Vaccino italiano "in panne": Reithera non si arrende e cerca finanziamenti
L'azienda capitolina si è vista negare gli 80 milioni di euro inizialmente messi sul piatto dal Governo. Ma non demorde.
Nonostante la decisione della Corte dei Conti, che ha bloccato ulteriori fondi alla sperimentazione del vaccino italiano Reithera, l’azienda non intende gettare la spugna, annunciando che quanto stabilito non fermerà il progetto. La volontà è quella di trovare finanziamenti alternativi.
Reithera non si arrende e cerca finanziamenti alternativi
La Corte dei Conti ha stabilito che l'azienda capitolina al lavoro per produrre il vaccino made in Italy a vettore virale non riceverà gli 81 milioni promessi da Invitalia lo scorso gennaio. Il progetto finora è arrivato alla fase due delle sperimentazione, che si è conclusa in 25 ospedali italiani con mille volontari, e i finanziamenti erano fondamentali per procedere alla fase tre.
"Prendiamo atto della decisione della Corte dei Conti, che blocca di fatto l'impegno preso a suo tempo dalle parti governative", afferma l'azienda.
Stando al cronoprogramma la Fase 3 dovrebbe iniziare a giugno e a settembre si chiederà all’Agenzia europea del farmaco l’autorizzazione all’immissione sul mercato. Si ipotizza che il Governo (e L'UE) possano prediligere soluzioni vaccinali più innovative, a discapito - quindi - di farmaci come Reithera, a vettore virale. Come ha lasciato intendere il ministro per lo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha assicurato che "il governo continuerà ad andare avanti nella ricerca. Lo farà magari in forme diverse rispetto alla forma usata in passato".
Ma i vertici dell'azienda non indietreggiano e annunciano che, per l'ultima (e più dispendiosa fase) si cercheranno fonti di finanziamento alternative. Sottolineando inoltre che il pronunciamento della Corte dei Conti non riguarda la bontà del progetto o del vaccino ma aspetti tecnico-giuridici legati al contratto di finanziamento.
Il direttore del CRC Verona ha parlato di dati interessanti, spiegando che "conviene andare avanti".
I volontari: "Mai una gioia"
E poi ci sono i volontari, coloro che si sono prestati alla sperimentazione e rischiano di rimanere "a metà" dell'opera. Persone che Reithera ha tranquillizzato e ringraziato pubblicamente, anche per aver testimoniato attraverso i media la loro esperienza positiva.
Fra le schiere delle "cavie volontarie" si è levata la voce del 44enne Axel Felisari che si autodefinisce un "ipocondriaco patologico" e che ha fatto sapere di essere rimasto molto male circa il taglio dei finanziamenti. L'uomo spiega di aver investito molto, a livello emozionale, sul siero romano. Per via del suo terrore rispetto alle malattie ha ammesso che da febbraio dello scorso anno non mette il naso fuori di casa. Da qui la decisione di prendere parte alla sperimentazione vaccinale e ricevere le due dosi di Reihtera.
L'uomo ha già provveduto a sottoporsi privatamente a un test sierologico per controllare se avesse sviluppato gli anticorpi per il Covid: il laboratorio ha confermato la loro presenza nell'organismo del 44enne. Felisari non si arrende e lancia l'idea di una colletta per sostenere il progetto.
E conclude ironizzando su quanto breve sia stata la sua carriera da cavia volontaria, interrotta a metà corsa:
"Sulla mia tomba scriverò: mai una gioia".