Omicidio Cini, il cognato respinge le accuse: "L'intelligenza artificiale ha generato le prove"
La vittima è stata uccisa a sprangate e data alle fiamme: incosciente ma ancora viva
“Qualcuno mi vuole incastrare, l’intelligenza artificiale potrebbe aver generato le conversazioni”: questi gli argomenti con cui Daniele Maiorino, 58 anni, accusato dell'omicidio di Cini, si è difeso davanti al giudice. Vittima di un complotto articolato, dunque, secondo la sua versione.
Ma per le indagini sarebbe lui il responsabile dell’omicidio di Alessio Cini, preso a sprangate e poi dato alle fiamme lo scorso 8 gennaio ad Agliana, in provincia di Pistoia.
Omicidio Cini: il cognato accusato si dice vittima di un complotto
C'era anche l'ex moglie di Alessio Cini, Katiuscia Carrone, nella mattinata del 22 gennaio 2024, davanti al tribunale di Pistoia. E' qui che Daniele Maiorino, 58 anni, accusato dell'omicidio di Cini, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari, rigettando tutte le accuse.
Come racconta Prima Firenze, "Qualcuno mi vuole incastrare", ha detto Maiorino al giudice, sostenendo di essere "vittima di un complotto e che l’intelligenza artificiale potrebbe aver generato le conversazioni". Per le indagini delle forze dell'ordine è lui, invece, l'omicida del cognato, barbaramente ucciso.
Le intercettazioni ambientali
"Maremma ladra devo ammazzare Katiuscia", si sente Maiorino nelle intercettazioni ambientali in macchina. Maiorino è da solo, parla tra sé e sé in auto. La sua preoccupazione è la pensione che dovrebbe spettare alla ex moglie di Cini.
E poi, l'uomo scenderebbe nei dettagli:
"L’ho ammazzato, l’ho preso a calci, gli ho rotto lo sterno e gli ho dato foco", avrebbe detto Maiorino. Pensa anche a quello che avrebbe detto agli inquirenti e giornalisti.
"Dobbiamo rilasciare dichiarazioni che siamo sconvolti...".
Proprio queste dichiarazioni saranno al centro anche della strategia difensiva degli avvocati di Maiorino. Infatti, i legali nomineranno dei periti per chiarire il testo delle frasi pronunciate dal 58enne perché non si sentirebbe il soggetto.
L'avvocato: "Nessun pericolo di fuga"
"Lui ha nuovamente ribadito la sua innocenza - ha detto ai cronisti l'avvocato Katia Dottore Giachino, uscendo da tribunale di Pistoia - Ha precisato circostanze che durante l'interrogatorio del 18 gennaio non siamo riusciti a precisare. In particolare la questione del passaporto, perché il fermo è finalizzato ad impedire all'indagato di fuggire all'estero".
Maiorino, infatti, avrebbe spiegato ai giudici che non ci sarebbe nessun pericolo di fuga perché non avrebbe il passaporto. Tutto nasce perché in alcune intercettazioni ambientali si sentirebbe la parola passaporto.
"E' su queste circostanze che si poteva ravvedere il pericolo di fuga", ha ancora detto l'avvocato Giachino.
Diversa la tesi della procura secondo cui Maiorino avrebbe dei contatti con alcuni cittadini stranieri che lo avrebbero aiutato nella fuga.
"Cosa che assolutamente non è veritiera - ha tagliato corto l'avvocato - Il mio assistito ha precisato che comunque erano contatti di lavoro o finalizzati ad altre esigenze. Il mio cliente spesso parla da solo. Abbiamo sentito l’intercettazione ambientale in cui si sente bene 'ucciso', però il soggetto no. Non siamo riusciti a captare se veramente era 'l’ho' oppure 'l’hanno' ucciso. Valuteremo la possibilità di sottoporle a dei periti".
Katiuscia Carrone, ex moglie di Alessio Cini ha aspettato il cognato Daniele Maiorino e, guardandolo uscire dal furgone trasporto detenuti della Polizia Penitenziaria del carcere di Pistoia, gli ha urlato “Complimenti”. Ha spiegato che voleva guardare negli occhi la persona che ha “ucciso il padre di sua figlia”.
Movente e dinamica
Secondo gli inquirenti, il presunto assassino avrebbe agito per mire economiche. L'uomo voleva infatti ereditare un appartamento in cui abitava il cognato Cini insieme alla figlia 14enne. Il piano del 58enne, secondo la Procura, era quello di ottenere l'affidamento della nipote e impossessarsi del patrimonio e della casa del cognato.
Nella fase iniziale delle indagini sono state analizzate le videocamere di zona che hanno documentato sia gli spostamenti delle persone, sia il preciso momento in cui è avvenuto l’omicidio, collocato dagli investigatori tra le ore 5,52 e le ore 5,59 dell'8 gennaio. L’autopsia aveva consentito di verificare che l’uomo era stato colpito, pochi istanti prima che venisse dato fuoco al corpo, da colpi inferti sia con un corpo contundente al capo, forse una sbarra di ferro, sia con calci al torace, e solo successivamente era stato incendiato.
A quanto emerso, inoltre, per quanto incosciente la vittima era ancora viva quando è stata data alle fiamme.