Incontro ravvicinato

Il video del piccolo di squalo che nuota tra i bagnanti a Comacchio

E' successo domenica 13 agosto 2023: nessun problema né per lo squalo né per i presenti

Il video del piccolo di squalo che nuota tra i bagnanti a Comacchio
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Un piccolo di squalo che nuota a due passi dalla riva tra le gambe di decine di bagnanti incuriositi. Non stiamo parlando di località esotiche, ma dei Lidi di Comacchio, in provincia di Ferrara. L'avvistamento è avvenuto domenica 13 agosto 2023 e ha suscitato parecchia curiosità tra i presenti.

Piccolo di squalo a riva a Comacchio

Oramai anche in Italia gli avvistamenti di squali sono non proprio all'ordine del giorno ma neppure così straordinari. Certo che trovarselo a pochi metri dalla riva fa sempre un certo effetto. E' quello che è avvenuto domenica 13 agosto 2023 ai Lidi di Comacchio, dove decine di persone si sono affollate in acqua per vedere un piccolo che nuotava vicinissimo alla riva.

Il video, manco a dirlo, ha iniziato a circolare di chat in chat diventando virale.

Già avvistata la mamma

Già qualche ora prima al largo era stato avvistato un esemplare di squalo più grande, verosimilmente la mamma. Poi, a mezzogiorno, a due metri dalla banchina i bagnanti hanno potuto vedere con stupore allo squalo che, forse un po’ confuso, girava nell’acqua bassa.

All’inizio è scattato un po’ l’allarme, i bagnini sono usciti a largo per controllare, ma di fatto lo squalo era innocuo e le persone, bambini e adulti, si sono goduti lo spettacolo degno delle Maldive.

Sapete che agli squali bianchi non piace la carne umana?

Come detto, gli avvistamenti di squali (di medio piccole dimensioni) sono sempre più frequenti in Italia. L'ultimo era avvenuto a fine giugno in Toscana.

Ma lo sapete che non c'è poi tanto da preoccuparsi? Gli squali bianchi, quantomeno gli esemplari più giovani appartenenti a questa specie (Carcharodon carcharias), non sembrano trovare gli esseri umani particolarmente appetitosi. A rivelarlo sono i risultati di uno studio pubblicato su Plos One, per il quale un gruppo di ricercatori del dipartimento di scienze biologiche della California State University ha monitorato, per circa due anni e attraverso l’utilizzo di droni aerei, diverse località balneari della California meridionale.

E’ emerso che gli individui giovani nuotano nelle stesse acque di alcuni assidui frequentatori del mare, come appassionati di surf e stand up paddle o semplici nuotatori. Ciononostante, i casi di attacco agli umani sono estremamente rari. Durante questo periodo sono stati osservati 1204 esemplari di squali bianchi giovani, definiti “Juvenile White Sharks” (Jws) nello studio. Questi animali, le cui dimensioni possono variare da 1,5 a 3 metri di lunghezza, si aggregano spesso a formare gruppi che si stanziano nelle acque relativamente vicine alla costa - di solito entro i 500 metri - probabilmente per trovare rifugio dai predatori più grandi, come le orche o gli stessi squali bianchi adulti, e sfruttare le condizioni favorevoli tipiche delle acque poco profonde: come la temperatura più alta e l’abbondanza di piccole prede di cui potersi nutrire. Nonostante l’elevata frequenza di incontri (per la maggior parte inconsapevoli) rilevata fra esseri umani e squali durante il periodo di monitoraggio è stato registrato un solo potenziale caso di morso non provocato, cioè a seguito di interazione non volontariamente ricercata da parte della persona aggredita.

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È probabile che gli attacchi siano così rari, spiegano gli autori, perché gli individui giovani preferiscono cibarsi di prede più piccole: in pratica, noi umani siamo “pesci” troppo grossi per questi individui di dimensioni relativamente piccole. Inoltre la razza umana ha poco grasso, rispetto per esempio alle foche, di cui gli squali vanno ghiotti: motivo per il quale, spesso, i surfisti subiscono attacchi e poi sopravvivono. Il predatore confonde la forma della tavola per una foca e, quando morde la preda, si accorge che non è “ricca e polposa” come dovrebbe essere. Motivo per il quale molla il colpo dopo “l’assaggio”.

A conferma di queste evidenze scientifiche ci sono i numeri, che suffragano la tesi, anche per ciò che concerne il comportamento degli squali adulti: nel 2022 sono stati confermati 57 morsi non provocati di squalo in tutto il mondo. Per non provocati si intendono situazioni in cui l’essere umano ha volontariamente intrapreso qualche tipo di interazione con questi animali, scatenando possibili (quanto ovvie) conseguenze.

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Dei 57 casi di “morso non provocato”, la maggior parte (41) è stata registrata negli Stati Uniti, seguiti dall’Australia (9) e poi da Egitto (2), Sud Africa (2), Brasile (1), Nuova Zelanda (1) e Tailandia (1). Cinque di questi 57 sono risultati nella morte della persona aggredita. Quindi in 365 giorni, in tutte le acque del mondo, con bagnanti che si immergono ad ogni ora e latitudine, sono cinque le persone per le quali l’incontro con uno squalo è stato fatale. Dati che parlano da soli, utili a ridimensionare il nostro percepito circa la reale pericolosità di questo animale, rispetto al reale rischio.

Ad ogni modo, ricordando che siamo noi che andiamo a invadere l’habitat di un grande predatore, per evitare qualunque (seppur bassissimo) rischio è bene tenere a mente delle semplici regole: nuotare in compagnia, stare nei pressi della riva, evitare nuotate al tramonto e, soprattutto, stare lontani da luoghi in cui si sta pescando.

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