radunate nei giorni scorsi per le strade di Roma. E infine, PRIDE è imparare dagli errori del passato e tentare di non ripeterli, qualcosa che gli uomini e le donne di oggi fanno parecchio fatica a ricordare!!!