Spioni, Europee, terzo mandato: le tre spine nel fianco di Meloni dopo il successo in Abruzzo
Sulla commissione d'inchiesta sul dossieraggio la premier ora frena e "gioca a scacchi" per le Europee. Intanto la Lega...
Neanche il tempo di gustarsi la vittoria in Abruzzo che ecco subito presentarsi tre "spine" per Giorgia Meloni.
Dalla commissione d'inchiesta sugli "spioni" alla candidatura alle Europee passando per il (rinnovato) pressing della Lega sul terzo mandato, la premier ha il suo bel daffare per tener la barra dritta.
Senza contare che, "nel mezzo", la presidente del Consiglio ha confermato l'impegno del Governo sul tema (anche questo a dir la verità altrettanto spinoso) dell'autonomia differenziata.
Dagli spioni alla Lega, le spine di Giorgia
Ecco allora che ieri, martedì 12 marzo, in occasione della firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Province Autonome di Trento e Bolzano, Meloni non solo ha ribadito l'impegno dell'Esecutivo a portare a compimento il percorso dell'autonomia differenziata, ma ha anche affrontato temi di Governo e di strategia politica di strettissima attualissima.
Seppur con un rinnovato entusiasmo per la netta vittoria in Abruzzo e la riconferma come governatore di Marco Marsilio (tra l'altro suo uomo di fiducia), Meloni ha però in agenda altre questioni che devono trovare in tempi relativamente brevi una soluzione.
Dossieraggio e Commissione ad hoc: frena anche la premier
L'elemento che balza più all'occhio in queste ore è la posizione del presidente del Consiglio sul caso dossieraggio-spioni e la conseguente richiesta dell'istituzione di una commissione d'inchiesta.
Una soluzione che era stata avanzata subito dopo il clamore dell'inchiesta di Perugia proprio da Fratelli d'Italia (in particolare dal capogruppo alla Camera, Tommaso Foti) e dalla Lega.
Ma anche dai Ministri Crosetto (co-fondatore di Fratelli d'Italia) e Nordio (imposto dalla Meloni a inizio legislatura ma dopo nemmeno un anno caduto in disgrazia).
La stessa Meloni aveva subito dichiarato di voler fare al più presto chiarezza sulla vicenda e di voler arrivare in tempi brevi ai nomi dei mandanti che avevano portato a spiare oltre 2mila persone tra politici e vip e ad accedere a migliaia di documenti riservati.
Ora però anche la premier sembra frenare sulla Commissione d'inchiesta lasciando invece aperto il campo al lavoro della Commissione Antimafia.
L'Italia degli "spioni", al lavoro l'Antimafia
Come detto, nelle ultimissime ore la premier e leader di Fratelli d'Italia sembra prendere tempo:
"Lasciamo lavorare l'Antimafia, poi vedremo. Ma quanto emerge è incredibile e vergognoso per uno Stato di diritto".
Meloni ha giustificato la posizione spiegando che "per l'istituzione di una commissione ad hoc serve del tempo", meglio nel frattempo lasciar lavorare l'Antimafia.
Dinamiche delicate, le posizioni degli alleati
Certo la premier così sembra andare contro ai suoi ministri e parte del suo partito (oltre alla Lega con cui però i rapporti sono ai minimi storici) e sembra piuttosto assecondare la componente più moderata della maggioranza.
Fin da subito infatti sia Forza Italia con il segretario Antonio Tajani e il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri sia Maurizio Lupi di Noi Moderati avevano avuto una reazione più prudente rispetto all'ipotesi di una commissione d'inchiesta.
Maurizio Gasparri
Il dilemma delle Europee, che faranno i tre leader?
Intanto prosegue, ma il tempo inizia a diventare sempre meno, il tormentone che riguarda la possibile candidatura alle Europee dei tre leader del Centrodestra, appunto Meloni, Tajani e Salvini.
Al momento la premier sembra stia tenendo in scacco tutti.
Il ragionamento è ormai metabolizzato da tutti i protagonisti e dai partiti di appartenenza ed è questo: se si candida la Meloni, si candidano tutti, se non si candida la Meloni non si candida nessuno.
Giorgia temporeggia ancora e Tajani...idem
La premier in queste ore ha commentato al riguardo:
"La mia candidatura è un tema che appassiona i giornalisti, ma meno me. Deciderò alla fine di questo percorso, quando si presenteranno le liste farò le mie valutazioni: è una decisione che non ho preso e che non intendo prendere adesso".
L'ipotesi ormai quasi certa è che la premier deciderà a fine aprile, dopo le elezioni in Basilicata che concluderanno il trittico elettorale delle Regioni (Sardegna-Abruzzo-Basilicata) in attesa del voto (in concomitanza con le Europee) in Piemonte e Umbria.
Ecco allora che a stretto giro di posta sono arrivate sul tema "Europee" le dichiarazioni del segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani:
"Sono pronto a candidarmi se serve alla nostra coalizione. se serve, ma non è obbligatorio".
Il leader di FI ha di fatto ribadito quanto detto anche lunedì quando aveva rimarcato l'obiettivo degli azzurri del 10% e aveva spiegato di aver chiesto a Letizia Moratti e Gabriele Albertini di candidarsi.
A volte ritornano...la Lega e il terzo mandato
Nel frattempo, reale convinzione o provocazione, la Lega ha ripresentato in Senato un emendamento riguardo la possibilità del terzo mandato per i governatori.
Un'altra spina nel fianco per Giorgia Meloni, perché le tensioni Lega-FdI faticano ormai ad essere nascoste e sono sempre più evidenti nella quotidianità dell'agenda politica.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni
Il documento era già stato bocciato in Commissione e verrà ora ripresentato in Aula con una scontata spaccatura all'interno della maggioranza.
A meno che il Centrodestra non cerchi di salvare almeno le apparenze, chiedendo la fiducia sul decreto ed evitando così di andare alla conta dei voti sul terzo mandato.