ALTA TENSIONE

In Senato 111 a 67: Santanché si salva dalla sfiducia (se rinviata a giudizio potrebbe comunque dimettersi)

Quasi tre ore di discussione in Aula poi la votazione. La maggioranza si è schierata compatta con il suo ministro

In Senato 111 a 67: Santanché si salva dalla sfiducia (se rinviata a giudizio potrebbe comunque dimettersi)
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Il Senato ha detto "no" alla mozione di sfiducia contro il ministro del Turismo Daniela Santanché.

L'Aula ha rigettato la mozione con 111 voti contrari e 67 favorevoli, mentre nessuno si è astenuto

L'esito del voto è stato accolto da un applauso da parte della maggioranza.

La mozione contro la Santanché, che tensione

Alle 10 di oggi, mercoledì 26 luglio, ha preso il via, in Senato, la discussione sulla mozione di sfiducia avanzata dal Movimento 5 Stelle nei confronti del ministro del Turismo Daniela Santanchè.

Come ampiamente annunciato, la maggioranza si è schierata dovrebbe compatta contro l’iniziativa pentastellata, sostenuta invece da Pd e Alleanza Verdi e Sinistra.

Sempre all'opposizione, ma con un occhio (e forse di più) indirizzato alla maggioranza e Giorgia Meloni, Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi non hanno invece partecipato al voto.

Anche se, proprio al suo arrivo in Senato, Calenda ha caldeggiato ancora una volta le dimissioni del ministro.

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Daniela Santanchè

Gli interventi in Aula e la bagarre

C’è stata una “mancanza di risposte” e “opacità”, ha tuonato duramente Stefano Patuanelli del M5s, illustrando in aula la mozione di sfiducia presentata dal suo partito.

Il senatore pentastellato ha aggiunto:

“Mi auguro che il ministro esca pulito da questa indagine, ma le sue condotte non rispettano il dovere di svolgere con onore il ruolo di ministro e hanno una discrasia rispetto alle funzioni pubbliche che ciascuno di noi".

Si è sfiorata la bagarre quando sempre per il M5S, Ettore Licheri ha lanciato un vero e proprio siluro:

"Santanché deve un milione e duecentomila euro di tasse allo Stato e voi ridete, pagliacci".

L'intervento del ministro Santanché

Come sua facoltà il ministro del Turismo è intervenuto anche oggi in Aula. Lo ha fatto alle 10,41 al termine della discussione generale della mozione.

Anche oggi Santanché ha ribadito che in occasione dell'approdo in Parlamento della vicenda non le era stato notificato alcun avviso di garanzia:

"Mi è arrivato molti giorni dopo rispetto a quanto riportato dalla stampa".

La rappresentante del Governo ha aggiunto:

"Non intendo entrare nel merito in quanto ho già esposto i fatti con chiarezza e trasparenza. Ribadisco che il 5 luglio non ero stata raggiunta da informazione o avviso di garanzia da parte della procura di Milano".

E ancora:

"Il 5 luglio non ero stata raggiunta da informazione o avviso di garanzia da parte della Procura di Milano. Non solo ho detto la verità, ma chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Anche i giornali hanno scritto che nella mia residenza è arrivata il 17 luglio l’informazione di garanzia. Quindi in aula ho detto la verità".

Anche in questa occasione, Santanché ha definito "pseudogiornalismo" l'inchiesta della trasmissione tv di Rai Tre Report che ha portato a questa vicenda.

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Daniela Santanchè

Le dichiarazioni di voto

A portare sostegno a Santanché Michela Biancofiore di Civici d'Italia e Noi Moderati, annunciando il voto contrario dei senatori di Centro:

"Qualcuno cerca di sostituire il Senato alle aule giudiziarie e di tribunale. Certi esponenti delle opposizione hanno un atteggiamento giacobino. Quanto diceva Beccaria sembra cadere nel vuoto per chi siede su questi scranni e forse non dovrebbe starci".

Dura anche Licia Ronzulli di Forza Italia:

"C'è un uso smisurato dei condizionali da parte dell'opposizione su questa vicenda: significa che nemmeno chi ha presentato e chi sostiene questa mozione crede in quello dice. L'unico rischio invece è quello di sostituirci a giudici e tribunali. Ma chi siamo noi per farlo?. Tante persone sono state distrutte, ma oggi capita alla Santanché e se domani a un altro?".

A far da contraltare le accuse durissime ancora dal Movimento 5 Stelle con Alessandro Majorino:

"L'unico Ministero che si addice al ministro Santanché è quello della menzogna. E il conflitto di interesse con il Twiga e le concessioni balneari dove lo mettiamo?".

Netta la stroncatura del capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo:

"Se fossimo stati all’opposizione avremmo pure noi sfruttato l’inchiesta per cercare di mettere in difficoltà il ministro e il Governo, ma non avremmo fatto l’errore politico di presentare una mozione di sfiducia individuale. Non è tanto una questione di compattare la maggioranza, che è compatta: con una mossa sola avete rafforzato il ministro, rafforzato paradossalmente la premier Meloni e diviso l’opposizione. Un’operazione politica fantastica, direi quasi una mezza disfatta anche visto il pathos che ci avete messo oggi…".

Pur non partecipando al voto, Azione con il suo neo capogruppo Enrico Borghi ha invitato a una lettura significativa della vicenda:

"Giorgia Meloni ci deve dire fino a quando questa situazione è sostenibile all’interno di questa realtà governativa, è in capo al premier tutta la responsabilità politica e giuridica di questa situazione".

In chiusura la difesa del collega di partito, Luca Malan:

"In questa mozione la Costituzione è stata citata a sproposito. Ecco perché noi preferiamo guardare ai grandissimi risultati del turismo in Italia. Certo, non saranno tutti meriti del nostro ministro, ma qui siamo davanti a risultati eccezionali. Senza contare la disponibilità del ministro a venire a riferire in Aula. In passato, in circostanze analoghe, a parti invertite, non è stato così".

Cosa accadrà ora?

La partita Santanché al Senato è dunque al momento chiusa così.

In attesa di possibili epiloghi giudiziari, c'è chi dice che il Governo al momento ne esca rinfrancato da questa vicenda.

E' chiaro però che gli sviluppi giudiziari se dovessero concretizzarsi in un rinvio a giudizio riporterebbero di estrema attualità il caso Santanché e a quel punto verrebbe difficile non pensare alle sue dimissioni (chieste o volontarie).

Ma non è l'unico scenario che potrebbe portare novità.

Da più parti infatti sta prendendo piede l'ipotesi di un rimpasto di Governo balneare che interesserebbe non solo Santanché (il passo indietro potrebbe essere chiesto dal Colle a Giorgia Meloni nei confronti del suo ministro), ma anche il ministro alla Cultura Sangiuliano che sembra in pole position per la candidatura alla guida della Campania e addirittura il ministro della Giustizia Nordio.

Sembra invece essersi rinsaldata dopo i casi qualche mese fa la posizione del ministro all'Istruzione Valditara.

 

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