Si alza il polverone

No di Regione Lazio al patrocinio del Pride di Roma. A Milano non ci saranno consiglieri regionali

La Giunta regionale del Lazio si fa da parte dopo le parole di Colamarino, portavoce del Pride romano, riguardo al tema della maternità surrogata. A Milano 43 voti negativi del centrodestra

No di Regione Lazio al patrocinio del Pride di Roma. A Milano non ci saranno consiglieri regionali
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Dallo scorso 27 maggio 2023, in alcune città italiane, hanno avuto inizio le parate del Pride 2023, le manifestazioni annuali per l'orgoglio della comunità Lgbt+. I primi appuntamenti sono stati ad Alessandria, Novara, Piacenza, Trento Dolomiti, Padova e Pavia. Nelle prossime settimane, tuttavia, stando al programma ufficiale, sono attesi gli eventi più partecipati, ovvero quelli nei più grandi capoluoghi regionali. In queste ultime ore, tuttavia, sui Pride di Roma e Milano si è alzato in gran polverone. La situazione più delicata riguarda la Capitale dove la Regione Lazio ha revocato il suo patrocinio a seguito delle parole di Mario Colamarino, portavoce del Pride romano, sulla maternità surrogata. Nel capoluogo meneghino, invece, Palazzo Lombardia ha detto no alla partecipazione di un consigliere regionale all'evento del 24 giugno.

Regione Lazio revoca il patrocinio al Pride di Roma

Il prossimo sabato, 10 giugno 2023, per le strade di Roma andrà in scena la parata del Pride. A partire dalle 15, il corteo a sostegno dei diritti della comunità Lgbtq+ partirà da piazza della Repubblica proseguendo fino a piazza Venezia e al Foro Romano, passando attraverso piazza dei Cinquecento, via Cavour, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana, via Alessandro Manzoni, piazza del Colosseo fino a raggiungere piazza della Madonna di Loreto.

Oltre alla grande sfilata per le vie della Capitale, dalle 20, invece, presso l'Ippodromo delle Capannelle, si terrà il Rock Me Pride, show serale per il quale sarà prevista la presenza di oltre cinquanta personaggi del mondo dello spettacolo (tra cui Paola e Chiara, madrine dell'evento).

Sul Pride di Roma, tuttavia, proprio in questi giorni di vigilia, nelle ultime ore si è alzato un gran polverone.


Il motivo ha riguardato il fatto che Regione Lazio ha voluto revocare il suo patrocinio, dopo le recenti affermazioni degli organizzatori sulla maternità surrogata, comunicandolo in una nota ufficiale:

"La decisione si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell'evento intitolato 'Queeresistenza', consultabile pubblicamente sul sito della kermesse. Tali affermazioni - si legge ancora nella nota - violano le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede da parte di Regione Lazio".

Nel dettaglio, secondo la giunta regionale di centrodestra "il testo viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l'imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall'ordinamento italiano".

"La firma istituzionale della Regione Lazio non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto. E ciò anche alla luce di quanto dichiarato da Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride.

Si esprime altresì rammarico per il fatto che il patrocinio, concesso in buona fede da Regione Lazio, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un'occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia, fortemente voluto e sentito da questa Amministrazione, per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione".

La nota della Regione Lazio si conclude ribadendo "il proprio impegno sui diritti civili, come dimostra, del resto, l'operato pluriennale del Presidente Francesco Rocca su temi fondamentali che però nulla hanno a che vedere con la maternità surrogata".

Le ragioni del no al patrocinio del Pride di Roma, quindi, sono tutte da riferire sia alla forte contestazione di Pro Vita e Famiglia onlus, sia alle parole rilasciate dal portavoce Mario Colamarino in merito alla maternità surrogata (tema sul quale abbiamo riassunto numeri, leggi e casistiche nel mondo in un articolo specifico).

"Siamo soddisfatti che la Regione abbia deciso di continuare a sostenere la nostra manifestazione e le nostre rivendicazioni e apprezziamo che abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici - aveva dichiarato Colamarino - Apprezziamo il fatto che la Regione si sia sottratta alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze da quanti in Parlamento vorrebbero rendere la nascita dei nostri figli e delle nostre figlie reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all'estero".

Dopo la revoca del patrocinio regionale (cosa che invece il Comune di Roma non ha fatto in quanto il sindaco Gualtieri che sarà presente all'evento), Colamarino ha espresso tutta la sua amarezza:

"La revoca è una vergogna, Pro vita ordina e la politica esegue. Vogliamo rassicurare Rocca che, visto che la Regione è delle cittadine e dei cittadini, quindi anche nostra e non di un manipolo di talebani cattolici, non toglieremo il logo della Regione Lazio dal nostro sito. Il governatore può tranquillamente rivolgersi a Pro Vita, che viste le affinità sicuramente potrà consigliargli qualche hacker russo, ungherese o polacco per farlo rimuovere".

L'associazione Pro Vita, invece, accoglie la scelta della Giunta regionale su Twitter:

"Accogliamo con favore il ritiro del patrocinio della Regione Lazio al gay Pride dopo la denuncia di Pro Vita & Famiglia. Supportare i Pride significa infatti dare man forte a chi vuole legalizzare l’utero in affitto, il matrimonio egualitario, le adozioni per coppie dello stesso sesso, le trascrizioni anagrafiche per i 'figli' delle coppie gay, ma anche legittimare l’identità di genere, il self-id, i progetti gender nelle scuole di ogni ordine e grado, e 'la carriera alias in tutti gli istituti di istruzione'".

Al Pride di Milano non ci saranno consiglieri regionali

A poche ore di distanza dalla revoca del patrocinio di Regione Lazio al Pride di Roma, anche per l'evento di Milano, previsto per il prossimo 24 giugno, Palazzo Lombardia ha fatto sapere che nessuno dei suoi consiglieri parteciperà alla parata.

Dopo che lo scorso anno, grazie a una mozione del Movimento Cinque stelle, per la prima volta nella storia del Pride la fascia "verde" della Lombardia aveva sfilato al corteo annuale in difesa dei diritti Lgbtq+, stavolta il centrodestra compatto si è messo di traverso con 43 no di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. A favore della mozione presentata dal leader dei Sentinelli Luca Paladini e la dem Paola Bocci tutte le forze dell'opposizione di centrosinistra con i 23 voti di Pd, Cinque stelle, Terzo polo e Patto civico.

Luca Paladini si sfoga sui social:

"E' stato un dibattito umiliante. Se avessi investito cinque euro per ogni frase fatta e stereotipi usati durante la discussione, in questo momento sarei ricco. Blasfemi, carnevalata, manifestazione divisiva. La saga del 'io non sono omofobo, ma'. Ho chiesto scusa a tutte le persone discriminate in base al proprio orientamento sessuale e di identità di genere. Chiedo scusa a nome di una maggiorana che ha trasformato un'aula istituzionale in un bar dello sport. Ignorante e triviale".

Severo anche il commento di Paola Bocci del Pd:

"La destra alla fine fa la destra, anche se racconta a parole una storia diversa. La storia di questa Regione è una storia di disinteresse e di insofferenza rispetto ai diritti della comunità lgbtqia+, di misure negate e di rivendicazione continua di una idea di società che divide e discrimina. Negare il sostegno perché si interpreta il Pride come semplice ostentazione, può essere un alibi pericoloso".

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