Genitori No vax negano tampone al figlio di 4 anni in fin di vita: indagati per tentato omicidio
Al bimbo è stata diagnosticata una forma fulminante di tumore e servivano cure istantanee, ma i genitori non volevano fargli il test Covid
Arrivare per le proprie convinzioni a mettere a repentaglio ciò che di più caro si ha, la vita di proprio figlio. Pensate sia impossibile? No, purtroppo non è così. Un caso emblematico è avvenuto sabato 27 maggio 2023 a Milano dove due genitori No vax hanno negato un tampone al figlio di 4 anni in pericolo di vita. E per sbloccare la situazione è intervenuto un pm, che ha autorizzato il prelievo. Mamma e papà sono ora indagati per tentato omicidio.
Il figlio di 4 anni è in fin di vita, ma loro negano il tampone
La vicenda mette i brividi. Il piccolo, 4 anni e mezzo, sta molto male e i genitori lo portano in Pronto soccorso a Milano. Qui la diagnosi è terribile: una forma aggressiva di tumore ha colpito il bambino e la sola speranza è iniziare immediatamente delle cure. Una terapia speciale che viene praticata soltanto in un altro ospedale della zona, fuori dal capoluogo.
Di fronte a una diagnosi del genere non ci sarebbe genitore non disposto a fare tutto e il contrario di tutto per salvare il proprio figlio. E invece quello che accade dopo è incredibile. Dato che nella struttura dove bisognerebbe trasferire il piccolo ci sono molti bambini e pazienti con difese immunitarie basse o quasi inesistenti, viene richiesto per i ricoveri un tampone Covid. A quel punto succede l'inaspettato: i genitori negano l'autorizzazione.
L'intervento del pm
A quel punto i medici, increduli per quello che sta accadendo, decidono di ricorrere al pubblico ministero di turno. Il tempo corre ed è necessario prendere una decisione in fretta. E così il pm di turno Nicola Rossato decide di "forzare" la situazione. Non c'è tempo infatti per chiedere un intervento del Tribunale dei minorenni e neppure per attivare gli articoli 3 e 5 della legge del 2017 sulle "disposizioni anticipate di trattamento", che in caso di disaccordo tra il medico e il legale rappresentante del minore stabiliscono che "la decisione è rimessa al giudice tutelare su ricorso del medico o del pm".
E così decide di ricorrere all'articolo 359-bis del Codice di procedura penale, che ammette che il pm possa ordinare l’esecuzione di un prelievo "nei casi di urgenza quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave o irreparabile pregiudizio alle indagini".
E così la Procura apre un fascicolo d'indagine sui genitori: l'ipotesi di reato è tentato omicidio.
Il bambino dunque, una volta comunicata la decisione del pm è stato sottoposto a tampone e trasportato nel secondo ospedale per iniziare le cure.