centrodestra spaccato

In Veneto per un solo voto non passa la legge sul fine vita: fuoco amico su Zaia

Il voto in Veneto non avrebbe approvato il suicidio assistito, già possibile con la sentenza Cappato, bensì le modalità di accedere a un diritto già riconosciuto

In Veneto per un solo voto non passa la legge sul fine vita: fuoco amico su Zaia
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Per un solo voto la legge che avrebbe regolamentato il fine vita in Veneto non è passata. Doccia fredda per il governatore leghista Luca Zaia, che si era favorevolmente esposto. La maggioranza di destra si è spaccata sul tema, ridimensionando – di fatto – il doge.

Indicativi i cartelloni con cui Pro Vita - da sempre vicina a Giorgia Meloni e a Fratelli d'Italia, quindi, sulla carta, compagna di maggioranza del governatore - ha accusato Zaia di aver tradito il suo mandato e ironizzato su una sua presunta appartenenza "segreta" al Pd.

I cartelloni di Pro Life contro Zaia

Emerge, numeri alla mano, una maggioranza spaccata: con FdI e Fi saldamente contrari a una regolamentazione sul suicidio assistito, mentre il Carroccio si è diviso, facendo - di fatto - traballare il potere di Zaia.

Nessuna regolamentazione del fine vita in Veneto

Il voto della norma, proposta dall'associazione 'Coscioni' richiedeva il sì della maggioranza assoluta. Erano in votazione in tutto 5 articoli. La discussione e il voto hanno visto la spaccatura del centrodestra, con Fdi e Fi contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni.

zaia

Sia il primo che il secondo articolo hanno in particolare ottenuto 25 voti favorevoli, 22 contrari, e 3 astenuti. La maggioranza dei voti assoluta, fissata a quota 26, non è stata quindi raggiunta.

"E' stata bocciata una legge di iniziativa popolare, che non viene dalla Giunta regionale. Non passa perché a parità di voti, 25 contro e 25 a favore, viene rimandata in Commissione, questa è la democrazia. Dopodiché, domani mattina i pazienti terminali possono chiedere, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, l'accesso al fine vita, il che è la prova provata che questa iniziativa non serviva per autorizzare il fine vita ma stabiliva solo i tempi di risposta alle istanze".

Così Zaia ha messo i puntini sulle “i” commentando lo stop del Consiglio regionale alla legge di iniziativa popolare promossa dall'associazione Luca Coscioni.

"Su un tema etico è fondamentale che tutti abbiamo libertà di pensiero e di espressione - ha aggiunto - spero che a livello nazionale si affronti il tema".

Il Veneto non farà dunque da apripista sul tema dei diritti.

“Rispetto l’idea di tutti, ma se toccasse a me vorrei decidere io”, ha ricordato ancora Zaia, sottolineando come la causa non dovesse essere una questione di partito. Infatti il consiglio regionale del Veneto si è spaccato. Allo stesso modo si è divisa la maggioranza di centrodestra a trazione leghista.

Maggioranza spaccata

La capogruppo dem, Vanessa Camani, ha dichiarato:

“Come Pd abbiamo sostenuto convintamente questa proposta. Emerge il dato politico relativo al fatto che le parole e le indicazioni del presidente Zaia siano cadute nel vuoto da parte di oltre la metà della sua maggioranza: una spaccatura profonda che non può essere giustificata dalla libertà di coscienza e che sta alla base dello stop alla legge”.

Esultano i leghisti “duri e puri”, come Stefano Valdegamberi:

“Finisce la sua corsa il progetto di legge popolare su eutanasia. È ritornato il buon senso”.

O i fedelissimi di Pro Vita & Famiglia, vicinissimi a Fratelli d’Italia, che hanno utilizzato camion-vela per mostrare Zaia che si toglie la giacca, sotto la quale c’è una maglietta con la scritta “Pd”.

“Non si tratta di una minaccia, ma sarebbe la diretta conseguenza di un tradimento politico e valoriale, dato che né la Lega né Zaia si sono mai presentati agli elettori sostenendo la deriva eutanasica. Da una maggioranza di centrodestra ci aspetteremmo un netto rifiuto della propaganda mortifera dei radicali, che avrà la sola conseguenza di spingere migliaia di fragili ed emarginati a sentirsi un peso e chiedere di essere ammazzati. Speriamo, fino all'ultimo, in un sussulto di coscienza umana e di coerenza politica. Per questo da oggi nelle principali città del Veneto girano alcuni Camion Vela con il messaggio “Agente 007 Zaia. Uno di sinistra sotto copertura. Se approvi il suicidio assistito tradisci i tuoi elettori. Ce ne ricorderemo!”, con l’immagine del governatore veneto e lo stemma del PD sotto la sua camicia. La volontà di Zaia di spingere per il suicidio assistito rivela come la sua sia un’agenda radicale agli antipodi rispetto alla tutela della vita in ogni sua fase e condizione, proprio come da programmi di Pd, Movimento 5 Stelle, Partito Radicale e progressisti”. Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

Facciamo chiarezza

Per chiarezza il voto in Veneto non avrebbe approvato il suicidio assistito, già possibile con la sentenza Cappato che - pur non essendo una legge - dal 2019 è permesso ai pazienti che presentano situazioni intollerabili, e previa verifica dei casi, di autosomministrarsi un farmaco letale e porre fine alle proprie sofferenze.

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Indicativi sono i casi di Stefano Gheller e della friulana Anna (nome di fantasia) che è stata la prima paziente ad accedere al suicidio assistito mediante il Servizio sanitario nazionale.

Stefano Gheller

Non si trattava dunque di sdoganare nulla, bensì di fare ordine in una selva burocratica che rende una calvario per i malati il raggiungimento di un loro diritto sancito.

Il progetto di legge in aula si poneva infatti l’obiettivo di “definire i ruoli, i tempi e le procedure delineate della Corte costituzionale attraverso una sentenza immediatamente esecutiva”.

Il commento dell’associazione Coscioni

"Dobbiamo prendere atto che, nonostante l'impegno generoso di tante consigliere e consiglieri regionali che hanno agito sulla base di convinzioni invece che di appartenenze politiche, l'opportunità creata non è stata per il momento accolta dalla maggioranza assoluta dei votanti in Consiglio regionale. Il diritto ad essere aiutati a morire resta, auspichiamo che il Consiglio vorrà presto tornare ad esprimersi e approvare il testo". Così in una nota Marco Cappato e Filomena Gallo (Associazione Luca Coscioni) commentano la bocciatura in Consiglio regionale del Veneto della legge di iniziativa popolare promossa dall'associazione sul suicidio medicalmente assistito.

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