Moda social

Vi piaceva il puppy yoga? Dimenticatevelo: si può fare, ma senza cuccioli

Una moda che arriva dall'estero ha trovato tantissimi adepti anche in Italia (grazie anche ai social): fare yoga con i cuccioli...ma i retroscena di questa pratica sono sgradevoli

Vi piaceva il puppy yoga? Dimenticatevelo: si può fare, ma senza cuccioli
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Spopola sui social ed è di gran moda, ma in realtà il Puppy Yoga presenta dei risvolti inquietanti per il benessere dei cuccioli "prestati" per compiacere i clienti e i loro account Instagram. Motivo per il quale, nei giorni scorsi, il ministero della Salute ha dichiarato illegale la pratica e e invitando le Regioni a “vigilare” perché queste sedute non vengano organizzate e vendute.

Dopo un vero e proprio boom negli Stati Uniti, Regno Unito e in Francia il Puppy yoga è diventato molto popolare, soprattutto grazie ai social network: varie aziende e associazioni hanno iniziato a proporlo in Italia. Ma ora arriva il "no" delle istituzioni. Ecco perché.

Puppy Yoga: in Italia la moda da social network diventa illegale

Il Puppy Yoga prevede lezioni di yoga condotte in sale o palestre in cui siano presenti cuccioli di cane, lasciati liberi di interagire con i presenti: a una prima fase di esercizi ne segue una di interazione pura, definita “coccole” o “pet therapy”. Inutile dire che c'è sempre la possibilità di scattare foto e selfie, che poi spesso vengono pubblicati sui social network.

Puppy Yoga

Si tratta di una variante del Dog yoga, detto anche “doga”, che esiste da anni negli Stati Uniti e che prevede di fare esercizi e posizioni yoga in compagnia di un cane (spesso il proprio): anche il “doga” è stato spesso contestato, ma soprattutto dai maestri yoga, che ne mettono in discussione l’utilità e l’opportunità.

In Italia le lezioni costano mediamente 40 euro.

 

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Il ministero della Salute è intervenuto con una nota in cui invita le Regioni a “vigilare” perché queste pratiche non vengano organizzate e vendute nel nostro Paese. Il motivo? Il possibile sfruttamento e lo stress a cui vengono sottoposte le bestiole. In particolare il dipartimento nazionale che si occupa della salute animale, che fa parte del ministero della Salute, ha fatto leva sul fatto che questi cani siano troppo piccoli per partecipare a queste pratiche, ricordando come le attività di cosiddetta “pet therapy” siano legali solo con animali adulti.

Il malessere dei cuccioli

Da tempo il Puppy yoga era al centro di polemiche e denunce da parte di attivisti e associazioni animaliste, che sostenevano che fosse una forma di sfruttamento degli animali, soprattutto in una fase della loro vita in cui dovrebbero essere lasciati alle cure della madre e mantenuti lontani da ambienti stressanti e da interazioni eccessive con gli esseri umani.

 

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Le lezioni prevedono una mezz’ora di yoga classico e una mezz’ora di interazioni: sono quasi sempre svolte con cuccioli di razza, provenienti da allevamenti. Gli allevatori “danno in affitto” i cuccioli per le lezioni, ottenendo in cambio un pagamento o semplicemente la possibilità di pubblicizzare la vendita degli stessi cuccioli. Secondo quanto riferito da molti attivisti e anche da alcuni dei partecipanti, spesso le sedute di Puppy yoga si trasformano in promozioni della vendita dei cuccioli stessi.

 L’avvocato Michele Pezone ha spiegato al Fatto Quotidiano alcune problematicità della pratica, come "separare i cuccioli troppo presto dalle mamme per attività non idonee alla loro natura, portarli in ambienti non adeguati, sottoporli a viaggi e spostamenti stressanti nonché a giornate intere in cui erano utilizzati in numerose sessioni dalla mattina alla sera".

Questioni simili sono state sollevate da media e associazioni animaliste anche nel Regno Unito e in Irlanda: un’inchiesta della televisione britannica ITV ha sottolineato anche come alcuni dei cuccioli fossero temporaneamente privati di acqua, per evitare che facessero la pipì durante le sedute, o del sonno, svegliati ripetutamente per interagire con chi si era iscritto alla lezione.

Le denunce degli animalisti

Nelle scorse settimane l’associazione animalista Lndc Animal Protection aveva presentato presso la Procura di Milano una denuncia per possibile maltrattamento degli animali.

“Ci troviamo di fronte a un vero e proprio sfruttamento a fini commerciali – aveva dichiarato la Presidente dell'associazione Piera Rosati – che non tiene in alcun conto il benessere e la salute psicofisica di creature ancora troppo fragili per essere trattate in questo modo. A quell’età, i cuccioli non dovrebbero affrontare viaggi e stress, ma stare in un ambiente tranquillo e protetto sotto la guida e le cure della mamma".

Anche la ong animalista Enpa aveva invitato a boicottare questa pratica e a segnalare le sempre crescenti realtà che la stavano proponendo.

Il ministero ha dato loro ragione.

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