tutti i punti

Via libera alla Riforma della Giustizia nel segno di Berlusconi. L'Anm: "Ingiustificabile cancellare il reato di abuso d'ufficio"

Dall'inappellabilità del pubblico ministero alla sparizione dell'abuso d'ufficio. I dettagli e le perplessità dei magistrati

Via libera alla Riforma della Giustizia nel segno di Berlusconi. L'Anm: "Ingiustificabile cancellare il reato di abuso d'ufficio"
Pubblicato:
Aggiornato:

Verso una direzione più “garantista e liberale”, parole spesso utilizzate da Silvio Berlusconi che – ironia della sorte – non vedrà la riforma della Giustizia a lui dedicata. Il disegno di legge firmato da Carlo Nordio, che presenta diverse novità fra cui l'inappellabilità del pubblico ministero, è stato approvato all'unanimità dal CdM nella giornata del 15 giugno 2023.


Un sostanziale pacchetto di interventi, molti dei quali vennero considerati indispensabili anche dal Cavaliere, per l'occasione ricordato dal ministro Nordio: "ci dispiace che il Cavaliere non sia qui a vedere cosa è stato fatto". In virtù di ciò potrebbe addirittura venire battezzata "Riforma Berlusconi".

E ancora:

"È’ il primo di tanti passi per una giustizia giusta che prevede anche un intervento di modifica della Costituzione, lo faremo secondo me entro la prima metà della legislatura. Ci auguriamo che le Camere valutino con obiettività e l’opposizione alla riforma sua razionale e non emotiva".

L'intervento di Meloni

"Ho lungamente parlato con il ministro Nordio nei giorni scorsi, che è impegnato su una riforma molto seria e ampia della giustizia che possa garantire tempi certi e massimo delle garanzie per chi è sotto processo e sotto indagine, ma anche il massimo delle garanzie che quando vieni condannato sconti la pena. Ho detto a Nordio, e lui è d'accordo, che noi vogliamo che la giustizia e lo stato di diritto siano presenti. Devono essere garantiti in particolare sui reati più percepiti, come spaccio di droga, furti in appartamento, rapine, troppo spesso non perseguiti negli anni passati", ha commentato la premier Meloni.

E con quel "Ti renderemo orgoglioso", rivolto idealmente a Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni conferma la volontà di concludere con un disegno di legge i temi perseguiti dal leader di FI in merito alla giustizia. Nodo spinoso, nella vita del politico e imprenditore, che si è spesso definito una "vittima dei magistrati" in virtù dei numerosi processi che hanno segnato la sua carriera.

Riforma della Giustizia: tutti i punti

La principale novità dell'ultima ora inserita nel disegno di legge della riforma della Giustizia riguarda l’inappellabilità del pubblico ministero. Operazione “nel segno di Silvio” che fa rivivere la legge Pecorella, tra le più contestate fra quelle introdotte dai governi a guida Berlusconi e giudicata, successivamente, incostituzionale. La misura che il ministro della Giustizia intende applicare punta ad aggirare i rilievi che la Corte Costituzionale mosse alla legge Pecorella dichiarandone l'illegittimità stabilendo invece un'applicazione meno generalizzata e quindi circoscritta alle assoluzioni, che diventeranno non più impugnabili, per reati di limitata gravità. Nella pratica: si prevede che il pm non potrà più presentare appello contro le sentenze di assoluzione relative a reati di contenuta gravità. Rimane la facoltà invece per i reati più gravi. Resteranno dunque appellabili da parte del pubblico ministero le decisioni di assoluzione per i reati più gravi, compresi tutti quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale, tra i quali sono ricompresi i reati cosiddetti da codice rosso

Inoltre sparirà il reato di abuso d'ufficio.  Verrà dunque cassato L'articolo 323 del codice penale che punisce gli amministratori locali, anche in considerazione del fatto che il 95% dei casi porta ad assoluzione o archiviazione. Il governo ritiene che questa sia la chiave per cancellare la "paura della firma" più volte denunciata dagli amministratori locali. Da parte loro però, i comuni, sottolineano di non aver mai chiesto la cancellazione della norma, ma una sua riformulazione. Contro questa ipotesi di cancellare il reato, si sono dichiarati scettici anche i magistrati.

Nessun limite alla possibilità di compiere intercettazioni. Ma stretta sulla possibilità di pubblicarle.  Sarà vietato infatti diffonderle a mezzo stampa se non sono contenute in uno dei provvedimenti dei giudici, che insieme ai pm dovranno stralciare dai brogliacci e dai loro provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini.

Riguardo al mandato di custodia cautelare la decisione finale non spetterà più solo al gip, ma a 3 giudici. Per le misure cautelari personali (carcere preventivo e arresti domiciliari in primo luogo) dove viene anticipato il contraddittorio, con l'intervento quindi della difesa, in tutti i casi nei quali è superfluo per le forze investigative che l'intervento sia “a sorpresa”. Aumentati poi i casi di nullità della misura cautelare, prevedendola quando, per esempio, non sono stati presi in considerazione espressamente gli elementi esposti dall'indagato nel corso dell'interrogatorio. Per la sola ordinanza di custodia cautelare in carcere, la misura più grave, è poi stabilita la necessità di decisione collegiale, accompagnando la novità con l'aumento di organico della magistratura (250 toghe in più).

Per l’avviso di garanzia la riforma esclude il ricorso alla polizia giudiziaria quando non necessario, evitando così forme di inutile pubblicità e ne irrobustisce i contenuti con una sommaria descrizione del fatto contestato, in maniera tale da rendere possibile un abbozzo di difesa sin da questa primissima comunicazione alla persona indagata.

Sul reato di traffico di influenze, il governo intende mettere una definizione più puntuale dei comportamenti illeciti, limitandolo a condotte particolarmente gravi e innalzando la pena da un anno ad un anno e 6 mesi.

Nodo dove, invece, manca ancora un accordo è quello relativo alla separazione delle carriere e la riforma del CSM. Ma l'intenzione è andare avanti e provarci.

Anm: "Non va nella direzione giusta"

Le reazione non sono tardate: a denunciare le "criticità più importanti" è stato Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm, l'Associazione Nazionale Magistrati che ha sintetizzato: “Non va nella direzione giusta e non ha ambizioni sistematiche”.

Santalucia punta il dito contro "l'eliminazione dell'abuso d'ufficio, il giudice collegiale per la custodia cautelare in carcere e la limitazione dei poteri di appello del pm contro le sentenza di proscioglimento". Mentre la "limitazione alla pubblicazione di alcune conversazioni crea un'ulteriore tensione tra diritto dell'informazione e diritto dell'imputato".

In particolare "l'eliminazione dell'abuso d'ufficio crea un vuoto di tutela che non riesco spiegarmi", sottolinea il presidente dell'Anm.

"Che poi i processi siano pochi non vuol dire che i reati non ci siano - osserva ancora Santalucia -. Sul Giudice collegiale vedo un'insostenibilità organizzativa soprattutto negli uffici di piccole dimensioni, nonostante l'aumento dell'organico, se e quando ci sarà in termini di forze reali in campo. Vedo poi una limitazione unilaterale del potere della parte pubblica non bilanciata, come la Corte Costituzionale ha detto sia necessario, da una concorrente limitazione del potere di impugnazione delle parte private. L'alterazione dell'equilibrio è significativa per tutte le sentenze di proscioglimento di alcuni reati".

Seguici sui nostri canali