Incredibile

Finge un malore e usa l'ambulanza come un taxi: "Avevo bisogno di un passaggio"

Una donna si è fatta trasportare per 20 chilometri da Carapelle a Foggia, poi è sparita. Rischia l'interruzione di pubblico servizio

Finge un malore e usa l'ambulanza come un taxi: "Avevo bisogno di un passaggio"
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Carapelle è un piccolo centro di poco meno di settemila abitanti in provincia di Foggia, che dista dal capoluogo una ventina di chilometri. Qui una donna ha escogitato uno stratagemma curioso per raggiungere la città, ma che ora rischia di costarle caro. Ha chiamato un'ambulanza simulando un malore, dopodiché, una volta arrivata in ospedale a Foggia è sparita. Quando è stata rintracciata ha candidamente ammesso che aveva bisogno di un passaggio.

Foggia, simula malore e usa ambulanza come taxi

La donna, di mezza età, ha chiamato il 112 chiedendo l'intervento di un'ambulanza per un presunto malore. A quel punto i soccorritori sono arrivati a casa sua e dopo averla visitata (e accertato che non era in condizioni gravi), l'hanno comunque caricata sul mezzo e portata agli Ospedali riuniti di Foggia, dove è arrivata in codice giallo.

L'ospedale di Foggia

Ma qui, il colpo di scena. Una volta giunta in Pronto soccorso, anziché sottoporsi a esami e controlli, ha imboccato l'uscita e se ne è andata, facendo perdere in un primo momento le sue tracce.

"Mi serviva un passaggio"

La donna, però, è stata rintracciata nei pressi dell'ospedale. A quel punto ha candidamente ammesso la verità, come se fosse qualcosa di normale:

"Mi serviva un passaggio a Foggia".

Interruzione di pubblico servizio

La vicenda però potrebbe non finire qui, con una ramanzina. La donna rischia di essere accusata di interruzione di pubblico servizio, un reato disciplinato dall'articolo 340 del Codice penale:

"Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno.

Quando la condotta di cui al primo comma è posta in essere nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, si applica la reclusione fino a due anni.

I capi, promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni".

Difficile pensare che la protagonista di questa assurda storia possa finire davvero in prigione, ma una bella multa forse non gliela toglierà nessuno.

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