"Giustizia a orologeria" o "giustizia datata"? Perché l'arresto di Toti è scattato proprio ora
Venerdì l'interrogatorio di garanzia del governatore. M5S e Pd chiedono le dimissioni
Puntuale come un orologio svizzero al momento è arrivato il dibattito tra colpevolisti e garantisti.
Ma guardando a una lettura più approfondita sulla vicenda che ha scosso la Liguria in questi giorni, ovvero l'arresto del governatore Toti e una raffica di provvedimenti giudiziari di uguale o differente portata verso altre persone, una domanda si sta facendo sempre più assordante: perché la bomba è esplosa adesso?
Più che "giustizia a orologeria", "giustizia datata"?
Ecco allora che dal rischio di "sposare" frasi fatte, quelle che spesso in questi anni hanno portato puntare il dito contro l'ormai sdoganata a livello lessicale "giustizia a orologeria", gli osservatori più attenti si stanno ora soffermando su altri particolari.
Che hanno portato in queste ultime ore a ribaltare un po' il concetto e a osservare quella che, guardando ai fatti, si presenta come una "giustizia un po' datata".
Il primo a provare a cambiare interpretazione allo shock sull'indagine giudiziaria in Liguria è stato proprio il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Seguito a stretto giro di posta dal Ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.
Il terremoto in Liguria, i dubbi del Ministro
Come detto, se subito da parte dal Centrodestra si è stigmatizzata la reazione di chi subito ha chiesto le dimissioni del Governatore Toti (da Forza Italia è partita l'invettiva "sciacallaggio" nei confronti del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte), allo stesso tempo però dal Governo qualcuno ha messo quasi altrettanto subito un freno alla "facile" equazione della "giustizia a orologeria".
Come il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha commentato:
"A Genova giustizia a orologeria? A me non piacciono le frasi fatte o del comune sentire, preferisco tener presente il principio di presunzione di innocenza. Sono però molto perplesso sui tempi della misura. Non per le elezioni (l'8 e il 9 giugno si svolgono numerose Amministrative in Liguria oltre alle Europee), ma per la distanza dal reato".
L'accusa del Governo: "Anni di indagine e poi...".
Il rappresentante dell'Esecutivo ha spiegato in maniera ancora più esauriente il concetto:
"Non conosco gli atti e da garantista penso sempre alla presunzione di innocenza. Mi è sembrato di capire che si tratta però di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l'inchiesta non è nata oggi, ma tempo addietro".
E ancora:
"Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini. Le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all'imminenza delle elezioni, ma se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l'indagine".
La giustizia e i suoi tempi, Tajani segue Nordio
Come detto, a stretto giro di posta anche il vicepresidente del Consiglio e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani ha sposato la chiave di lettura del suo collega di Governo, a margine dell'assemblea nazionale di Confcooperative, a Roma:
"Il ministro Nordio ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole. E' una vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa o il giorno dopo le elezioni...Noi siamo garantisti sempre, come lo siamo con Emiliano per la vicenda di Bari, anche se in quel caso il governatore ha detto di essere stato a casa della sorella di un boss...".
Anche Crosetto perplesso: "Leggo e non capisco..."
Perplesso sulla vicenda anche il ministro della Difesa e co-fondatore di Fratelli d'Italia Guido Crosetto che dà un giudizio anche sulla "lettura" delle carte dell'indagine.
Una lettura dove traspare una stroncatura abbastanza eloquente all'impianto accusatorio nei confronti di Toti:
"Ho l'abitudine di leggere le carte e quando ho letto le contestazioni a Toti non ho ben capito. Tutti pensano che sia stata messa in arresto una persona che ha preso dei soldi per se stesso. Quando poi si scopre che li ha presi regolarmente, denunciandoli per una campagna elettorale, diventa difficile capire come faccia a essere un corrotto. Si è autodenunciato con i soldi della campagna elettorale?".
Liguria shock, cosa è successo
Di certo, quella che a inizio settimana ha letteralmente dato uno scossone alla vita politica, amministrativa ed economica della Liguria è una vicenda delicata di cui ora si attendono di capire sviluppi e ricadute.
Intanto Toti sarà sentito venerdì dal Gip nell'interrogatorio di garanzia.
Il presidente della Regione è accusato di corruzione per l'esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d'ufficio, finisce agli arresti domiciliari in un'inchiesta in cui sono 25 gli indagati e 10 i destinatari di misure cautelari.
Tra loro il capo di Gabinetto di Toti, Matteo Cozzani - accusato di corruzione elettorale aggravata perché commessa al fine di agevolare il clan mafioso dei Cammarata di Riesi e di corruzione per l'esercizio della funzione, gli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli (il primo è storico ex presidente del Genoa e con minor fortuna del Livorno) e l'ad di Iren ed ex presidente dell'Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini: per lui si sono aperte le porte del carcere con l'accusa di corruzione.
Anche il Pd va all'attacco e chiede le dimissioni di Toti
Come detto il primo a chiedere le dimissioni di Toti per una "questione morale" era stato subito il Movimento 5 Stelle con il suo leader Giuseppe Conte.
Ma ora anche il Partito democratico va all'attacco e chiede un passo indietro di Toti. Il segretario nazionale Elly Schlein parla di un atto doveroso:
"Se confermate, le accuse disegnano un quadro di gravità inaudita. Un sistema corruttivo e un rapporto con la criminalità organizzata che arriva ai vertici di governo della Regione. Sono una garantista ma quando le accuse sono così gravi c'è l'opportunità politica di fare un passo indietro, per rispetto delle istituzioni".
La "risposta" della Procura (nell'ordinanza)
Ai dubbi e perplessità di Nordio e Tajani, sembra in realtà rispondere la stessa Procura all'interno dell'ordinanza stessa.
Che siano ragionamenti opinabili o condivisibili, quello che emerge come linea di azione sembra essere abbastanza chiaro nella documentazione con cui la gip del Tribunale di Genova Paola Faggioni ha disposto le misure cautelari, almeno per il governatore della Liguria:
"Le esigenze cautelari per Giovanni Toti sono scattate per il pericolo attuale e concreto che l’indagato commetta altri gravi reati, in particolare che possa reiterare in occasione delle prossime elezioni analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé e per gli altri. Tale esigenze cautelari sono desumibili essenzialmente dalle modalità stesse della condotta dalle quali traspare una evidente sistematicità del meccanismo corruttivo”.
LE PAROLE DELL'AVVOCATO E L'USCITA DI TOTI DALLA PROCURA:
La sinistra guardi in casa propria.