Coronavirus, scioperi in tutta Italia. I lavoratori: "Non siamo carne da cannone"
Dai commessi piemontesi agli operai lombardi, veneti e toscani. I sindacati appoggiano le loro richieste.
Da una parte le direttive governative che impongono di stare a casa ed evitare in ogni modo le occasioni di contagio da Covid-19. Dall'altra le esigenze delle aziende, che tentano di non fermare la produzione. Nel mezzo centinaia di migliaia di lavoratori che non hanno mansioni che consentano lo smart working. Ciò significa ritrovarsi in capannoni oppure open space pieni di colleghi, aumentando sensibilmente i rischi di contagio.
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Coronavirus: scioperi in tutto il Nord Italia
Sono tanti i lavoratori che stanno incrociando le braccia nelle ultime ora, chiedendo a gran voce tutele per la loro salute. I sindacati appoggiano le loro richieste: Cgil, Cisl e Uil della Lombardia hanno scritto al Presidente della Regione Fontana chiedendo un'urgente valutazione sulla necessità di procedere al fermo di ogni attività economica. In queste ore il premier Giuseppe Conte affronterà il nodo sicurezza proprio con i rappresentanti sindacali e confindustriali. La questione si è fatta urgente e non più rinviabile, anche in virtù dell'ondata di scioperi che si stanno propagando a macchia d'olio.
I commessi dei supermercati: "Siamo carne da macello"
Una lettera dei lavoratori del commercio piemontesi è stata inviata ai media.
"La categoria lavorativa più colpita dall’isteria collettiva, i lavoratori del commercio, riesce ad unirsi in Piemonte, in qualche individualità, ed in un gruppo al di fuori dalle appartenenze sindacali e dalle idee politiche di ognuno, per chiedere attenzione all’opinione pubblica sulla loro condizione lavorativa." Esordiscono.
"Trattati come carne da macello dai datori, dalla politica nazionale e dalle amministrazioni regionali i lavoratori di supermercati e negozi alimentari sono stati privati fino a due giorni fa dell’uso di protezioni individuali (mascherine) perchè le aziende le hanno vietate in quanto spaventano la clientela", denunciano.
I commessi chiedono di essere sottoposti a tampone, nonché la chiusura di tutti i supermercati e articoli di alimentari sfusi. La richiesta riguarda anche la chiusura - la domenica e festivi fino ad aprile - di supermermercati, centri commerciali e negozi senza distinzioni di tipologia di merce. Si richiede inoltre la presenza davanti ad ogni supermercato o negozio di superficie superiore ai 600 metri quadri di una pattuglia delle forze dell’ordine o di due guardie giurate per il rispetto di tali norme e dei comportamenti della clientela.
Fincantieri in sciopero
Non va meglio in Veneto. Accade alla Fincantieri di Marghera con i sindacati che confermano la protesta dettata dall’emergenza sicurezza. Escono, mascherina alla bocca, scuotendo la testa ed entrando così in sciopero. Gli operai lamentano l'impossibilità di rispettare le regole, proprio per la natura del lavoro, che non può essere eseguito a distanza di un metro l’uno dall’altro.
Nel Mantovano lavoratori in sciopero a Iveco, Corneliani e Relevi
Sono partite le prime con lo sciopero all’Iveco di Suzzara e lo stato di agitazione alla Relevi di Rodigo per difendere i lavoratori dal rischio contagio. A proclamarli: Fiom Cgil all’Iveco e Filctem Cgil con Femca Cisl e Uiltec Uil alla Relevi. Nella serata di ieri la direzione dell’Iveco ha comunicato alle associazioni sindacali che oggi e domani lo stabilimento sarà chiuso per riorganizzare il lavoro alla luce dell’emergenza Covid-19.
Anche operaie e operai della Corneliani Spa di Mantova, che produce abbigliamento (quindi generi non essenziali a contrastare il coronavirus in questo momento) hanno indetto uno sciopero spontaneo stamane, che si protrarrà fino a lunedì, per protestare contro la decisione del Governo di non procedere, almeno in Lombardia, anche al fermo di tutte le fabbriche che non facciano materiali di contrasto al virus.
Braccia incrociate anche nel Milanese
Sei ore di sciopero sui quattro turni lavorativi nello stabilimento Electrolux di Solaro. La richiesta di Fim, Fiom e Uilm nazionali è quella di una chiusura delle imprese metalmeccaniche fino a domenica 22 marzo “al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”. La richiesta ufficiale è quella della sospensione di tutte le attività produttive non necessarie.
E succede pure in Toscana
"In accordo con l’iniziativa promossa dalle rispettive organizzazioni sindacali e allo scopo di permettere la verifica che siano state prese tutte le misure possibili perché si possa lavorare all’interno dello stabilimento rispettando le prescrizioni di sicurezza stabilite dai decreti ministeriali, Fim, Fiom e Uglm territoriali di Pistoia proclamano uno sciopero dal 13 al 21 marzo per tutti i lavoratori che operano all’interno del sito Hitachi Rail. Sono esclusi i lavoratori già collocati in smart working".
Così alla Hitachi Rail, una delle fabbriche più importanti di Pistoia.
Accordo raggiunto a Roma fra Governo e sindacati
Questa mattina, sabato 14 marzo 2020, a Roma, presso la Presidenza del Consiglio, Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto con il Governo e le parti datoriali un “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.
È un risultato molto importante in una fase che impone a tutti massima responsabilità nel garantire, prima di ogni altra cosa, la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici. La salute di chi lavora è per noi un’assoluta priorità che deve precedere qualunque altra considerazione economica o produttiva.
L’accordo che questa mattina abbiamo sottoscritto consentirà alle imprese di tutti i settori, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro.
Nell’accordo è stato previsto il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze a livello aziendale o territoriale per garantire una piena ed effettiva tutela della loro salute. Per questo è importante che in tutti i luoghi di lavoro si chieda una piena effettività dell’intesa che è stata raggiunta.
Sappiamo che il momento è difficile e sappiamo che i lavoratori e le lavoratrici italiane sapranno agire e contribuire, con la responsabilità che hanno sempre saputo dimostrare, nell’adeguare l’organizzazione aziendale e i ritmi produttivi per garantire la massima sicurezza possibile e la continuazione produttiva essenziale per non fermare il Paese.
Importante è la sottoscrizione del testo da parte del Governo che, per quanto di sua competenza, favorirà la piena attuazione del protocollo.