FederlegnoArredo

Una vetrina irrinunciabile per tutta la filiera del legno-arredo

Intervista al presidente Claudio Feltrin: il valore sempre attuale del Salone, l’andamento economico del settore e il tema centrale della transizione ecologica

Una vetrina irrinunciabile per tutta la filiera del legno-arredo
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“Il Salone del Mobile.Milano continua a confermarsi il più importante momento di business del settore e l’occasione per tutta la filiera del legno-arredo di mostrare la qualità della sua produzione, in cui ricerca, innovazione, artigianalità e sostenibilità si fondono”. Ne è convinto Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo.

Una vetrina irrinunciabile per tutta la filiera del legno-arredo

Un settore che nel 2023 ha fatturato 52,7 miliardi di euro, di cui circa 19,9 di export e 32,8 di mercato interno, chiudendo l’anno a -7,9% sul 2022, seppur con livelli superiori al 2019, come attestano i consuntivi elaborati dal Centro Studi FederlegnoArredo. E la Federazione conferma il proprio impegno al fianco delle imprese associate, con la convinzione che la competitività vada di pari passo a un impegno concreto sui temi della sostenibilità ambientale economica e sociale.

Il Salone del Mobile.Milano resta una vetrina internazionale irrinunciabile?

“Le aziende presentano le loro novità messe a punto nei 12 mesi precedenti. E’ la vetrina più importante nonostante i suoi 62 anni, ha ancora la forza e la validità pensate dai suoi fondatori. Questo vale per le grandi aziende, più strutturate, ma anche, anzi soprattutto per le piccole e medie imprese, che hanno meno occasioni di incontro con i mercati internazionali. Nei padiglioni di Rho Fiera visitatori e buyers possono avere la fotografia precisa del mondo dell’arredamento e delle nuove tendenze. Una mole di informazioni e contatti che in nessun’altra fiera e in nessun’altra città e in nessun altro modo è possibile ottenere in pochi giorni. Al Salone il meglio del settore, in 6 giorni, si presenta al mondo. Ovviamente è una manifestazione che ha dovuto trasformarsi e sapersi adeguare ai tempi. Già con il Supersalone abbiamo sperimentato una formula innovativa, dopodiché tornare indietro sarebbe stato impossibile. Consapevoli che toccare una formula di successo è sempre difficile, ma il Covid ha provocato un’accelerazione nel cambiamento a tutti i livelli e anche il Salone ha dovuto adeguarsi alle trasformazioni in atto, con la digitalizzazione prima, dando modo al Salone di ‘vivere’ tutto l’anno. Maria Porro e il suo staff hanno lavorato molto bene su questo aspetto e sul layout del Salone, introducendo novità molto importanti. Lo abbiamo visto l’anno scorso con Euroluce, studiando una formula non solo estetica ma soprattutto di funzionalità e fruibilità, partendo da un’operazione di ascolto degli stakeholder ed espositori. Un risultato apprezzato davvero da tutti. Il visitatore è stato messo al centro per facilitare la visita e al contempo l’espositore ha la certezza che tutti vedranno le sue novità. Un’operazione che replichiamo quest’anno, con i dovuti adattamenti, per le biennali di cucina e bagno. Crediamo, e ci auguriamo, sia la consacrazione di questo nuovo format, che sarà allargato poi a tutto il sistema espositivo. Il Salone è leader nella sua categoria e in quanto tale deve assumersi anche i rischi di chi guida il cambiamento”.

Claudio Feltrin

I risultati del 2023 segnano un calo del fatturato: a cosa si deve questo andamento ed è un segnale che vi preoccupa?

“Nel 2023 abbiamo registrato un calo di fatturato del 7,9%, che avevamo già messo in conto. I due anni precedenti sono stati eccezionali. Il 2021 aveva segnato un più 14% - sul 2019, perché il 2020 non viene considerato per la crisi causata dal Covid - e il 2022 ha confermato un altro 12,8% di crescita. Per il 2021 si tratta di un aumento quantitativo, tale da aver mandato in difficoltà le nostre imprese per iperproduzione, con impianti portati al 120-130% della capacità produttiva. Una crescita dei consumi, dovuti al Covid - che ha sconvolto le nostre abitudini e ha fatto riscoprire la casa - e anche agli incentivi fiscali. Nel 2022 abbiamo registrato le stesse quantità, ma c’è stato anche un effetto inflattivo dovuto soprattutto all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, che ha portato a un adeguamento dei listini. Poi a fine 2022 avevamo ancora un portafoglio ordini molto consistente, di fronte però a un calo della domanda, e nel ’23 il Governo è intervenuto con la riduzione degli incentivi fiscali di cui il settore ha risentito”.

La situazione politica internazionale incide negativamente sulle esportazioni ma anche sul reperimento delle materie prime?

“Certamente la situazione internazionale ha inciso e incide. Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina, anche sull’approvvigionamento del legno. E ora la crisi tra Israele e Palestina aumenta le tensioni internazionali. Anche la crisi nel canale di Suez influisce sulle nostre esportazioni e sulla situazione economica in generale. Inoltre, nel 2024 sono previste importanti elezioni, a partire da quelle negli Stati Uniti, che creano preoccupazioni a livello globale. La situazione non favorisce certo la propensione del consumatore alla spesa. Di pari passo anche le imprese sono più caute negli investimenti”.

E come vedete il 2024?

“E’ difficile fare previsioni. Con il nostro Monitor vedremo le aspettative delle aziende. Per quello che possiamo percepire, il 2024 sarà molto simile al 2023, quindi se riusciremo a mantenere gli stessi numeri lo riterrei un risultato molto buono. Dopo il primo semestre la curva dovrebbe tornare a crescere”.

Il Salone, come tutta la vostra Federazione, punta moltissimo sulla sostenibilità. Come FederlegnoArredo affronta l’impegno della transizione ecologica?

“Quello della sostenibilità è un tema che riteniamo centrale. La transizione ecologica mette di fronte a una vera trasformazione, non solo per realizzare un prodotto più sostenibile ma per non restare fuori dal mercato. Quindi, da una parte, stiamo facendo di tutto per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza nei nostri associati, attraverso anche un impegno per capire come affrontarla, mettendo a punto processi, indicazioni e servizi ad hoc per loro. Dall’altra, portiamo avanti un lavoro con le istituzioni, nazionali e soprattutto europee, perché è proprio in Europa che vengono scritte le regole. Dobbiamo quindi presidiare questo fronte per evitare che vengano scritte regole poi impraticabili: teoricamente siamo tutti d’accordo sulla direzione, ma bisogna stare attenti che la cura non uccida il malato. Come, ad esempio, l’Eudr, ovvero il regolamento sulla deforestazione e tracciabilità delle materie prime, che rischia di mettere in crisi il settore: pienamente d’accordo sulle finalità, ma dobbiamo evitare un appesantimento burocratico difficile da gestire, soprattutto per le piccole imprese. La transizione è necessaria, ma definire bene come e in quanto tempo è altrettanto importante. L’approccio del tutto e subito finisce per avere l’effetto esattamente contrario”.

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