troppe stranezze

Tutti i misteri della barca delle spie travolta dalla tromba d'aria sul Lago Maggiore

Tre delle quattro vittime e diciotto dei diciannove superstiti non erano semplici gitanti, ma agenti di intelligence

Tutti i misteri della barca delle spie travolta dalla tromba d'aria sul Lago Maggiore
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Il dramma della house boat capovoltasi durante una tempesta sul lago Maggiore, nella giornata di domenica 28 maggio 2023, che ha portato alla morte 4 persone si tinge di giallo ed ha tutti i contorni della spy story.

Dramma sul lago Maggiore: una spy story

Quando i soccorritori hanno iniziato a raccogliere i documenti e i tesserini restituiti dalle acque, che fornivano l’identità (e l’occupazione) di vittime e superstiti è stato chiaro che non si trattasse di una gita della domenica finita in tragedia. Tre delle quattro vittime e diciotto dei diciannove superstiti non erano semplici gitanti, ma agenti di intelligence: in servizio o in congedo.

Sommozzatori in azione

Claudio Alonzi, 62enne, e Tiziana Barnobi, 53enne, lavoravano per l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE).

Entrambi hanno perso la vita nel naufragio. Secondo le prime ricostruzioni la donna, vedendo le condizioni meteo avverse, è stata colta dal panico: si era rifugiata in cabina e il proprietario e skipper della "Good... uria", Claudio Carminati, aveva mandato a farle compagnia la moglie Anya Bozhkova, 50enne russa. Anche lei ha trovato la morte rimanendo intrappolata sott’acqua. La quarta vittima è il 54enne Shimoni Erez, agente in pensione dei servizi israeliani, nonché il primo a cadere in acqua.

Le autopsie sveleranno la causa dei decessi: possibile l’annegamento ma non è escluso che una o più vittime siano rimaste incastrate nello scafo che affondava, inabissandosi a sedici metri di profondità.

I superstiti, dopo aver nuotato per qualche decina di metri sono stati salvati da altri natanti, motoscafi, perfino moto d'acqua.

Tutti i punti oscuri

Queste le prime ricostruzioni, ma i punti oscuri sono tanti, così come le domande senza risposta.

Ascoltati nella notte dai magistrati e dai carabinieri del Comando provinciale di Varese, sono tutti spariti in fretta: gli israeliani, già il mattino successivo, erano su un volo militare verso Tel Aviv. Gli italiani sono stati evacuati in tutta fretta dai pronto soccorso e dagli hotel tra Sesto Calende e la Malpensa, dove non risulta traccia del loro pernottamento. Acquisiti anche con estrema attenzione i rapporti di servizio delle ambulanze intervenute, a voler forse impedire eventuali fughe di nomi e notizie.

Poi c’è il ruolo di Carminati, proprietario e skipper, che domenica era alla guida della barca e sembra sia una conoscenza del circuito dei Servizi. Una delle versioni, non ufficiali, sarebbe la seguente: non era in programma nessuna gita sul lago, poi il cambio di programma dopo incontri in Lombardia per lo scambio di informazioni e di documenti, gli israeliani avevano perso l’aereo del ritorno decidendo così di prolungare la sosta. Sfruttando l’amicizia con Carminati, qualcuno avrebbe proposto il viaggio sulle acque.

Le indagini della Procura

Gli errori che stanno emergendo, sotto l’esame della Procura di Busto Arsizio retta da Carlo Nocerino – indagano i carabinieri del Comando provinciale di Varese del colonnello Gianluca Piasentin – potrebbero innescare pesanti conseguenze giudiziarie, per lo skipper in primis.

Nel presentare la sua attività ai turisti, sui siti specializzati di affitto di barche Carminati concludeva così: “Noi navighiamo anche in caso di pioggia”. Non viene confermata, ma nemmeno esclusa, l’esecuzione di modifiche allo scafo per recuperare spazio aggiuntivo per i passeggeri, specie nella parte superiore dell’imbarcazione. Se siano stati cambiamenti regolari o meno, e che potrebbero aver perfino ampliato l’impatto della tempesta, lo stabiliranno sempre i magistrati.

E’ certo che i passeggeri fossero 21 (due avevano rinunciato all'ultimo) invece dei 15 previsti dalla massima capienza. Inoltre si dovrà stabilire perché l’allerta meteo, che annunciava deterioramento delle condizioni con la possibilità che si verificassero anche eventi critici, è stata ignorata. 

Il racconto del primo soccorritore

"L'ultima cosa che mi sarei aspettato, era gente, erano persone che urlavano come bambini, gridavano aiuto e lì, presi dal panico, siamo rimasti lucidi e abbiamo cercato di fare tutto quello che potevamo fare."

Il racconto di Samuel, tatuatore di 33 anni originario di Parabiago, fra i primi a prestare soccorso.

"I primi quattro che abbiamo tirato a bordo erano quelli messe peggio. Soprattutto una che non me la scorderò mai e l'ho vista proprio quasi sott'acqua. Era 20-10-20 centimetri sott'acqua a pancia in su, l'abbiamo tirato su di peso. Appena l'abbiamo appoggiato sulla barca, ha incominciato a vomitare acqua. C'erano certe persone veramente al collasso, ancora cinque minuti e non ci sarebbe stato molto perché si stavano lasciando andare. Erano su dei pezzi di legno che non potevano tenerli a galla. Abbiamo tirato su persone bianche, cadaveriche che mancava poco. Poi gli occhi è una cosa che non dimenticherò, perché piangevano tutti.

Testimonianze che saranno importanti per l'esito dell'inchiesta, così come il recupero del relitto cui i vigili del fuoco hanno lavorato senza sosta.

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