Sorvegliato a vista in cella: intercettato nell'auto mentre ricostruiva da solo l'omicidio del cognato
Era convinto che la nipote avrebbe ricevuto un'eredità da un milione di euro e che sarebbe stata affidata a lui
Un ragionamento a voce alta nella propria auto in cui ha ripercorso tutti i passaggi del brutale omicidio che, secondo gli inquirenti, Daniele Maiorino avrebbe commesso. Grazie a queste intercettazioni e alle immagini delle telecamere di sorveglianza, gli investigatori hanno chiuso il cerchio attorno al cognato di Alessio Cini, 57enne brutalmente ucciso a pochi metri dalla propria abitazione.
Parenti e vicini di casa, entrambi vivevano nella villetta trifamiliare immersa nei vivai alla Ferruccia di Agliana. Fino all'alba di lunedì 8 gennaio 2024, quando l'operaio della Microtex, azienda tessile di Prato, è stato preso a sprangate e bruciato quando ancora stava respirando. Un omicidio crudo che ha sconvolto tutto il comune della provincia di Pistoia e non solo. Maiorino intanto è stato fermato dal comando provinciale dei carabinieri di Pistoia.
La svolta nelle indagini
Le indagini dirette dal procuratore Tommaso Coletta e dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio hanno subito una svolta grazie alle intercettazioni ambientali nell'auto di Maiorino e alle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. Grazie alle prime, gli inquirenti hanno ottenuto una sorta di confessione a se stesso di Maiorino. Egli avrebbe detto tra sé e sé di aver perso la testa e commesso l'omicidio.
Grazie alle telecamere invece, si è potuti risalire all'orario preciso della morte di Cini. Le registrazioni mostrano infatti nel buio della mattina la scintilla dell'accensione del fuoco, appiccato sul corpo inerme della vittima. Altre immagini mostrerebbe tutti gli spostamenti di Maiorino, dalla benzina presa presso un distributore nelle vicinanze fino al momento dell'aggressione, avvenuta alle spalle con una spranga e seguita da calci su tutto il corpo.
La procura di Pistoia ha così accusato Daniele Maiorino, 58 anni originario di Prato, di omicidio volontario, con le aggravanti del vincolo di parentela con la vittima e per la crudeltà con la quale avrebbe agito. Maiorino è sposato con la sorella dell'ex moglie di Alessio Cini, ed ha un lavoro saltuario nell'ambito del montaggio degli infissi.
L'interrogatorio e il movente
Il primo sospettato dell'omicidio Cini è stato così interrogato per quasi 10 ore. Un interrogatorio durante il quale ha sempre negato di essere colpevole ma invece affermando che ad aver commesso il brutale assassinio fossero stati altri. Durante i soliloqui registrati dai militari, Maiorino si sarebbe sfogato a voce alta, ripercorrendo non solo la mattina dell'omicidio ma anche un eventuale piano di fuga, forse all'estero.
Il movente sembrerebbe essere legato all'eredità. Il piano di Maiorino, una volta liberatosi del cognato, sarebbe stato quello di ottenere l'affidamento della figlia 14enne e con lei ottenere i soldi del padre, il quale avrebbe ereditato una grossa cifra dopo la morte della madre avvenuta in estate. Così sarebbe riuscito a rimediare alla sua situazione economica poco florida, prendendo possesso anche dell'intera villetta trifamiliare, finora "condivisa" proprio con lo stesso Alessio Cini.
"Un'idea ce l'ho su chi potrebbe essere stato"
Lo stesso giorno dell’omicidio, lo scorso 8 gennaio, Daniele Maiorino, 58 anni, cognato della vittima, aveva rilasciato un’intervista al programma di Rai Due “Ore 14”. Era infatti il primo pomeriggio e non moltissime ore prima, circa alle 6 di quella mattina, nel giardino della villetta trifamiliare nel comune di Agliana (Pistoia), era stato ritrovato il corpo senza vita e carbonizzato di Alessio Cini, 57 anni.
Le parole dell’uomo che oggi è il principale accusato del feroce delitto erano state:
“Sono il cognato, era una persona stupenda”. E quando il giornalista gli aveva chiesto se erano lì la notte (con la sua famiglia abita nell’appartamento al piano di sotto della vittima) aveva risposto: “Eravamo tutti a casa, ma non abbiamo visto nessuno. Mi sono accorto solo dell’ambulanza la mattina presto. Lui era su con la figlia, mentre noi giù. Alessio era una bravissima persona che lavorava e pensava alla figlia. Non aveva nemici, un’’idea ce l’abbiamo su chi potrebbe essere stato ma non mi faccia parlare, ci sono le indagini in corso”.
Parole che oggi potrebbero sembrare un maldestro tentativo di depistare le ricerche degli investigatori che invece, nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 gennaio, dieci giorni dopo l’omicidio, sono arrivati alla conclusione che a uccidere Alessio Cini potrebbe essere stato proprio il cognato. Il fermo dell’uomo è stato eseguito dai carabinieri della sezione operativa della compagnia di Pistoia che è accusato di accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela.