GUERRA DI NUMERI

Tutti contro tutti sulle "Zone 30" nelle grandi città: sindaci e Codacons attaccano Salvini

Il leader della Lega, titolare al Governo di Trasporti e Infrastrutture, ha annunciato una direttiva ministeriale per "frenare" queste novità introdotte dalle Amministrazioni comunali

Tutti contro tutti sulle "Zone 30" nelle grandi città: sindaci e Codacons attaccano Salvini
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Sulla guerra dei 30 Km all'ora il freno a mano lo tira il ministro Salvini.

Dopo il caso del traffico a passo di lumaca con i limiti di velocità introdotti a Bologna, il leader della Lega, titolare al Governo di Trasporti e Infrastrutture ha infatti annunciato una direttiva ministeriale che possa appunto "frenare" queste novità introdotte dalle Amministrazioni comunali nel campo della viabilità e della sicurezza.

In quello che potrebbe trasformarsi a tutti gli effetti in uno "scontro politico" Salvini ha però anche già anche annunciato di non voler andare a un "muro contro muro", ma di volersi confrontare con sindaci, Anci e anche Ministero dell'Interno.

La guerra dei 30, Salvini tra macchine lumaca e gli uccellini

Il rappresentante del Governo e leader della Lega non aveva però mancato di polemizzare anche con una certa ironia sulla misura introdotta nel capoluogo dell'Emilia Romagna dall'Amministrazione guidata da Matteo Lepore. 

Salvini è stato infatti tranciante:

"E' stata una scelta ideologica, va bene prevedere dei limiti significativi in zone sensibili, ma lasciamo lavorare chi deve lavorare. Tanto più che il sindaco tra le motivazioni che ha addotto ha illustrato quella che ora i bolognesi potranno ascoltare il canto degli uccellini...".

Strada del dialogo e no al "partito anti auto"

Annunciata per sabato, la direttiva del Ministero ha però avuto al momento un rinvio "sine die" forse proprio per cercare la strada del dialogo non solo con il primo cittadino bolognese, ma anche con gli altri sindaci d'Italia.

Anche perché nel frattempo lo stesso Salvini ha però ampiamente posto pollice verso all'idea che possa nascere un "partito", un vero e proprio movimento "anti auto".

Anche perché in realtà a sgomberare il caso che si possa trattare di una battaglia ideologica "destra-sinistra" è arrivato anche il solo apparente paradosso che anche due Comuni a guida Centrodestra (Olbia e Treviso) hanno recentemente adottato le misure e i limiti dei 30 come Bologna.

Il dibattito politico

Una sorta di apparente contraddizione subito evidenziata dal segretario nazionale del Pd Elly Schlein e dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori che pur ha sottolineato come la misura sia applicabile solo alla cerchia ristretta dei centri storici. 

Ma a dar manforte a Salvini è arrivato il commento del leader di Forza Italia Antonio Tajani che ha rimarcato la necessità di essere più severi nel far rispettare il limite dei 50 all'ora.

Mentre Angelo Bonelli, leader dei Verdi ha posto l'accento sull'aspetto della sicurezza e della salvaguardia delle vite umane:

"Salvini, disperato, per qualche voto in più è disposto a sacrificare la sicurezza e quindi vite umane. Nelle maggiori città europee, guidate anche dalla dx, c’è il limite dei 30 km/h. 9 pedoni su 10 si salvano la vita in caso di collisione a 30 km/h; 3 su 10 a 40; 1,5 su 10 a 50".

Controcorrente Milano: "Zone 30 non subito, non ovunque"

Controcorrente il commento del sindaco di Milano Beppe Sala tra l'altro alle prese con un grave problema di sicurezza sulle strade della sua città per quanto riguarda la tutela e incolumità dei ciclisti.

Nei giorni scorsi il primo cittadino del capoluogo lombardo aveva preso atto della sollecitazione di un gruppo di cittadini che nottetempo hanno affisso una serie di striscioni per chiedere la realizzazione di una città a 30 km/h.

Sala ha però preso tempo:

"Non so dire se è realistico immaginare il primo gennaio 2024 come data di entrata in vigore della misura. Gli uffici stanno lavorando per capire dove la misura possa essere applicata, comunque non su tutta la città. Il limite dei 30 km orari è uno stimolo che ci dà il Consiglio comunale su cui sto riflettendo con attenzione".

Però poi ha aggiunto:

"Credo che una parte della città debba andare a 30 all’ora, ma il modello che sta applicando Bologna è impossibile per noi. Stiamo trovando il modo giusto, per farlo bisogna cercare di capire dove sta andando il Governo e come si muove la Procura.

Dubbi del sindaco meneghino che sono stati esternalizzati e amplificati senza mezze misure dalla Polizia locale che boccia in partenza la possibile novità:

"Il provvedimento è demagogico. Non è adatto, dicono, a raggiungere gli obiettivi fissati, cioè, tra gli altri, a ridurre il numero degli incidenti e migliorare la circolazione veicolare sulle strade. Gli incidenti dipendono principalmente dalla disattenzione alla guida".

30 sì, 30 no: la guerra dei numeri

Da una parte chi spinge per la sicurezza levando il piede dall'acceleratore, dall'altro chi frena le misure "lumaca" agitando lo spauracchio dei ritardi consequenziali per il trasporto pubblico, le consegne urgenti (in primis i farmaci) e legate a vincoli di orario, come ad esempio i taxi diretti in stazione ferroviarie e aeroporti.

Un dibattito acceso dove ognuno al momento dice la sua, ma mancano probabilmente dati e numerosi su larga scala ("Ogni città è diversa dall'altra", lamentano le rappresentanze sindacali della Polizia locale) e nel medio-lungo periodo che possano portare a unicità di vedute e strategie.

Il nodo dei mezzi di soccorso

Del resto, manca unicità di vedute anche per quanto riguarda i mezzi di soccorso.

Proprio a Bologna l'associazione Andromeda aveva lanciato l'allarme per quanto concerne i trasporti (specie evidentemente quelli d'urgenza) in ospedali e Pronto soccorso ipotizzando ritardi e il pericolo di compromettere la bontà del servizio e delle cure.

Uno spauracchio che per il momento è stato "smontato" dall'Ausl locale che ha escluso che le zone 30 possano condizionare e penalizzare il servizio.

Tra 30 all'ora e Salvini, la battaglia del Codacons

Nel frattempo, anche il Codacons annuncia battaglia, nella fattispecie con un ricorso contro un'eventuale direttiva del Ministero:

"La direttiva del Mit in tema di limiti di velocità è sbagliata sotto ogni punto di vista, e risulta un provvedimento ingiustificato, abnorme e sproporzionato, una misura meramente ideologica che si scontra con l'esigenza prioritaria di garantire la sicurezza stradale e tutelare l'incolumità dei cittadini".

L'associazione ha scattato una fotografia sulla situazione in Europa:

"Sempre più città stanno adottando nei centri urbani il limite massimo di velocità di 30 km/h, ottenendo enormi benefici sia sul fronte dell'incidentalità che su quello delle emissioni inquinanti, con un miglioramento evidente della qualità dell'aria. Diversamente da quanto sostenuto dal ministro Salvini, la misura dei 30 km/h adottata da Bologna ma anche da altre amministrazioni, non si applica a tutto il territorio comunale, ma solo ad aree sensibili individuate direttamente dai sindaci, a cui la legge italiana attribuisce il potere di intervenire in materia, nel rispetto del Codice della strada. Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Salvini, il limite di velocità di 30 km/h in alcune aree individuate dai sindaci non compromette alcun diritto degli automobilisti, né lede principi costituzionali. Semmai, l'unica facoltà ad essere limitata è quella di mettere a rischio la vita di pedoni o ciclisti attraverso una velocità di guida eccessiva".

Il Codacons ha anche annunciato che col ricorso sarà inoltre chiesto al ministero un risarcimento danni di 500.000 euro per atto illegittimo, da versare al fondo vittime della strada.

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