Blocco dei licenziamenti prorogato fino ad agosto, ira di Confindustria
Interessa le aziende che utilizzano la Cassa integrazione ordinaria (industria ed edilizia).
E' arrivata a sorpresa, nel decreto Sostegni bis approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, un'importante novità: il blocco dei licenziamenti è stato esteso fino al 31 agosto 2021. Si tratta di una nuova proroga di due mesi che interessa le aziende che utilizzano la Cassa integrazione ordinaria (industria ed edilizia). Secondo le stime ad essere a rischio un'ampia platea che interessa mezzo milione di lavoratori.
Connfidustria ha già reagito negativamente disapprovando anche il cambio di rotta improvviso rispetto a quanto appena approvato nella legge di conversione del decreto Sostegni 1.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando sul tema, soltanto la settimana scorsa, aveva liquidato come "impossibile" una nuova proroga al blocco dei licenziamenti, incassando l'approvazione degli industriali. Ora invece arriva la decisione del nuovo slittamento.
Blocco dei licenziamenti prorogato fino al 31 agosto 2021
Pareva che il pressing dei sindacati sull'Esecutivo fosse destinato a non sortire effetti: il 30 giugno i licenziamenti sarebbero stati sbloccati.
"Penso che piuttosto che un provvedimento generale si possa ragionare settore per settore, condizione aziendale per condizione aziendale, su strumenti che affrontino le situazioni dove le ferite sono più profonde."
Aveva detto Orlando, lasciando intendere di prediligere un ricorso alla cassa integrazione; orientamento condiviso da Confindustria. In zona Cesarini, però, il ribaltone, con il ministro del lavoro che è andato parzialmente incontro ai sindacati che chiedevano un prolungamento fino ad 30 ottobre.
Il decreto 41/ 2021 aveva fissato due termini distinti per il divieto di licenziamenti economici individuali e collettivi:
30 giugno per le aziende che utilizzano la CIGO
30 ottobre per le aziende che utilizzano FIS e Cassa in deroga (artigianato terziario somministrazione).
Inoltre, dal 1 luglio, la Cassa covid è archiviata ma per i mesi di luglio e agosto la Cassa integrazione ordinaria sara esente dai contributi addizionali (fissati a 9,12 e 15% in base al numero di settimane utilizzate). Per il blocco licenziamenti di luglio e agosto si confermano le deroghe già presenti, quindi resta possibile licenziare in caso di :
- cessazioni definitive dell'attività
- messa in liquidazione e fallimento
- accordo sindacale per procedure di esodo incentivato.
Il disappunto di Confindustria
La reazione di Confindustria delle regioni del Nord non si è fatta attendere. I presidenti Marco Bonometti (Confindustria Lombardia), Enrico Carraro (Confindustria Veneto), Pietro Ferrari (Confindustria Emilia Romagna) e Marco Gay (Confindustria Piemonte) esprimono contrarietà alla proroga del blocco dei licenziamenti proposta nel decreto sostegni-bis:
"La norma proposta dal ministro del Lavoro Orlando al decreto Sostegni-bis che proroga il blocco dei licenziamenti, oltre a non essere in alcun modo condivisa con le parti Sociali – diversamente da quanto confermato dal Parlamento in sede di conversione del decreto Sostegni 1 – non fa che prolungare ulteriormente l’incertezza delle imprese in un momento in cui invece servirebbe grande chiarezza. La norma pone anche alcune criticità tecniche perché va a toccare anche quei datori di lavoro che finora non hanno fruito della cassa integrazione, ma che avrebbero necessità di farlo oggi per potersi riorganizzare per ripartire. Ma è soprattutto la scarsa affidabilità nelle regole che erano state condivise a creare disorientamento, posto che un accordo sulle misure emergenziali già si era trovato, con l’avvallo dello stesso premier Draghi.
Rinnovare il blocco dei licenziamenti significa rimandare l'attuazione delle indispensabili riforme degli ammortizzatori e delle politiche attive per il cambiamento e l'accrescimento delle competenze che il nostro Paese necessita. Per noi resta fondamentale il dialogo tra governo e categorie economiche che sono in grado di leggere i mutamenti e di traguardare il futuro. Nelle nostre regioni la ripartenza è già in atto e il tema è più quello delle politiche formative piuttosto che dei licenziamenti. Se i governi avessero investito di più in formazione e occupabilità, avremmo sicuramente reso più competitive le imprese che adesso non trovano quei profili professionali che servono per rispondere alle sfide della trasformazione tecnologica. Per questo ci appelliamo a Draghi per la sua competenza, affidabilità e coerenza affinché trovi una soluzione nell’interesse di tutti gli italiani, per una vera ripresa economica e sociale".
La replica dei sindacati
Stamane, lunedì 24 maggio, non si è fatta attendere la replica dei segretari generali di Cgil Lombardia, Alessandro Pagano, di Cgil Piemonte, Massimo Pozzi, di Cgil Veneto, Christian Ferrari, e di Cgil Emilia Romagna, Luigi Giove, ai rispettivi vertici confindustriali:
"L’unica cosa di cui non c’è bisogno in questo momento nel nostro Paese è lo sblocco dei licenziamenti", commentano in una nota congiunta.
I segretari delle regioni del nord della Cgil ritengono anzi questo passo ancora insufficiente, chiedendo il blocco fino almeno ad ottobre.
La posizione del ministero del Lavoro
Dal canto proprio il ministero del Lavoro rimanda al mittente le polemiche sottolineando come il dl sia stato condiviso da tutte le forze politiche di maggioranza e discusso in pre-consiglio il giorno prima. Il decreto Sostegni bis, sottolineano fonti del ministero "ha importanti misure per garantire il mantenimento dei posti di lavoro e la ripartenza delle attività private che vengono sostenute con diversi strumenti mirati, compresa la norma sulla proroga del blocco dei licenziamenti a fine agosto per chi chiede la cig Covid entro fine giugno e l’azzeramento delle addizionali per tutto il 2021 per chi usa la cig ordinaria impegnandosi a non licenziare".
Più battagliera Tiziana Nisini, sottosegretaria del Ministero del Lavoro ed esponente della Lega, che sulla proroga del blocco dei licenziamenti ad agosto ha commentato duramente la scelta di Orlando accusandolo di aver rotto un patto con le aziende e con tutti gli attori in gioco. Nisini asserisce di non essere stata informata della decisione.