"io sono uomo d'onore"

Matteo Messina Denaro è morto a 62 anni: "Nessun funerale religioso fatto da uomini immondi"

Si è spento nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila, dove era stato ricoverato per il tumore al colon giunto al quarto stadio

Matteo Messina Denaro è morto a 62 anni: "Nessun funerale religioso fatto da uomini immondi"
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E’ morto Matteo Messina Denaro, ultima beffa la volontà di portarsi nella tomba ancora tanti segreti che – “da uomo d’onore” come ha tenuto a definirsi fino all’ultimo – ha tenuto per sé anche dopo la cattura.

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Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro è morto

Dopo una agonia di alcuni giorni è morto nell'ospedale dell'Aquila il boss Matteo Messina Denaro, l'ultimo stragista di Cosa Nostra. Il capomafia, 62 anni, soffriva di una grave forma di tumore al colon che gli era stata diagnosticata mentre era ancora ricercato, a fine 2020. Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari.

Che il boss mafioso fosse alla fine era già chiaro dalla sua cattura – avvenuta nel gennaio 2023 – dopo 30 anni di latitanza. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro", aveva detto con fare arrogante al carabiniere del Ros che stava per arrestarlo. E’ così terminata la latitanza del padrino di Castelvetrano, finito in manette alle mentre stava per iniziare la seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo, una delle più note della città, che l’uomo frequentava a viso scoperto senza troppe remore.

Indizio chiaro di come quella cupola omertosa che è cifra stilistica mafiosa, sia ben lungi dall’essere eradicata in alcuni territori. Favoreggiatori anche eccellenti, come chiarito dagli inquirenti, riconducibili a una fetta della borghesia locale che lo ha sempre aiutato.

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Da quel momento è iniziato l’ultimo capitolo della vita del sanguinario boss: la prigionia. Negli ultimi tempi il 62enne è stato ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila dove è stato sottoposto alla terapia del dolore per il tumore al colon giunto al quarto stadio da cui era affetto. Accorsa al capezzale la figlia Lorenza Alagna, che di recente ha chiesto di potere avere il cognome del padre, e la sua legale, e nipote, l’avvocata Lorenza Guttadauro. Non è mancata neppure l'anziana madre del boss.

Lorenza Alagna, figlia di Matteo Messina Denaro

La figlia lo ha potuto vedere seppure con le misure di sicurezza. Cosciente delle sue condizioni, nei giorni scorsi, Messina Denaro ha redatto due documenti: uno dispone che non si proceda con accanimento terapeutico, con un altro atto ha riconosciuto la figlia Lorenza nata il 17 novembre 1996 dal rapporto con Franca Alagna.

"Rifiuto ogni funerale religioso"

"Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato. Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Se Dio esiste allora è certo che non mi ha scomunicato, proprio perché è Dio. Mi hanno scomunicato gli uomini che dicono di rappresentarlo. Dio perdona, i suoi rappresentanti terreni scomunicano. Ho fatto pace con Dio e accetterò tutto quello che mi accadrà con animo sereno e il cuore in pace".

Matteo Messina Denaro aveva espresso le sue volontà, in un pizzino, qualche anno fa. Il 16 gennaio, giorno del suo arresto, i carabinieri del Ros hanno trovato gli appunti del boss nel covo di Campobello di Mazara. La cerimonia, dunque, sarà privata e veloce al cimitero di Castelvetrano, nella cappella di famiglia dove sarà posto accanto al padre Francesco, capomafia della provincia di Trapani alla fine degli anni '80, morto d'infarto durante la latitanza.

"Io, uomo d'onore"

“Io non faccio parte di niente, io sono me stesso. Mi definisco un criminale onesto. Io non sono uomo d’onore, mi ci sento. Io non sono un santo — è l’unica ammissione — però non c’entro niente con la storia del bambino Di Matteo”.

Un giovane Matteo Messina Denaro

Così nel suo primo interrogatorio, il capoclan, aveva chiarito lo spirito con il quale intendeva affrontare la fine. Nessun chiarimento, pochissime ammissioni: ogni forma di collaborazione con la giustizia sarebbe stata fuori discussione. Del resto, Messina Denaro, sapeva di essere prossimo alla morte. Oltre a negare il suo coinvolgimento con Cosa Nostra, ha detto agli inquirenti che l’unico motivo per cui è stato catturato sono le sue condizioni di salute: "Non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia".

Le stragi e gli omicidi di Matteo Messina Denaro

In base alle indagini degli inquirenti la sanguinosa "carriera" del boss è costellata di stragi e decine di omicidi, alcuni particolarmente crudeli per modalità e identità delle vittime.

E' ritenuto responsabile dell’omicidio di Nicola Consales, proprietario di un albergo di Triscina, nel comune di Castelvetrano, che si sarebbe lamentato della continua presenza del mafioso e dei suoi amici nella sua struttura. Nel 1992, Messina Denaro fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di Vincenzo Milazzo, capomafia di Alcamo e della compagna del mafioso, Antonella Bonomo, incinta di tre mesi.

Antonella Bonomo

Qualche mese dopo partecipò anche al fallito attentato contro il vicequestore Calogero Germanà, detto Rino, a Mazara del Vallo. Che proprio in queste ore, venuto a conoscenza dell'arresto, ha commentato: "Siamo tutti più liberi". Ed è sempre Germanà a raccontare come il boss "uccidesse senza colpo ferire", come se ammazzare fosse cosa da nulla.

trentesimo anniversario strage capaci

Seguono le drammatiche stragi di Capaci e di via D’Amelio a Palermo, in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti di scorta: Vito Schifani, Rocco Dicilio, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Clausio Traina.

Nel 1993 il criminale fu il mandante delle stragi di via dei Georgofili a Firenze, dove furono uccise 5 persone e ferite altre 37, di via Palestro a Milano, con un bilancio di 5 vittime e 15 feriti, e davanti alle chiese San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano a Roma, dove restarono ferite 22 persone.

C'è la sua firma mortale anche dietro l'attentato di via Fauro a Roma, quando, il 14 maggio del 1993, un'autobomba esplose vicino alla casa del giornalista Maurizio Costanzo, obiettivo del tentato omicidio per via della sua lotta alla mafia.

In macchina, con il volto noto, viaggiava anche l'allora giovane compagna Maria De Filippi, che ha spesso raccontato le pesanti ripercussioni psicologiche derivate dall'essere scampati alla morte per pura fatalità.

maurizio costanzo morto

Come dimenticare, infine, sempre nel 1993, mentre era già latitante, il suo ruolo in veste di mandante dell’omicidio di Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a soli 12 anni, per costringere il padre Santino, ex mafioso pentito, a ritrattare sulle sue dichiarazioni relative alla strage di Capaci.

Giuseppe di Matteo

Nel 1995, Messina Denaro è stato anche riconosciuto come il mandante dell’omicidio di Giuseppe Montalto, agente di polizia penitenziaria nella sezione 41-bis del carcere Ucciardone di Palermo.

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