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Dove curarsi in Italia: la classifica dei migliori (e dei peggiori) ospedali

Sulla base di cinque parametri: l’accessibilità; la governance dei processi organizzativi; la sostenibilità economico-patrimoniale; il personale; gli investimenti

Dove curarsi in Italia: la classifica dei migliori (e dei peggiori) ospedali
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Stabilire quali siano gli ospedali migliori in Italia (e quali i peggiori) non è impresa facile. A fornire una possibile risposta stata l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che fa capo al Ministero della Salute - che ha valutato le performance di 53 ospedali pubblici comparabili, di cui 30 universitari - sulla base di cinque parametri: l’accessibilità; la governance dei processi organizzativi; la sostenibilità economico-patrimoniale; il personale; gli investimenti.

I parametri

Quali sono i migliori ospedali italiani?

Mercoledì 24 maggio 2023 si è tenuto il convegno di presentazione del Modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale nelle Aziende Ospedaliere, a Roma. Lo scopo era quello di fornire un utile approfondimento rispetto alla capacità del management sanitario di conseguire gli obiettivi assistenziali – esiti e accessibilità - coerentemente con le risorse disponibili – finanziarie, professionali e tecnologiche -, attraverso il governo dei processi e l’adozione di adeguati modelli organizzativi.

Sono state individuate le cinque aree di performance e su questa base valutate 53 Aziende Ospedaliere in due tipologie: Aziende Ospedaliere Universitarie (30) e Aziende Ospedaliere (23). Inoltre, per entrambe le categorie, è stata prevista una differenziazione secondo il numero di posti letto disponibili, ovvero maggiore/minore di 700 posti letto. L’analisi riguarda il triennio 2019, 2020 e 2021.

Solo in nove centrano il risultato

In base a questi parametri, a raggiungere livelli di performance alti su 53 strutture pubbliche esaminate sono solo 9. Tra gli ospedali universitari spiccano Pisana, Careggi (a Firenze), Senese, Padova, Integrata Verona e Policlinico Sant’Orsola (a Bologna). Tra i nosocomi non universitari invece ci sono il Santa Croce e Carle (a Cuneo), Riuniti Marche Nord e Ordine Mauriziano (a Torino).

I 12 ospedali con le performance più basse

Sono, invece, 12 gli ospedali tra universitari e non che registrano un livello basso di performance: si tratta di quelli di Cosenza, San Pio (Benevento), Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo), Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli (Palermo), Cannizzaro (Catania), San Giovanni Addolorata (Roma), San Camillo Forlanini (Roma) Luigi Vanvitelli (Napoli), San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona (Salerno), Mater Domini (Catanzaro) e Policlinico Umberto I (Roma).

32 strutture "nel mezzo"

Nel mezzo troviamo 32 strutture che raggiungono prestazioni medie. Questi ospedali sono dislocati in diverse Regioni, dalla Lombardia alla Campania, dall’Emilia-Romagna. 

Nel dettaglio, Milena Gabanelli, nel suo Dataroom ha poi analizzato il dettaglio di alcune specifiche circostanze. Per quanto riguarda i tempi d’attesa di interventi per tumori, nella top 3 a livello di performance si classificano il Senese, Padova e Pisana. Mentre i peggiori tre risultano essere il Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), il San Luigi Gonzaga (Torino) e il Santi Antonio e Biagio e Cesare e Arrigo (Alessandria).

Chia ha i macchinari più o meno obsoleti? Dall’approfondimento di Gabanelli risulta che i migliori ospedali in termini di apparecchiature sono il Cardarelli (Napoli), il Monaldi Dei Colli (Napoli) e il San Martino (Genova). I peggiori, invece, sono l’ospedale di Cagliari, il Mater Domini (Catanzaro) e il Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo)

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