Nonostante la doppia vaccinazione contagiato dalla variante Delta: cosa sappiamo, i vaccini funzionano?
In Italia la percentuale di contagiati con la mutazione si attesta all’1%. Il vaccino della Pfizer/BioNTech, secondo diversi studi, mantiene un buon livello di protezione.
Grande attenzione intorno alla variante Delta, che siamo stati abituati a conoscere come variante indiana: per la scienza B.1.617.2. Questa mutazione del Covid sarebbe infatti in grado di provocare reinfezioni e indebolire l’efficacia dei vaccini soprattutto dopo una sola dose; ma è bene ribadire che in caso di ciclo vaccinale terminato la protezione contro morte e casi gravi rimane molto alta. A imporre una riflessione sul tema anche il recente di caso, raccontato da Prima Milano, del focolaio in una palestra all'ombra della Madonnina, dove 10 persone hanno contratto il virus: una di loro - vaccinata con entrambi le dosi contro Covid-19 - è risultata positiva alla variante Delta.
Focolaio in palestra: un contagio da variante Delta, era vaccinato
Una nota dell'Ats Città Metropolitana di Milano, nei giorni scorsi, ha reso noto che in una palestra milanese - che aveva aperto il 24 maggio - si sono contagiate dieci persone ed è stato accertato un caso di variante cosiddetta variante "Delta", quella indiana del virus:
"Un caso ha evidenziato infezione da variante indiana ed è stato richiesto il sequenziamento per gli altri 9. Tutti i casi sono in isolamento".
L'uomo contagiato dalla variante indiana risultava vaccinato contro il Covid anche con la seconda dose.
Il caso britannico
Anche in Europa B.1.617.2 inzia a destare preoccupazione. In Gran Bretagna, per esempio, è stato procrastinato il rinvio del ritorno alla normalità a causa del diffondersi di questa mutazione, nel Paese questa variante ha ormai soppiantato la variante Alfa (ex "inglese") e costituisce il 96% dei casi. Si stima che la capacità di trasmissione della Delta sia maggiore del 64% e che aumenti di 2 volte il rischio di ospedalizzazione. Il 68% dei casi si sono verificati in persone non vaccinate, forte concentrazione di positivi anche nei giovani tra i 10 e i 29 anni. I ricoveri ci sono, ma stanno aumentando rapidamente tra i giovani adulti (età 25-44) e quasi per nulla tra i più anziani. Tra i casi dell’ultima settimana il 3,7% è andato in Pronto Soccorso, i ricoverati sono stati l’1,2% e i morti lo 0,1 per cento (42 persone).
Pochissimi (meno del 5%) casi riguardano persone di età pari o superiore a 60 anni. Ciò si allinea con la copertura vaccinale a 2 dosi per il Regno Unito. La prima buona notizia, dunque, è che chi ha terminato la campagna vaccinale è sicuramente più protetto, soprattutto dalle forme gravi della malattia.
In Italia
In Italia la percentuale di contagiati con la mutazione si attesta all’1%. Sulla questione si è espresso anche il premier Mario Draghi durante il G7:
“Noi facciamo il tampone a chi entra in Italia. Se dovessero ricominciare ad aumentare i contagi, anche noi dovremmo reinserire la quarantena per chi arriva dall’Inghilterra ma non ci siamo ancora”.
I vaccini ci proteggono?
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha indicato la Delta come variante preoccupante.
Il vaccino della Pfizer/BioNTech, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Nature dai ricercatori dell’Università del Texas di Galveston, riesce a neutralizzare la Delta.
In base alle analisi sui dati inglesi, i vaccini in uso in UK (Pfizer e AstraZeneca) sono ancora efficaci, soprattutto dopo due dosi, anche se in maniera lievemente minore. La protezione data dai vaccini è più debole con persone che hanno ricevuto una sola dose: in uno studio pubblicato su Lancet effettuato su 250 persone vaccinate con Pfizer il 79% dei vaccinati con una dose hanno registrato una risposta neutralizzante degli anticorpi contro il virus Delta ridotta al 32% (rispetto al ceppo originario), l’immunità potrebbe essere ancora minore in persone più anziane o deboli. L’efficacia del vaccino contro Delta è maggiore dopo 2 dosi. Anche un recente studio su Nature conferma la buona protezione dopo due dosi, anche se la Delta ha una capacità di evasione dai sieri immunizzanti, come dimostra il caso milanese.