Morti i 5 passeggeri del Titan: "Improbabile recuperare i corpi"
Drammatico epilogo dopo giorni di ricerche serrate per i passeggeri a bordo del sommergibile che prometteva un tour fra le rovine del Titanic
"Crediamo che l'equipaggio del nostro sommergibile sia morto". E' quanto afferma la società statunitense OceanGate in una nota, confermando il decesso dei cinque passeggeri del Titan, il sommergibile disperso da domenica 18 giugno 2023. Recuperare i corpi dei cinque passeggeri che stavano viaggiando al bordo del sottomarino sembra una missione improbabile. Lo ha affermato nel corso di una conferenza stampa il comandante del primo distretto della Guardia Costiera statunitense John Mauger.
The U.S. Coast Guard says the debris discovered near the bow of the Titanic is that of the missing submersible.
"The debris is consistent with the catastrophic loss of the pressure chamber," he said, adding, "I offer my deepest condolences to the families." pic.twitter.com/GfH9fJDlcL
— CBS News (@CBSNews) June 22, 2023
Morti i 5 passeggeri del Titan
Un'esperienza "al limite", a 4km di profondità, aggirandosi intorno al relitto del Titanic, questa l'offerta della società OceanGate, rivolta a un'elite di avventurieri, considerando che il costo del biglietto era di 250mila dollari. Domenica scorsa, sul Titan - il sommergibile utilizzato per immergersi negli abissi e girare intorno ai resti del noto transatlantico - si sono imbarcate cinque persone. Stockton Rush, 61, amministratore delegato di OceanGate e Paul-Henry Nargeolet, 77, un ex sommozzatore della Marina francese soprannominato Mr. Titanic, l'uomo ha trascorso più tempo sul relitto di qualsiasi altro esploratore, e aveva partecipato alla prima spedizione che lo visitò nel 1987, appena due anni dopo il suo ritrovamento.
I tre passeggeri paganti erano l'avventuriero britannico, Hamish Harding, 58 anni, che aveva compiuto diverse imprese tra cui un viaggio nello spazio e numerose esplorazioni dell'Antartide;
Shahzada Dawood, 48 anni, e Suleman Dawood, 19 anni, padre e figlio, cittadini britannici di origine pachistana appartenenti a una delle famiglie più ricche del paese asiatico.
96 ore d'aria e una corsa contro il tempo. Man mano che il tempo passava, però, le speranze di ritrovare in vita i cinque passeggeri del Titan si affievolivano. Finché non è arrivata la certezza del drammatico epilogo: sono state recuperate alcune parti del sommergibile disperso fra i detriti trovati vicino al Titanic. Dalla Guardia Costiera Usa è poi arrivata la conferma ufficiale: "Questa mattina un ROV ha scoperto la coda del Titan e successivamente altri rottami". L'implosione è probabilmente avvenuta vicino al Titanic, dove era diretto il sommergibile. Il rottame della coda del Titan ritrovato "conferma una catastrofica perdita di pressione" a bordo del sommergibile, ha detto il contrammiraglio John Mauger del primo distretto della guardia costiera, "le nostre più sentite condoglianze vanno ai cari dell'equipaggio". Secondo i funzionari della Guardia costiera Usa è troppo presto per dire esattamente quando si sia verificata "la catastrofica implosione". L'unica consolazione per i parenti delle vittime è che i viaggiatori non avrebbero avuto modo di accorgersi di nulla.
Ipotesi implosione istantanea
L'ipotesi dell’implosione istantanea è caldeggiata anche da Guillermo Soehnlein, co-fondatore della società (che ha però lasciato anni fa) insieme al pilota scomparso del Titan, Stockton Rush.
"Quello che so è che indipendentemente dal sottomarino, quando si opera in profondità la pressione è così grande su qualsiasi sottomarino che se si verifica un guasto si verificherebbe un'implosione istantanea. Se è quello che è successo, sarebbe successo quattro giorni fa" ha detto Soehnlein in un'intervista alla Bbc.
I dubbi sulla sicurezza e la rabbia dei parenti
Rimangono dubbi sulle otto ore intercorse tra il momento in cui il Titan ha perso la comunicazione con la superficie e il momento in cui la sua nave di supporto canadese, il rompighiaccio Polar Prince, ne ha denunciato la scomparsa alla Guardia costiera degli Stati Uniti. Il ritardo deve ancora essere spiegato dalla società proprietaria del sommergibile, OceanGate Expeditions. Sean Leet, capo della società comproprietaria della nave di supporto del Titan, non ha discusso la cronologia, dicendo solo che "tutti i protocolli sono stati seguiti per la missione". Ma gli esperti che hanno familiarità con l'esplorazione di acque profonde affermano che quelle ore perse sollevano molti interrogativi.
OceanGate ha impiegato "troppo tempo" per lanciare l'allarme, dello stesso avviso la famiglia del miliardario Harding che ha denunciato al Telegraph la propria rabbia:
"Il ritardo di otto ore da parte della società prima di dare l'allarme per la sua scomparsa è stato troppo lungo", secondo Kathleen Cosnett, cugina di Harding.
Il sommergibile ha perso il contatto con la nave di superficie Polar Prince intorno alle 9:45 ora locale di domenica, ma la Guardia Costiera degli Stati Uniti non è stata informata della sua scomparsa fino alle 17:40.
A questo nodo, si aggiungono le polemiche sulla sicurezza del sommergibile, segnalate da più voci autorevoli. Parlando con l'emittente inglese, l'ex passeggero Arthur Loibl ha detto che durante la traversata, risalente al 2021, e sempre diretta verso il relitto del Titanic, "tutti erano nervosi". Loibl ha poi descritto le condizioni anguste dell'imbarcazione, lunga appena 6,5 metri, spiegando che all'interno "non ci sono sedili, non si può stare in piedi e non ci si può inginocchiare, si sta solo seduti per 10 ore e mezza". Con conseguenti dolori e difficoltà per chi si trova a bordo: "Non c'era niente di comodo". L'uomo ha infine aggiunto che il batiscafo era "molto, molto freddo" e, ai suoi occhi, "non sicuro".
La testimonianza sembrerebbe corroborare i dubbi sulla sicurezza del mezzo denunciati dal New York Times. L'industria delle imbarcazioni sommergibili, ha riportato il quotidiano americano, era così preoccupata per l'approccio "sperimentale" di Ocean Gate, che nel 2018 esperti scrissero una lettera in cui avvertivano di possibili conseguenze "catastrofiche" nello sviluppo del sommergibile e nella sua missione pianificata per visitare il relitto del Titanic.
Un ex direttore delle operazioni marittime, David Lochridge, sarebbe stato licenziato nel 2018 dopo aver "sollevato gravi problemi di sicurezza riguardanti il progetto Titan". In un documento legale Lochridge scriveva di essere preoccupato per "il controllo di qualità e la sicurezza del Titan, in particolare per il rifiuto di OceanGate di condurre test critici e non distruttivi del progetto dello scafo sperimentale". Lochridge sosteneva che il portello di osservazione all'estremità anteriore del sommergibile era stato costruito per sostenere una pressione certificata di 1.300 metri nonostante OceanGate prevedesse di portare i passeggeri a una profondità di 3.800 metri. "OceanGate ha rifiutato di pagare il produttore per costruire un portello certificato per resistere alla profondità richiesta di 4.000 metri", si legge nel documento.