Vanessa Collini, l’ex autrice della De Filippi pubblica il libro “Figli di Maria”: non tutto ciò che brilla è oro e quel che non si vede meriterebbe di brillare un po’ di più
Un esempio che dovrebbe rammentarci la necessità di distinguere ciò che è da ciò che vorremmo che fosse
"Chi si aspetta che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e i buffoni coi sonagli sarà sempre loro preda e il loro zimbello” disse una volta il celebre filosofo Arthur Schopenhauer descrivendo con poche e semplici parole, in tempi ancora non sospetti, l’essenza di quel che sarebbe stata la nostra modernità. Oggi più di ieri, inutile girarci intorno, viviamo circondati da artifizi e finzioni, in qualsivoglia ambito e in ogni singola circostanza, annebbiati dalla coltre di polvere di quel velo pietoso che ci porta a fare i conti con quello che il mondo potrebbe essere e mai con ciò che realmente è. In questa sciagurata epoca fatta di filosofi da taverna e di inetti social-drunk, in effetti, ci ritroviamo a vagabondare nel caos della quotidianità senza uno scopo o un briciolo di senso critico, neanche fossimo delle Belle Addormentate che non ne vogliono proprio sapere di “svegliarsi”.
Più di qualcuno, forse più per dileguarsi dalle responsabilità della propria inutilità che per altro, attribuisce sicuramente la colpa a fattori esterni o ad altre persone perché, si sa, fa più comodo dimenticare, seppur per un attimo, di essere la causa dei propri mali. Sono davvero in pochi quelli che riescono (e soprattutto vogliono) a squarciare quel velo patinato che, ormai da illo tempore, ci ammanta. E di questo ne abbiamo parlato con Vanessa Collini, fresca di pubblicazione del suo libro “Figli di Maria”, un’opera in cui ci regala un excursus su quella che dovrebbe e potrebbe, nel bene e nel male, essere la vita dietro le quinte di e con Maria De Filippi. Così, giusto per cercare di ricordarci che il più delle volte ciò che luccica non è veramente oro e che quel che non si vede, a onor del vero, meriterebbe di brillare.
Vanessa Collini - L’Irriverente intervista
Buongiorno Vanessa e benvenuta tra le pagine di NewsPrima. Hai lavorato al fianco di Maria De Filippi in qualità di autrice per quasi 28 anni, ma nel 2020 qualcosa è cambiato. Cos'è accaduto?
Grazie a News Prima innanzitutto per avermi ospitata e intervistata. Mi sono accorta che c’è un atteggiamento prudente intorno al mio “Figli di Maria” a livello “ufficiale” poi invece nel privato ricevo nel quotidiano tanti feedback da ex colleghi, colleghi. La chiacchierata al telefono con te, Simone, è diventata poi una intervista. Grazie quindi per lo spazio. Non è accaduto nulla di particolare nel 2020 o meglio a settembre mi sono sposata e già quello per me è stato un cambiamento. Ma la decisione, la scelta di dimettermi non è avvenuta di punto in bianco ma è maturata dopo tutta una serie di cambiamenti personali e lavorativi. Nell’ultimo capitolo del libro credo che sia ben spiegato. Da una parte ho voluto a 46 anni dare spazio nella mia quotidianità agli affetti, anche a me stessa, cambiando prospettiva e priorità dall’altra parte in ambito lavorativo mi sono accorta che alcune situazioni erano cambiate e a quel punto ho semplicemente valuto se valeva o meno la pena rimanere o lanciarsi in ambiti e contesti nuovi. Quando non ti accorgi che il mood è cambiato e tutti diventano utili e nessuno indispensabile è meglio lasciare lo spazio ai giovani e scegliere di fermarsi. Ho avuto la fortuna di aver in casa un “paracadute”. E quindi, l’ho indossato e mi sono buttata.
E così, a distanza di qualche anno, hai deciso di pubblicare il libro "Figli di Maria", disponibile dallo scorso 10 aprile. Non pensi che qualcuno potrebbe accusarti di voler lucrare per mezzo del nome della De Filippi non collaborando più con lei?
Se avessi voluto puntare al denaro, sarei rimasta in Fascino con il mio contratto a tempo indeterminato e forse avrei potuto scrivere il libro con il benestare de “La Belva”, sperando di vedere il mio titolo da lei lanciato nelle sue trasmissioni. Ma tutto questo non mi appartiene.
Con l'appellativo "Figli di Maria" fai riferimento non solo ai suoi programmi, ma anche alle persone che, grazie a lei, hanno ottenuto numerose opportunità. Non credi sia eccessivo paragonarla ad un "Mecenate" qualunque dei giorni nostri?
Voglio prendere in prestito le parole che Piersilvio Berlusconi ha recentemente usato dopo la finale di Amici, definendo il programma come un evento nazionale, la più importante factory dello spettacolo italiano, il palco dove si formano e prendono il volo le future star della musica e della danza. Non voglio dire che le persone lanciate da Maria non avrebbero trovato ugualmente la loro strada in altro modo, ma io non ne sono così certa. Chi può dirlo? Quel che è sicuro è che hanno incontrato una professionista che ha consentito loro di farsi apprezzare dal pubblico. Questo vuol dire promuovere l’arte, lo spettacolo e la cultura. E questo è quello che fa un Mecenate.
Nel libro racconti di aver salvato in rubrica il numero della conduttrice con la dicitura "Belva". Un mero soprannome ironico, di quelli che tanti dipendenti affibbiano al proprio capo, o c'è di più?
Mai avrei pensato che salvare il numero di Maria in rubrica come “la Belva” avesse destato un tale interesse! Chi è che non ha dato un nomignolo al proprio temutissimo capo? Sono laureata in lettere e adoro il cinema. L’ispirazione nasce dal personaggio “La Belva Umana” di fantozziana memoria: terribile, temutissimo, quasi innominabile. Rido ancora oggi quando rivedo quel film. E – a ben guardare – se prendessi ora il mio telefono, nella rubrica troveresti – tra le illustri colleghe – anche la Signorina Silvani…. ma non saprai mai chi è.
La tua è anche una raccolta di episodi e aneddoti del dietro le quinte che non vedremo mai in tv. Ma hai svelato realmente tutto?
No, non ho rivelato tutto. Ho svelato quello che secondo me sarebbe stato apprezzato dal pubblico e che purtroppo (per ovvi motivi) non può andare in televisione. Ma non avevo altre finalità, tanto meno quella di entrare nel “privato” di alcuno, di svelare le inimicizie, i piccoli rancori, le gelosie, le rivalità e i pettegolezzi che ci sono in ogni luogo di lavoro.
Secondo te, potrebbero tacciarti di "ingratitudine" per aver messo alla berlina fatti che per alcuni, seppur non spiacevoli, sarebbero dovuti rimanere privati?
Nel libro non ho messo “alla berlina” nessuno e quindi non capirei l’ingratitudine. Sono una giornalista e conosco il confine tra ciò che può essere divulgato della vita di un personaggio pubblico e quello che invece è personale e deve rimanere tale. Mi sono presa la libertà di deciderlo io e, questo sì, lo rivendico. Come ho avuto già modo di dichiarare a qualche testata, avevo scritto a Maria chiedendole se avesse voluto leggere il mio libro prima dell’uscita ma non ho avuto risposta. Le avevo persino raccontato che non riuscivo a trovare un editore e che la cosa mi sembrava grottesca: sembrava che le case editrici maggiori evitassero il progetto a prescindere dal contenuto del libro, volevano il suo “imprimatur”.
Cosa ti ha davvero spinto a scrivere questo libro?
Quando – dopo quasi 30 anni – si prende una decisione importante come la mia, che ti porta a cambiare strada, si sente il bisogno di raccogliere l’esperienza fatta, di riviverla, ordinarla e metterla nella grande libreria della vita. Dicendo però “Grazie” a chi quell’esperienza l’ha resa possibile con i suoi insegnamenti e la sua amicizia.
Se non lo ha già fatto, Maria lo apprezzerà?
Quando si dona qualcosa, lo si fa per il piacere di farlo, sperando ovviamente che il dono sia gradito. Sono convinta che Maria, se avrà letto il libro, in cuor suo avrà apprezzato la gratitudine, la spontaneità, l’onestà e – perché no – anche il coraggio. E a me basta così, non mi aspetto altro.