La guida

Chi continuerà a prendere il reddito di cittadinanza e cosa dovrà fare chi lo ha perso

Per gestire la complicata fase transitoria il Ministero del Lavoro ha creato un portale con le Faq per rispondere ai dubbi dei cittadini

Chi continuerà a prendere il reddito di cittadinanza e cosa dovrà fare chi lo ha perso
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Ora che il Governo Meloni ha detto definitivamente stop al Reddito di Cittadinanza, con l’Inps che ha comunicato la sospensione via sms a 169 mila famiglie, a Roma e Napoli si sono moltiplicate proteste e sit-in. La stretta sul reddito, annunciata da tempo, si pone come obiettivo quello di risparmiare 3 miliardi di euro sugli 8 circa spesi in precedenza.

La misura scade a fine 2023 e, come previsto dal decreto Lavoro di maggio, il Reddito sarà sostituito nel 2024 dall’Assegno di inclusione (Adi) per le famiglie in cui ci sono componenti disabili, minori o over 60. Gli "occupabili" invece, col reddito sospeso ad agosto, dal 1° settembre potranno richiedere il sostegno alla formazione e lavoro (Sfl) che prevede il pagamento di 350 euro per un massimo di 12 mesi per ogni singola persona che attivi un percorso verso l’occupazione.

Al fine di gestire al meglio questa complessa fase transitoria, il Ministero del Lavoro ha creato un portale con le Faq per rispondere ai dubbi dei cittadini. Ecco la guida completa con tutto quello che c'è da sapere.

Chi percepirà il Reddito di Cittadinanza nel 2023

Il Reddito di Cittadinanza non è stato tolto a tutte le famiglie.

Nel 2023 la durata del contributo sarà di 12 mesi per famiglie con minori, persone con disabilità o persone di età pari o superiore ai 60 anni. Si tratta dei nuclei considerati non occupabili.

Per i restanti nuclei la durata è di 12 mesi solo se risultano presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro. Per tutti gli altri la durata del Reddito è di 7 mesi e comunque non oltre il 31 dicembre 2023.

È previsto poi che chi perso l'assegno, possa riavere il beneficio se entro la fine di ottobre sarà preso in carico dai servizi sociali dei comuni. Otterrà così il Reddito di Cittadinanza fino a tutto il 2023.

A rientrare nel sussidio anche i nuclei con componenti in condizioni di svantaggio: persone con dipendenze, donne vittime di violenza, persone in carico ai servizi psichiatrici e i senza fissa dimora.

Cosa succede a chi ha perso il reddito

Le famiglie che hanno avuto il reddito di cittadinanza sospeso e che saranno prese in carico dai servizi sociali entro il 31 ottobre, quindi, riavranno l’assegno fino a dicembre con gli arretrati. Attualmente si stima che siano 88mila famiglie in questa categoria: si tratta di beneficiari “presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro”.

L’ipotesi della presa in carico, chiarisce poi l’Inps non riguarda invece "i nuclei familiari i cui componenti sono stati avviati ai Centri per l’impiego e per i quali non è risultato necessario il rinvio ai servizi sociali".

Per queste famiglie dal 1° settembre 2023, sarà possibile accedere solo al Supporto per la Formazione e per il Lavoro (Sfl).

Come funziona la presa in carico

I servizi sociali del Comune a cui ci si rivolge, entro sette mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023, comunicano all’Inps l’avvenuta presa in carico tramite piattaforma GePI.

Da qui vengono estratti i dati relativi ai nuclei familiari per i quali risulta finalizzata l’analisi preliminare e che non siano indirizzati ai Centri per l’impiego, in gergo tecnico famiglie con “esito diverso da A”.

Cos'è l'assegno di inclusione (ADI)

Dal 1° gennaio 2024 le famiglie al cui interno sono presenti persone disabili, minorenni, o con almeno sessant’anni d’età, saranno destinatari dell’Assegno di inclusione (ADI), nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale.

Tra i requisiti economici:

  • un valore Isee non superiore a 9.360 euro;
  • un valore della casa di abitazione non superiore a 150 mila euro e come determinato ai fini IMU un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 30mila euro

Si potrà richiedere in via telematica all’INPS secondo le seguenti modalità:

  • utilizzando le credenziali SPID o Carta Nazionale dei Servizi o Carta di Identità Elettronica tramite il sito www.inps.it ,
  • presso i Centri di Assistenza Fiscale (CAF)
  • presso gli Istituti di patronato.

Si ricorda che per richiedere l’ADi sono necessari almeno cinque anni di residenza in Italia, di cui gli ultimi due in maniera continuativa, per il richiedente.

Il contributo AdI decade per diverse cause quando un componente del nucleo familiare tenuto agli obblighi:

  • non accetta, senza giustificato motivo, una offerta di lavoro, relativamente ai componenti del nucleo attivabili al lavoro;
  • non rispetta le previsioni di comunicazione di variazioni ovvero effettua comunicazioni mendaci in modo da determinare un beneficio economico maggiore;
  • non presenta una DSU per l’Isee aggiornata in caso di variazione nel nucleo familiare;
  • viene trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro, senza aver provveduto alle prescritte comunicazioni

Non ha diritto all’Assegno di inclusione (AdI) il nucleo familiare in cui un componente, sottoposto agli obblighi, risulta disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni, fatte salve le dimissioni per giusta causa o la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

L’Assegno di inclusione prevede il cumulo totale con l’Assegno Unico, rendendo per alcune categorie di nuclei con minori il contributo più generoso rispetto al Reddito di Cittadinanza:

"Alle coppie con un figlio fino a 2 anni spettano 9.300 euro all’anno di Assegno contro i 9.600 del RdC: per i componenti adulti non cambia nulla, mentre per il minore l’assegno scende da 1.200 a 900 euro".

Requisiti per avere da settembre il Supporto alla formazione e al lavoro (SFL)

Per ottenere il contributo Sfl il nucleo familiare del richiedente deve essere in possesso di un reddito familiare inferiore ai 6mila euro annui moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza.

"Se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, la soglia di reddito familiare è fissata in euro 7.560 annui, moltiplicata secondo la medesima scala di equivalenza".

La misura Sfl consiste nel pagamento di 350 euro per un massimo di 12 mesi per ogni singola persona che avvia un percorso verso il lavoro ed è decaduta dal Reddito di Cittadinanza. Quindi può essere pagato anche a più di un componente per famiglia.

Per la messa a terra della misura dovrebbe essere varata una piattaforma specifica chiamata "Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa" (Siisl) . I beneficiari del servizio formazione lavoro inizieranno a utilizzare la piattaforma a partire dal 1° settembre 2023 ed a questi a partire dal 1° gennaio 2024 si aggiungeranno i beneficiari dell’assegno di inclusione (ADI).

Atteso, dopo un passaggio alla Conferenza Stato-Regioni, il decreto che definirà i criteri per i corsi di formazione che consentiranno ai cosiddetti occupabili di passare dal Reddito di Cittadinanza al Sostegno Formazione e Lavoro. È quanto emerso nella riunione che si è tenuta tra il ministero del Lavoro e i rappresentati delle regioni per fare il punto sull’attuazione.

Nell’incontro è stata assicurata l’operatività dal 1° settembre della piattaforma alla quale dovranno iscriversi gli "occupabili" e su cui indicare i progetti di formazione.

I governatori avevano segnalato di non essere stati "ancora informati sulle caratteristiche e la funzionalità della piattaforma Siisl, alla quale bisognerà iscriversi per poter usufruire dell’assegno di inclusione. Le Regioni, inoltre, suggeriscono di pensare ad una "modalità transitoria" nel caso in cui si dovesse riscontrare una "non funzionalità" della piattaforma.

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